19 agosto 2007

Un’analisi interessante sull’attuazione del governo Lula

Nei giorni scorsi ho avuto un interessante scambio di e-mail con l’amico scrittore Julio Monteiro Martins (per chi non sapesse chi è, basta un clic sul link di Sagarana, qui a destra) il quale, stimolato dalla lettura della biografia di Lula che ho tradotto qualche anno fa, mi ha sottoposto il suo pensiero rispetto a questi anni di governo del PT. Ci siamo scritti in portoghese e quindi non posso riportare pari pari quello che mi ha scritto, ma proverò a tradurrne qualche brano significativo.

È chiaro - scrive Julio - che Lula ha sempre ragionato a partire dalla dialettica “ricco / povero”, valida nel Nordest degli anni ’50 della sua infanzia, valida nella cintura industriale di San Paolo degli anni ’70, ma non valida nel resto del Brasile, dove esiste un’importante classe media.

Credo che il governo Lula, alla fine dei conti, avrà fatto bene al Brasile - scrive ancora Julio. Ma la classe media brasiliana, che rappresenta una ricchezza, un patrimonio che ha impiegato quasi un secolo a formarsi e da cui provengono, ad esempio, gli artisti, gli intellettuali, i funzionari pubblici onesti (ci sono, pochi ma ci sono!), insomma la vera massa critica della società (Gramsci direbbe, a ragione, che l’intellettuale è l’eroe della classe media) è stata e continua ad essere distrutta. Impietosamente, e ormai da un quarto di secolo!

I più poveri vengono contemplati da programmi sociali, come ad esempio il “Fome Zero” e altri, e cominciano poco a poco a essere inclusi, ad acquisire cittadinanza; i ricchi e le banche prosperano come non mai; ma la classe media è stata completamente abbandonata. Un parcheggiatore del centro di Rio guadagna più di un pediatra al servizio dei piani assicurativo-sanitari privati o di un giornalista culturale.

Lula porta in sé una specie di rancore ormai antiquato: vede la classe media come una classe-parassita, aliena al processo produttivo espresso dal binomio padrone-operaio. È una visione sorpassata, legata al mondo industriale del XX secolo ma non al mondo del Terzo Settore informatizzato e globalizzato del XXI secolo. Senza un vero e proprio impulso al terziario rappresentato dalla classe media, il paese è destinato a rimanere ancorato a un modello arcaico di società e a strutture sociali sclerotizzate. Lula questo non riesce a vederlo. La sua ossessione è proteggere il capitale e promuovere quelli che si trovano al di sotto della linea della povertà assoluta. Lodevole, senza dubbio: ma insufficiente.

In verità, tutte le grandi nazioni capitaliste (e la scelta di Lula è sempre stata nitidamente capitalista: ben intenzionata e moderna, inclusivista, ma capitalista) si sono sempre appoggiate e continuano ad appoggiarsi alla classe media per essere ciò che sono. È il patrimonio umano dei paesi europei, degli USA, della prospera Argentina degli anni '30 e del Brasile di Juscelino Kubitschek, della classe media che leggeva “O Cruzeiro” e “Fatos&Fatos”, delle future maestrine delle Scuole Magistrali. E che ha fornito la base intellettuale e creativa per il miglior progetto di Brasile che sia mai stato abbozzato.

Persino la Música Popular Brasileira, la Bossa Nova (“samba d’appartamento”, la chiamavano all’inizio, e non è un caso) è frutto non dei sambisti della Mangueira, ma della classe media brasiliana; Tom Jobim, João Gilberto, ma anche Noel Rosa, Chico Buarque, Caetano, Gil, Milton ecc. sono tutti figli di famiglie medio-borghesi... per non parlare della letteratura, del cinema!

Vedi - scrive ancora Julio -, nessuno lo dice, ma io lo so perché l’ho visto di persona (o magari vissuto, caro Julio... nota mia). La maggior parte dei brasiliani che hanno dovuto lasciare il Brasile, emigrare all’estero e non tornare più – non perché aspiravano a diventare ricchi ma perché volevano vivere con maggior dignità – non sono né lavoratori-operai né imprenditori-investitori, bensì persone formate nella cultura della classe media. Gente che ha capito che nel Brasile di Itamar Franco, di Fernando Henrique Cardoso o anche di Lula non avrebbe mai potuto coltivare la speranza di una vita decente; e si calcola che siano stati almeno 3 milioni i brasiliani che, negli ultimi anni, sono diventati orfani di un sistema il cui obiettivo è, attualmente, quello di realizzare “un grande accordo nazionale” fra gli estremi della società.

Lo stesso mega-programma per il bioetanolo progettato da Lula, e che sarà eseguito in assoluta sintonia col governo Bush, offrirà da un lato lavoro alla manodopera rurale analfabeta, dall’altro molta ricchezza agli imprenditori del biocombustibile. Ma il “ceto medio” in formazione, abbandonato a se stesso, continuerà ad atrofizzarsi, a essere obbligato a emigrare, schiacciato e appiattito verso il basso (e di questi, solo pochisismi furbetti riusciranno a riciclarsi e a trasformarsi in “alpinisti sociali”, percorrendo il cammino inverso nella direzione della classe più abbiente).

Bene, questa è la sintesi di quanto ho osservato del governo Lula e del Brasile di questi ultimi anni.


1 commento:

TopolinoRosso ha detto...

Carissima,
nonostante la mia ignoranza sull'America del sud e sulla sua storia, ho letto il tuo post. Ciò che mi è piaciuto di più è stato scoprire notizie su Julio Monteiro Martin. Sficcanasando nel link che mi hai indicato, ho letto "L'ultima pelle, prologo del romanzo"!
Veramente notevole il paragone tra natura e ciclo di vita dell'uomo, per la definizione della nostra identità sempre in mutamento. Oggi queste parole (che mi sono stampata, per rileggerle con calma e rifletterci su) le prendo per trasferirle alla mia condizione attuale, forse sto facendo la muta anche io come il serpente, o sto indossando il piumaggio nuovo come gli uccelli. Ma in questa "metamorfosi" ciclica, certo i cambiamenti non si producono senza fatica. Ma che bello!!! questo determina una meta da raggiungere, e poi, un'altra ancora, e un'altra ancora. Non una corsa infinita, frustrante, verso mete che non sono mai definitive.
E' come avere tra le mani la pellicola di un film, (quello della nostra vita) e ogni fotogramma, una piccola muta.
un saluto e a risentirci!