28 gennaio 2010

Nipoti del cuore


Questo è il tema che Isaac, 10 anni, ha scritto per me un paio di settimane fa mentre ero ospite a casa sua, a Recife.

A minha amiga Sandra é italiana mas fala bem o português, se bem que "engancha" em algumas palavras. Ela é muito amiga do meu pai, acho que é porque ela é legal, divertida e alegre.
Sandra é brincalhona e eu gosto muito dela. Dessa vez, quando ela veio aqui, me trouxe um boné da Itália, da Ferrari original, igualzinho ao de Felipe Massa.
Acho que Sandra entende muito sobre computação e até ajudou o meu pai a instalar a impressora e criou uma conta so skype para o meu Pai (é um programa de telefonia pela internet)..
Bom, Sandra está passando alguns dias aqui e eu não sei quando ela vai, mas espero que demore bem muito para a gente se divertir ainda mais.
Isaac de A. C., 13 de janeiro de 2010


"La mia amica Sandra è italiana ma parla bene il portoghese, malgrado si "inceppi" in qualche parola. È molto amica di mio padre, penso che sia perché è in gamba, divertente e allegra.
Sandra è giocherellona e mi piace molto. Questa volta, quando è arrivata qui, mi ha portato dall'Italia un cappellino originale della Ferrari, uguale a quello di Felipe Massa.
Penso che Sandra se ne intenda di computer, ha persino aiutato mio padre a installare la stampante e ha creato un account su skype per lui (è un programma di telefonia via internet).
Bene, Sandra sta passando qui qualche giorno e non so quando se ne va, ma spero che si fermi molto per poterci divertire ancora di più."

Non no nipoti di sangue, ma ho parecchi "nipoti del cuore". Qualche giorno fa ne ho persa una, italiana e carissima. Parlare di Isaac è un modo indiretto per ricordare anche Lucia che non c'è più...


21 gennaio 2010

Uma tarde em Lisboa

Ed eccomi di nuovo al freddo di Bologna dopo un bellissimo viaggio di ritorno con tappa forzata a Lisbona, la "madre" di ogni metropoli brasiliana.
Non era la prima volta che, per motivi di coincidenza aerea, pernottavo nella capitale lusitana, ma le altre volte avevo avuto pochissimo tempo. Solo in un'occasione mi era stato possibile fare una breve gita che si era limitata a Torre de Belém (con l'inevitabile pastel de nata della famosa pasticceria), Mosteiro dos Jerónimos e Monumento ao Descobrimento, tutti situati nella medesima regione della città non esattamente in prossimità del centro.
Questa volta invece ho approfittato del fatto che il famoso Tram 28 faceva capolinea accanto all'Hotel dove ero alloggiata e ho comprato un biglietto giornaliero con cui ho potuto liberamente salire e scendere dalle vetture. Lungo la linea del 28 si trovano alcuni fra i più importanti punti turistici della città.
Ecco qua un po' di foto scattate in un frenetico pomeriggio di delirio turistico.




19 gennaio 2010

È ora di ripartire...

Recife, 19/01/2010 ore 0:05
Anche questa vacanza sta per finire. Fra 24 ore il mio aereo sarà già decollato dall'aeroporto internazionale Gilberto Freyre di Recife (altresì conosciuto come Aeroporto dos Guararapes) alla volta di Lisbona. Mi fermerò un giorno nella capitale portoghese e sbarcherò a Bologna giovedì mattina. Mi aspettano numerosi impegni personali e professionali, quindi penso che per qualche giorno non ci leggeremo: giusto il tempo per far decantare questi 12, intensissimi giorni che, se da un lato sono volati, dall'altro hanno rappresentato una forte quanto provvidenziale "rottura" con i mesi precedenti.
Ho rivisto molte persone care, ho preso il sole (malgrado la pioggia sia stata frequente e a volte anche intensa), ho gironzolato per centri commerciali lussuosi e mercatini popolari, ho mangiato gamberi e feijoada, ho bevuto una discreta quantità di birra brasiliana, sono stata al cinema, ho parlato di politica e di costume, ho ascoltato opinioni interessanti e raccontato cose altrettanto interessanti sull'Italia, ho finito due libri, ho comprato tre grammatiche della lingua portoghese e non mi sono "riposata" per niente, almeno nel senso stretto della parola. Ma questo stacco ci voleva, oh se ci voleva.
Ci risentiamo fra un po' di giorni, dall'Italia. Statemi bene.

16 gennaio 2010

Addio, Zilda. Una morte che riflette una vita

Il drammatico terremoto che ha colpito Haiti nei giorni scorsi ha lasciato numerose vittime brasiliane, specialmente fra i militari che compongono la forza di pace dell'ONU. Brasile e Haiti sono paesi amici e sono già partiti aiuti umanitari (alimenti, farmaci), mentre il presidente Lula ha promesso uno stanziamento di 10 milioni di dollari per la ricostruzione.
Ma la perdita sicuramente più grave per il Brasile è stata quella della dottoressa Zilda Arns, 73 anni, fondatrice della Pastoral da Criança (Pastorale dell'infanzia) e candidata per ben due volte al premio Nobel.
Chi, fra i miei lettori, nutre sinceri sentimenti anticlericali, avrà arricciato il naso al leggere "Pastorale dell'infanzia". Eppure questa attività, svolta da oltre trent'anni sotto l'egida della Conferenza Episcopale, ha salvato migliaia di vite umane e riscattato la dignità di centinaia di migliaia di donne.

