28 dicembre 2006

Rio in fiamme

Attacchi della criminalità organizzata a posti di polizia e corriere di linea, in corso da questa mattina, hanno già provocato 18 morti a Rio de Janeiro (di cui 7 erano passeggeri di un pullman che andava da Rio a San Paolo e che è stato incendiato).
Lunedì ci sarà il cambio al vertice del governo dello stato di Rio, dicono si tratti di un'operazione orchestrata dai gruppi criminali per esercitare pressione sui nuovi assessori alla sicurezza pubblica e all'amministrazione penitenziaria che entreranno in carica il giorno 1.

Praticamente la città è sprofondata nel panico, in un clima da guerra civile che mina alle radici la già precaria sensazione di sicurezza della popolazione.
A ciò si aggiunge il caos più totale del traffico aereo, iniziato a giugno con il fallimento della Varig e che ha raggiunto il suo apice martedì 5 dicembre con il black out al sistema di sicurezza dell'aeroporto di Brasilia.
Una città in fiamme, un paese nel caos. Alla vigilia del capodanno, che faceva prevedere l'afflusso di un milione di persone solo nella spiaggia di Copacabana, per il tradizionale spettacolo di fuochi d'artificio.
Che strazio. Meno di un mese fa ero a Rio, la Città Meravigliosa. Mi si spezza il cuore al pensiero di questa situazione così dolorosamente violenta...

23 dicembre 2006

Tornando a casa

E quindi eccomi di nuovo qui, a Bologna, alle prese con i bagagli che ho appena terminato di svuotare, con la casa da riorganizzare, con i ricordini da distribuire, con il Natale alle porte.
Oggi mi sono ritrovata più di una volta a rivolgermi in portoghese a persone italiane, ad esempio al povero lavavetri a cui stavo dando un euro con gli auguri di Buon Natale a condizione che NON lavasse il mio parabrezza, e che quando gli ho parlato in portoghese mi ha guardato come se fossi pazza...
Tutto è bene quel che finisce bene.
Dalla prossima settimana riprenderò a inserire commenti e notizie sul Brasile, per il momento da Bologna è tutto.

I migliori auguri di un Natale sereno e pieno di amore, che in fin dei conti è il dono più prezioso, proprio perché non si può comprare.
Feliz Natal a todos!

20 dicembre 2006

Ultimo giorno

I giorni corrono veloci, la voglia di scrivere e di aggiornarvi sul blog è sempre superata da altri impegni, soprattutto in questi ultimi giorni in cui tutti gli amici si sono improvvisamente resi conto che sto per partire...
Ieri a Recife ha piovuto a dirotto, in 6 ore è caduta più acqua della media del mese di dicembre, le strade si sono allagate e il traffico è andato in tilt. Ho visto scene che di solito si vedono in luglio o in agosto, cioè in inverno, la stagione che qui coincide con il periodo delle piogge: gente che si arrampicava sul tetto dell'autobus, bambini immersi nell'acqua fino alle ascelle, automobili fluttuanti, vecchi maggioloni irrimediabilmente bloccati a causa dell'acqua entrata nel motore.
Recife è situata a 7 metri sul livello del mare, e quando piove forte non c'è via d'uscita per l'acqua. Se poi alla pioggia si aggiunge l'alta marea, la situazione diventa ancor più critica.
Comunque, l'eccezionale pioggia di ieri non ha impedito al sole di splendere più brillante che mai questa mattina.
In questi giorni, Camera e Senato hanno approvato - senza regolare votazione ma tramite un decreto straordinario derivato da un accordo fra i gruppi parlamentari - una legge che aumenta lo stipendio di deputati e senatori del 91,7%. I cittadini sono indignati, soprattutto pensando al fatto che il nuovo salario minimo in vigore dal 2007 sarà di 385 R$ (e quanto si è dovuto litigare per raggiungere un accordo su questa cifra), mentre il nuovo salario dei parlamentari dovrebbe essere di 24.500 R$...
Il Supremo Tribunale Federale, però, accogliendo la richiesta di alcuni parlamentari dotati di un maggior senso del pudore, ha bloccato il decreto, sostenendo che le delibere relative allo stipendio dei parlamentari devono essere votate in assemblea plenaria.
Pare che il nuovo aumento si attesterà su 16.800 R$, adeguandosi semplicemente agli indici di inflazione; o quanto meno, questa è la raccomandazione di Tarso Genro, Ministro degli Affari Istituzionali.
Come vedete, la mancanza di pudore dei nostri 'rappresentanti' non conosce frontiere; se in Italia abbiamo tutti i motivi per indignarci, anche qui non si scherza. Se poi pensiamo che uno dei più strenui difensori dell'aumento del 91,7% è proprio il presidente della Camera, Aldo Rabelo, del PCdoB (Partido Comunista do Brasil), abbiamo detto tutto. Sigh.

