18 settembre 2020

Di incendi, fame e economia, fra passato e presente

(dal mio profilo Facebook)

Forse non lo sapete, ma sta bruciando il Pantanal, i nativi hanno già perso oltre l'80% delle loro terre. Il governo lascia che a spegnere i focolai siano vigili del fuoco e volontari, qualche centinaio di brave persone, e non manda l'esercito ad aiutare. Oggi un altro grosso incendio sta devastando la Macchia Atlantica a Bauru, stato di S. Paulo, dove c'è (c'era?) un'importante riserva forestale.

L'annuale ricerca sui bilanci familiari (POF, Pesquisa de Orçamento Familiar) realizzata dall'Istituto Brasiliano di Statistica (IBGE) mostra un aumento del numero di persone colpite dalla fame nella misura di oltre il 40% nel biennio 2017-2019 (nel 2014, dopo 8 anni di governo Lula e alla vigilia dell'elezione di Dilma al suo secondo mandato, il paese era uscito dalla cosiddetta "Mappa della fame" dell'ONU, di cui aveva sempre fatto parte). L'insicurezza alimentare colpisce in misura maggiore le regioni Nord e Nordest, come da triste tradizione (un po' come per noi la cronica crisi del Mezzogiorno), nonché le famiglie rette da donne e più in generale da neri, mentre incide in misura molto minore nelle famiglie povere rette da uomini e più in generale da bianchi.
Dice: Sandra, parlaci di più della situazione brasiliana, come facevi qualche anno fa. Che bello quando vi raccontavo delle donne che diventavano capofamiglia ottenendo il titolo di proprietà delle casette del programma "Minha casa, minha vida", o dei giovani neri che riuscivano a entrare all'università pubblica grazie anche al sistema delle quote e dell'ENEM (l'Esame Nazionale simile alla nostra maturità, il cui voto finale viene utilizzato da alcune università in sostituzione dei test di ammissione), e poi alla laurea magistrale, e poi al dottorato. Non so se vi ricordate quando condivisi il video di una giovane alla cerimonia di laurea in economia, che scese dalla scalinata brandendo sopra la testa una zappa, e che in fondo alla scala abbracciò i genitori agricoltori (stavo per scrivere "gli anziani genitori", perché l'aspetto era quello di due vecchietti incurvati e vestiti a festa). Nel 2003 lasciai un Brasile sulla rampa di lancio, un Brasile che, pur con mille e uno inghippi, pur senza essere mai guarito dalla piaga secolare della corruzione, entrava a pieno titolo fra le prime 10 potenze economiche mondiali, usciva dalla mappa della fame, conquistava il diritto a ospitare mondiali di calcio e olimpiadi; un Brasile il cui presidente veniva chiamato ad aprire l'assemblea generale dell'ONU e che era tenuto in palmo di mano da personaggi della caratura di Barak Obama; un Brasile che, insieme a India, Sudafrica e Cina, dava le lettere iniziali ai famosi paesi BRICS, più emersi che emergenti; un Brasile che, pur perfettamente inserito in un sistema economico di tipo capitalistico e "occidentale" (no, Lula non è mai stato comunista, e chi lo taccia di esserlo o di esserlo stato è come minimo ignorante, più probabilmente in malafede), non si faceva mettere i piedi in testa dalle grandi potenze e aveva anche il coraggio di scelte audaci (ricordate la storia dei brevetti sui farmaci contro l'AIDS?). Oggi, la reputazione infausta della sua classe dirigente, presi-demente in testa, ha incenerito una reputazione faticosamente conquistata e sta facendo sprofondare il paese indietro di almeno 30 anni. Vi risparmio le notizie sull'inflazione che colpisce soprattutto la "cesta básica", il paniere dei prodotti fondamentali alla sopravvivenza; ricordo con sgomento i miei primi anni laggiù, quando l'inflazione toccava vette che potevano raggiungere anche il 40% AL MESE, o più. Quando, per pagare una signora che ogni tanto veniva ad aiutarmi con le pulizie e lo stiro, dovevo andare al macello a chiedere "a quanto sta *oggi* un chilo di carne di prima scelta?", perché consideravo immorale che una madre di famiglia con 4 figli tornasse a casa dopo mezza giornata di lavoro con meno del controvalore di un chilo di carne (e anche così, la pagavo molto, molto di più di quello che era allora il valore di mercato di una domestica a ore). Ricordo con gioia, invece, i miei primi viaggi in Brasile dopo il rientro definitivo in Italia, quando da un anno all'altro trovavo dei cambiamenti impressionanti; quando famiglie che prima potevano a malapena permettersi una bicicletta cominciavano a potersi spostare in automobile; quando nel supermercato dove nel 1991 facevo fatica a trovare del formaggio a fette industriale (il formaggio fresco lo trovavo solo il sabato al mercato) e lo yogurt dovevo andarlo a comprare nella capitale, trovavo cinque o sei tipi diversi di formaggi e una dozzina di tipi di yogurt; quando praticamente tutti i ragazzi che erano adolescenti ai tempi del Centro Giovanile li ritrovavo donne e uomini che avevano preso, vivaddio, il famoso ascensore sociale e vivevano (vivono) decisamente meglio dei loro genitori e dei loro nonni. Ho visto un Brasile in difficoltà uscire dal pantano, ho condiviso la gioia di un cambiamento in meglio che mi ricordava tanto l'Italia del boom economico fra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 del secolo scorso; ora sono paralizzata dal timore che questo enorme passo all'indietro vanifichi tutto e riporti il paese in quello stato di sudditanza economica e culturale da cui stava vittoriosamente uscendo.
Quando ci penso mi viene da piangere, come adesso.
(scusate se sono passata di palo in frasca, dall'incendio nel Pantanal al disastro economico, ma alla fine è un tutt'uno questo nodo che mi attorciglia il cuore e lo stomaco)

Aggiornamento Covid-19 al 20 settembre 2020: quattro milioni e mezzo di casi e oltre centotrentacinquemila decessi.
(Fonte: Folha de São Paulo https://www.folha.uol.com.br/ )

"Brasil, meu amor", il ritorno

 Dopo 5 anni, conclusa l'esperienza dei corsi ARCI, torno alle origini e ripristino la "vecchia" modalità di comunicazione ben poco interattiva del blog, ma che mi permette di riportare anche qui i post, gli articoli, i link, le riflessioni che sono solita condividere su Facebook, divenuto in questi anni la mia principale casa virtuale.
Bentornato, quindi, a chi era solito passare di qui qualche anno fa, e benvenuti a tutti i nuovi ospiti di questo piccolo gazebo. Mettetevi comodi sull'amaca, favorite un succo di frutta o una caipirinha e leggete con libertà i vecchi post e, speriamo, anche quelli nuovi.


(Foto: Redes Santa Luzia https://www.redessantaluzia.com.br/ )