Ho collaborato per anni con le attività della Pastoral da Criança. Nessuno pensi a una specie di catechesi per bambini, in realtà si tratta di un'intensa e capillare attività di prevenzione materno-infantile svolta su tutto il territorio nazionale grazie a una rete di volontariato senza paragoni in nessuna parte del mondo. La Pastoral fa capo alle diocesi, che a loro volta riuniscono le parrocchie; nelle parrocchie, la Pastoral è organizzata in nuclei comunitari. Lo scopo principale delle attività è raggiungere le madri di bambini fra 0 e 5 anni, iscriverle al nucleo comunitario e convocare riunioni mensili durante le quali i bambini vengono pesati. Il peso viene registrato su appositi cartoncini e su dei "registri" tenuti dalle coordinatrici locali (tutte donne volontarie appartenenti alle fasce più povere della popolazione). Attraverso il controllo del peso viene monitorata la salute del bambino, mentre contemporaneamente alle madri vengono fornite importanti informazioni riguardanti la prevenzione della denutrizione, l'alimentazione alternativa, la prevenzione e cura di semplici malattie (semplici, ma se colpiscono un organismo debilitato possono essere fatali), la contraccezione, la prevenzione sanitaria in generale.
Attualmente la Pastoral gode dell'appoggio dell'Unicef ed è stata "esportata" in numerosi altri paesi dell'America Latina e dell'Africa. 155.000 donne svolgono un servizio gratuito a tutela della vita dei più piccoli.


All'inizio degli anni '90, solo per fare un esempio, la Pastoral lanciò la campagna della "soluzione fisiologica fatta in casa" per combattere le conseguenze della diarrea infantile. Nelle comunità e nelle chiese, spesso alla fine della Messa o della celebrazione della Parola, veniva insegnato come preparare questa soluzione: un bicchiere d'acqua potabile, un cucchiaio di zucchero, un cucchiaino di sale. Una cosa semplice e alla portata di tutti ma che, con un martellamento costante e un intenso passa parola, ha consentito a migliaia di piccini di sopravvivere a una possibile, fatale disidratazione.

Zilda si trovava ad Haiti per parlare a una conferenza internazionale a nome della Conferenza Episcopale brasiliana. Donna schiva, aveva sempre evitato i riflettori. Si ricorda, in tutti questi anni, una sua sola partecipazione televisiva, a parte qualche breve intervista rilasciata ai telegiornali.
È morta come aveva vissuto, mentre svolgeva il proprio servizio. Il destino, o forse la provvidenza, hanno voluto che si trovasse ad Haiti proprio quando un devastante terremoto ha distrutto Port-au-Prince e annichilito buona parte della popolazione del paese più povero dell'America Latina. Ha saputo essere vicina agli ultimi anche nel momento estremo in cui ha consegnato la propria vita nelle mani di quel Creatore a cui aveva sempre affidato con fede ogni azione dell'esistenza.
Il Brasile è umanamente più povero, e lo siamo anche noi. Vi assicuro che mentre digito queste parole ho le lacrime agli occhi. Grazie, Doutora Zilda, per una vita spesa al servizio degli altri.

13 gennaio 2010

Lula, il figlio del Brasile: un bel libro, un brutto film

Oggi sono stata a vedere il film sulla vita del Presidente della Repubblica Luís Inácio Lula da Silva, tratto dal libro "Lula, o filho do Brasil" di Denise Paraná (tradotto da me in italiano con il titolo "Il figlio del Brasile. Lula racconta se stesso" e pubblicato da Italianova nel 2004).



Succede spesso che il film sia deludente rispetto al libro, ma questa volta mi pare che si sia superato il limite. Pur essendo un'ammiratrice del Presidente, non posso far finta di non vedere che si tratta di un poderoso spottone elettorale che esce - guarda caso - proprio nell'anno delle elezioni, quando Lula è sì all'apice della popolarità ma deve anche convincere i brasiliani a votare Dilma Rousseff, candidata del PT alla successione.
E comunque non è questo il difetto principale del film. La sceneggiatura è debole, puramente agiografica e in alcuni punti melensa come la più bieca delle telenovelas. La regia è più televisiva che cinematografica, e comunque ben poco suggestiva. Anche la recitazione non è esaltante, anzi a volte è proprio penosa; salverei solo il protagonista Rui Ricardo Dias (che risulta molto credibile e somigliante a Lula) e la sempre bravissima Lucélia Santos (che quelli della mia generazione ricorderanno forse nei panni di Isaura, la schiava bianca) presente con un piccolissimo cameo, la maestra elementare del piccolo Luís Inácio. Anche la famosa Glória Pires non convince del tutto nei panni di Dona Lindu, la madre di Lula.
Mentre guardavo il film ho vissuto momenti di vera e propria inquietudine, sembrava un film di regime e la cosa non ha mancato di mettermi in imbarazzo.