Domani sera mi imbarco per l'Italia. Se non ci rileggiamo prima, Buon Natale a tutti.

13 dicembre 2006

Clima prenatalizio

Recife, come Bologna, vanta una consolidata tradizione di luminarie natalizie e quest'anno sembra proprio che decoratori e paesaggisti si stiano sbizzarrendo.
L'allestimento più suggestivo che ho visto fino a questo momento si trova nella piazza prospiciente la compagnia elettrica, dove campeggiano due giganteschi alberi di Natale e un presepe di lampadine, sullo sfondo della fontana illuminata.
Anche gli acquisti impazzano: gli Shopping Centers sono pieni di gente, e nei mercatini si fa fatica a camminare.
In questi giorni viene pagata
la tredicesima e tutti si affrettano a saldare i debiti rimasti in sospeso per vedere quanto rimane da destinare all'acquisto dei regali e dei vestiti per le feste (parentesi: i telegiornali dei giorni scorsi hanno mostrato la Rua 25 de março a São Paulo, strada ad alta densità commerciale, dove sabato scorso sono passate, fra le 6 del mattino e le 6 di sera, circa un milione di acquirenti...).
Anche le scuole sono già finite e le spiagge cominciano a popolarsi.
La principale spiaggia urbana di Recife, Boa Viagem, alle 8 del mattino comincia a riempirsi di seggiole pieghevoli e ombrelloni, mentre ai bagnanti mattinieri (quelli della camminata salutare e del bagnetto prima di correre in ufficio) si sostituiscono le donne-lucertola (spalmate di creme e olii vari), le famigliole con bambini, le coppie attempate, le coppiette appiccicate, ragazzi e uomini di ogni età che giocano a foot-volley o a calcetto, improvvisando le porte con ciabatte ammucchiate o piantate nella sabbia.
Verso le 9 si comincia a smangiucchiare e a bere. Sull'arenile passano in continuazione i carretti dei gelati, dell'acqua di cocco, del formaggio alla brace, dell'ananas sbucciato e tagliato. E poi, i venditori a piedi con i loro sacchi di anacardi tostati, le loro bacinelle piene di gamberi aglio-e-olio, i thermos giganti contenenti i "caldinhos", brodi densi e caldi a base di fagioli oppure di gamberi o ancora di granchio.
Il "caldinho" viene servito nel suo bicchiere di carta, non prima di aver depositato sul fondo un ovetto di quaglia sodo, un'oliva verde e, nel caso del "caldinho de feijão", annche qualche pezzettino di torresmo, grasso di maiale tostato, molto simile ai nostri ciccioli secchi.
Tutta questa roba così pesante, al mattino?, diranno i miei piccoli e grandi lettori. Beh, tutta questa roba viene solitamente innaffiata con qualche buon bicchiere di birra "estupidamente gelada", fredda in un modo pazzesco.
Questo è il clima prenatalizio alla brasiliana, o meglio, alla pernambucana (Recife è la capitale dello stato del Pernambuco).
Non chiedetemi perché, ma non provo nessunissima nostalgia della neve, delle slitte e delle immagini di Babbo Natale...

11 dicembre 2006

Fine della prima puntata

Il mio compagno di viaggio si è appena imbarcato alla volta dell'Europa, dopo 6 giorni veramente molto intensi.
Abbiamo visitato la Recife artistica (chiese barocche, cappelle ricoperte d'oro, palazzi ottocenteschi, il bellissimo teatro, i ponti), la Recife viva (periferie, favelas, scuole professionali ma anche centri commerciali modernissimi), la stupenda città di Olinda, l'entroterra poverissimo dello stato di Alagoas, le spiaggie meravigliose del litorale sud dello stato del Pernambuco.
Ora inizia la mia vera vacanza, che sarà caratterizzata soprattutto dalla compagnia degli amici e dal più puro e limpido cazzeggio, in spiaggia ma anche no.
Al mio ritorno provvederò a scrivere qualcosa di più articolato, visto che i tempi stretti degli internet point non sempre permettono la calma e la concentrazione necessari a scrivere con calma (e in un italiano decente).
Un caro saluto a tutti.

