31 ottobre 2006

La rielezione di Lula (1)

E così, Luís Inácio "Lula" da Silva è stato confermato Presidente del Brasile.
Nonostante gli scandali, nonostante la corruzione, nonostante le scelte politiche ed economiche che hanno gettato un'ombra sul suo primo quadriennio, gli elettori hanno comunque premiato l'uomo e l'ideologia che rappresenta.
Alcune brevi osservazioni.
Il candidato di opposizione, Geraldo Alkmin, non era un candidato forte e soprattutto non ha avuto un disimpegno particolarmente degno di nota come governatore dello stato di San Paolo. Ciò ha fatto sì che, quando la campagna per il secondo turno lo ha messo maggiormente in evidenza (non c'erano più sovrapposizioni con le campagne a deputato e senatore, e buona parte dei governatori erano stati eletti al primo turno), la sua debolezza sia apparsa ancor più evidente. Non dimentichiamo che Lula è dotato di personalità fortissima.
La corruzione, che è stata il piede di porco con cui Alkmin ha tentato di scardinare la supremazia del presidente uscente, non è certo stata inventata dal PT. Anzi. Se una colpa (grave, gravissima!) può essere imputata al PT è di aver cavalcato un malcostume politico duro a morire, cioè quello di risolvere sottobanco e a suon di banconote i problemi che dovrebbero essere risolti in parlamento, quello di trattare la cosa pubblica come una proprietà privata del governo di turno.
La delusione per questi comportamenti è stata molto profonda, proprio perché da un partito come il PT ci si aspettava una trasparenza e un'etica assolute. Imperdonabile che elementi di rilievo del partito e collaboratori di primo piano del Presidente, come ad esempio José Dirceu (soprannominato 'il Che Guevara del Brasile'), si siano lasciati volentieri trascinare nella melma della corruzione. La speranza di oggi è che, una volta fatta piazza pulita di questi elementi, il nuovo quadriennio possa essere improntato, se non a un'assoluta trasparenza, almeno a un minimo sindacale di decoro.
(segue)