Il libro è decisamente più interessante. Si tratta infatti della trascrizione delle interviste (o forse dovremmo dire delle testimonianze) date da Lula stesso e da alcuni suoi familiari. L'autrice Denise Paraná accompagna a questi testi alcune analisi e commenti approfonditi sulla personalità di Lula, offrendo al lettore utilissime chiavi di interpretazione. Non possiamo dimenticare che il libro è stato in realtà la tesi di dottorato in storia contemporanea della Paraná, pertanto un testo di innegabile valore storiografico e di grande rigore accademico. Forse sarebbe stato più adatto a ispirare un buon documentario, sulla falsariga di certi programmi tipo "La storia siamo noi", che un prodotto cinematografico di così basso livello.

Insomma, un film puerile tratto da un libro maturo. Peccato, un'occasione mancata.


05 gennaio 2010

Alle prese con la valigia





"E dove vai?", domanderanno i miei lettori occasionali (e magari anche qualcuno degli affezionati). A Recife, rispondo io. Parto dopodomani, giovedì 7, e torno esattamente due settimane dopo, il 21.
Negli oltre quattro anni di vita di questo blog, è la terza volta che prendo il volo per una vacanza più o meno breve nel mio paese di adozione. 
Questa potrebbe essere l'ultima di una lunga serie, visto che non ho più intenzione di sottopormi all'obbligo di timbrare il passaporto ogni due anni al fine di non perdere il visto permanente. Se non mi capiterà di tornarci entro 24 mesi lo perderò, e così sia.



(Chiedo scusa per la scarsa qualità dell'immagine: la macchina fotografica l'ho già messa via, vi dovete accontentare di uno scatto col cellulare...)


Sarà quindi un viaggio particolare: burocrazie da sistemare (il mio codice fiscale è stato bloccato, e di conseguenza anche il conto corrente che tenevo aperto al Banco do Brasil, e la patente di guida sta per scadere), contatti para-lavorativi da ristabilire o da allacciare ex-novo, cerimonie a cui presenziare. Ma anche e soprattutto amici da abbracciare e storie di vita da aggiornare. Un po' di sole da prendere. Qualche gamberetto da mangiare. Molti libri da comprare, in particolare grammatiche e corsi di portoghese per stranieri. Insomma, un programma abbastanza fitto di impegni nel quale spero di riuscire a infilare anche qualche visita all'internet point per raccontarvi cosa sta succedendo nel nordest del Brasile.
Tranquilli: Recife è molto lontana da Rio e di solito in questo periodo non piove, o al massimo fa un acquazzone estivo violento ma veloce. Nessun pericolo.
A risentirci presto da là, oppure al mio ritorno.
Rimanete connessi.



04 gennaio 2010

La scelta di Francisca (e quella di Rai Tre)

Visto che buona parte dei miei visitatori occasionali capitano su queste pagine in seguito alle ricerche sugli sceneggiati televisivi brasiliani, mi corre l'obbligo di parlare di "La scelta di Francisca", titolo italiano della "miniserie" (sceneggiati che vanno in onda in seconda serata e hanno una durata molto minore rispetto alle tradizionali telenovelas) trasmessa dalla TV Globo nel 1999 con il titolo originale di "Chiquinha Gonzaga".
Francisca Edwiges Neves Gonzaga fu una grandissima pianista, compositrice e anche direttrice d'orchestra, anzi la prima donna a dirigere un'orchestra in Brasile.
Dotata di una personalità fuori dal comune, Chiquinha sfidò le convenzioni della sua epoca separandosi dal marito che le era stato imposto dal padre (un militare sposato con una mulatta), andando a vivere con il suo grande amore João Batista e dedicandosi senza risparmio al suo vero, grande amore: la musica. E fu grazie alla musica che poté mantenersi e mantenere il figlio, una volta separata anche da João Batista. E fu un altro João Batista, di quasi 40 anni più giovane di lei, a farle compagnia con amore fino alla sua morte, avvenuta nel 1935.
Ancora una volta Rai Tre fa un gol clamoroso, acquistando i diritti per la trasmissione dello sceneggiato (già andato in onda un paio di volte su Rete 4, ricordo di aver visto la replica al mattino presto, tre o quattro estati fa) e garantendosi un pubblico ormai affezionato al genere.



Una nota di colore. Le due attrici che interpretano Chiquinha da giovane e da adulta sono madre e figlia, Regina e Gabriela Duarte, due icone della TV Globo.

Con un clic sul titolo di questo post sarete indirizzati alla pagina di Wikipedia (in portoghese) dedicata allo sceneggiato.


01 gennaio 2010

Feliz ano novo




Buon anno con la voce di Leila Pinheiro.
Testo e musica di Roberto ed Erasmo Carlos.