06 dicembre 2006

Da Brasilia a Recife: praticamente un'odissea

Chi l'avrebbe mai immaginato, dopo una giornata così intensa e piacevole ci aspettava un'esperienza imprevista e faticosa.
Alle 18, al nostro arrivo all'aeroporto di Brasilia, da cui avremmo dovuto decollare alla volta di Recife alle 20:15, scopriamo che a causa di agitazioni dei controllori di volo l'aeroporto è bloccato dalle 10 del mattino: nessun volo si è più alzato da quell'ora.
La signorina del check-in ci fa la carta d'imbarco ma sconsiglia di spedire il bagaglio, in quanto non è in grado di dire se e quando partirà il volo. In quel momento, centinaia di passeggeri infuriati sta reclamando le proprie valigie perché vuole recarsi in albergo per passare la notte. Naturalmente gli alberghi di Brasilia sono tutti al gran completo...
Decidiamo di restare in aeroporto ad aspettare l'evoluzione degli eventi. Ogni ora vado a cercare nuove informazioni, ma l'aeroporto è nel caos più totale. Ci viene suggerito di spostare la prenotazione al volo del mattino dopo (stamattina) ma temiamo che le agitazioni si ripetano, inoltre non sappiamo dove andare a dormire. Decidiamo di restare.
Poco prima di mezzanotte, ormai esausta, mi dirigo verso lo sportello del supervisore per chiedere se il volo sarà cancellato o se si hanno informazioni di qualsiasi genere. Mentre aspetto il mio turno in fila, per un caso della sorte vedo il supervisore sollevare la cornetta e poi gridare a un altro funzionario: "Il volo per Recife è liberato, imbarco immediato!" Passando davanti agli altri poveri passeggeri, urlo al giovanotto che ho già la carta d'imbarco per quel volo, ma i bagagli sono ancora con me.
Il giovanotto chiama con un urlo: "Odacir!" e il robusto Odacir si avvicina. "Ritira i bagagli di questa signora, subito!".
Corro a prendere il carrello, urlando al mio compagno di viaggio "Si parte, si parte!". Le valigie vengono etichettate in fretta e furia e ci dirigiamo all'imbarco.
All'una di questa mattina l'aereo decolla e alle 3 siamo alla Pousada dos Quatro Cantos dove, ritirate le chiavi delle stanze, crolliamo esausti e stressati.
Oggi gli aeroporti di Brasilia, San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte e Salvador erano ancora congestionati, oltre il 50% dei voli o era stato cancellato o portava grave ritardo.
Tutto è bene quel che finisce bene: oggi, sotto un sole splendente e accompagnati da un efficientissimo taxista, abbiamo visitato la sempre bella e suggestiva Recife.
Ma anche di questo vi scriverò in un'altra occasione.

Brasilia

Dopo aver visitato la strepitosa idroelettrica di Itaipu, di cui magari scriverò in un'altra occasione, lunedì pomeriggio ci siamo trasferiti a Brasilia.
Martedì mattina abbiamo contrattato un taxista che ci ha accompagnati per tutta la giornata a conoscere la città sorta dal nulla in 3 anni, dal 1957 al 1960, per volontà dell'allora Presidente della Repubblica Jucelino Kubitschek, nel luogo sognato da Don Bosco nel 1843: fra il 15^ e il 20^ parallelo sorgerà un centro di grande civilizzazione, dove scorreranno latte e miele...
La visita è iniziata con la sosta alla suggestiva Cattedrale Metropolitana a forma di fiore rovesciato, la cui navata è parzialmente sotterranea. Poi ci siamo spostati nella monumentale Piazza dei Tre Poteri, dove fra l'altro abbiamo assistito al cambio della guardia di fronte al Palácio do Planalto (sede del Presidente della Repubblica), e abbiamo visitato la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica.
Sapete come fanno ad evitare i problemi con i "pianisti"? La Camera ha un sistema di riconoscimento delle impronte digitali, per cui il Deputato registra la propria presenza tramite l'identificazione dell'indice della mano destra, a cui fa seguito il voto! Un sistema semplice ma all'avanguardia, adottato a quanto pare solo dall'assemblea legislativa brasiliana.
Dopo la piazza, il Tempio a Don Bosco con le sue vetrate blu e rosa, quindi una parziale circumnavigazione del lago che abbraccia la città e l'attraversamento del futuristico Ponte JK; pranzo alla churrascaria Porcão e giro veloce nel settore delle ambasciate.
La visita si è conclusa con la salita di 75 m fino al punto panoramico della Torre della TV, da cui si ammira a 360 gradi la vista della città. Ma non è finita...

03 dicembre 2006

Da Rio a Foz do Iguaçu: viaggio nel Paradiso Terrestre

La mattina di sabato 2 dicembre abbiamo salutato Rio de Janeiro, finalmente baciata dal sole, e siamo sbarcati nel paradiso terrestre.
Non chiedetemi di descrivervi lo spettacolo naturale delle Cataratte di Foz do Iguaçu: come direbbe il Poeta, "capire non lo può chi non lo prova".
Ieri pomeriggio abbiamo visitato il lato brasiliano, cioè la parte minore e meno suggestiva dell'area delle cascate, ma in compenso il punto da cui si gode un panorama d'insieme che dal lato argentino non è possibile vedere.
La mia impressione, nonostante sia uno spettacolo sempre bellissimo ed emozionante, è che ci sia molta meno acqua rispetto alle altre due volte in cui avevo visitato questo paradiso (1995 e 2003). Ho scattato pochissime fotografie, ma al mio rientro voglio proprio fare un paragone fra allora e oggi. Temo che il riscaldamento globale, ma soprattutto la costruzione di alcune piccole idroelettriche a monte del Rio Iguaçu, stiano danneggiando la stupenda cornice naturale delle cascate.
Oggi invece abbiamo visitato il lato argentino.
Il mio compagno di viaggio, nonostante la stanchezza (fa un caldo infernale e nel parco nazionale bisogna camminare su passerelle lunghe più di un chilometro per raggiungere i punti di interesse panoramico), continuava a ripetere: "Fantastico! Fantastico!"...
Io invece ripeto "Fantastico! Fantastico!" ogni volta che entro nell'Hotel che ci ospita, una costruzione in stile neocoloniale che si trova esattamente di fronte alle cascate, all'interno del parco nazionale.
Al mio ritorno inserirò le fotografie in un album virtuale e vi darò l'indirizzo dove andarle a vedere, così capirete meglio il mio entusiasmo.
Una nota di colore: prima di uscire dal parco nazionale argentino, questo pomeriggio, ho acquistato un bellissimo poncho in misto lana da indossare in Italia. Avrò di che vantarmi, nel freddo inverno bolognese...
Domattina andremo a visitare l'idroelettrica di Itaipu e al pomeriggio imabrcheremo alla volta di Brasilia.
A rileggerci presto con un nuovo episodio del mio diario di viaggio.

02 dicembre 2006

Il viaggio, l'arrivo, i primi giorni

Dopo uno spettacolare viaggio in business class, venerdì 30 novembre Rio ci accoglie mestamente fra nuvole e pioggia.
Le prime notizie captate dal telegiornale locale parlano purtroppo di 3 morti a causa degli smottamenti, ovviamente nei quartieri più popolari, le favelas costituite da baracche precariamente accostate a ripe pericolose.
Il mattino dopo, la vacanza inizia nel più rigoroso rispetto della regola degli imprevisti: non si trova uno sportello elettronico che permetta al mio compagno di viaggio di prelevare contanti dai suoi conti correnti italiani, il taxista che un amico aveva contrattato per noi non si presenta all'orario stabilito, il tram che ci porta al quertiere di Santa Teresa si ferma a metà percorso causa lavori, il taxista ci raggiunge nuovamente con un'ora di ritardo...
Ma procediamo con ordine. La giornata trascorsa a Rio è stata intensissima; dopo essere riusciti finalmente a cambiare dei contanti, abbiamo attraversato l'infinito ponte Rio - Niterói per andare a visitare l'edificio che ospita il MAC, il Museu de Arte Contemporânea, progettato dal grande architetto Oscar Niemeyer. Un'opera futuristica e suggestiva, una specie di disco volante di cemento e vetro appoggiato su una base di appena 9 metri di diametro, con una vista sulla baia di Guanabara da mozzare il fiato... se solo ci fosse stato il sole!
Dopo il MAC, di corsa a Rio per raggiungere la stazione del "bondinho", il tram che conduce al quartiere di Santa Teresa (non prima di aver fatto una sosta per visitare la strana ma suggestiva cattedrale a forma di cono). A Santa Teresa visitiamo il Museu da Chácara do Céu, dove restiamo colpiti soprattutto dalla collezione di acquarelli di Debret, opere di metà ottocento che ritraggono la vita quotidiana degli schiavi a Rio de Janeiro (ma bellissimi anche i disegni e i dipinti di Cândido Portinari presenti nella collezione).
Andiamo a pranzo in una famosa churrascaria, il Porcão, affacciata sulla spiaggia di Flamengo; poi un'oretta di riposo e quindi, finalmente liberi dalla pioggia, saliamo sul Pão de Açúcar con le due teleferiche che ci conducono sulla vetta del panetto. La visione della città dall'alto è mozzafiato, nonostante il tempo nuvoloso. Mentre scendiamo, per pochi secondi il Corcovado, che era rimasto coperto dalle nubi per tutta la giornata, si scopre e mostra il Cristo che abbraccia e benedice la città.
Ma il bello deve ancora venire. Alla sera, il giornalista Zuenir Ventura ci informa che al Teatro Municipale ci sarà una serata musicale in occasione della giornata nazionale del Samba, organizzata e condotta nientemeno che da Beth Carvalho, la "papessa" del samba carioca, e che ha trovato gli inviti anche per noi.
Non so dire se sia stato più bello vedere da dentro il teatro in stile liberty oppure lo spettacolo dal vivo di questa cantante straordinaria; bello è stato senz'altro conoscere di persona il caro Zuenir, che fino a quel momento era stato solo un autore che avevo tradotto e con cui avevo scambiato qualche mail.
La stima, il rispetto ma soprattutto l'affetto sono immediati. Zuenir ha l'età di mia madre, sua moglie Mary qualche anno di meno, ma è come se fossimo coetanei e amici da sempre. Al salutarci, Zuenir si congeda baciandomi in fronte. Mi commuovo: ho capito di avere acquistato un amico in più.

29 novembre 2006

28 novembre 2006

- 1

Domani si parte.
Ecco l'itinerario:

29/11 Bologna - Milano (con diritto a cena di compleanno)
30/11 Milano - Lisbona - Rio de Janeiro
1/12 Rio de Janeiro
2-4/12 Foz do Iguaçu
5/12 Brasília
6-20/12 Olinda, Recife, entroterra
21/12 partenza per l'Europa
22/12 arrivo a Bologna.
Per il momento interrompo le trasmissioni. Spero di riuscire ad aggiornare il blog durante il viaggio.
Voi seguitemi, se potete.

23 novembre 2006

Corso di lingua e cultura brasiliana a Bologna

In seguito alle insistenze di alcuni conoscenti, ho deciso di imbarcarmi in questa nuova avventura: insegnerò il portoghese di base e anche qualche elemento di cultura brasiliana.
Il corso si svolgerà a Bologna presso il Circolo Arci Benassi (viale Cavina, vicino al Parco dei Cedri), da gennaio a giugno, ogni mercoledì dalle 20,30 alle 22.
L'incontro di presentazione dovrebbe svolgersi nei locali del Circolo mercoledì 10 gennaio 2007 alle ore 20:30. Il corso sarà divulgato anche sul sito di Iperbole.
Divulgate l'iniziativa e accorrete numerosi.

P.S. Mi è stato detto che manca il prezzo. È vero, ma le questioni economiche le gestirà direttamente il Circolo Arci Benassi. Comunque vi posso garantire che il corso NON supererà i 50 euro al mese. Venite alla riunione di presentazione, mercoledì 10 gennaio alle 20,30 presso il Benassi, e avrete tutti i dettagli del caso.

20 novembre 2006

20 novembre: Giornata della Coscienza Negra

Oggi, 20 di novembre, si celebra in Brasile il Dia da Consciência Negra.
Le comunità afrobrasiliane ricordano la morte, nel 1695, del leader Zumbi dos Palmares, fondatore e capo di uno dei più importanti quilombos, le comunità di schiavi fuggitivi.

Secondo le ricerche realizzate dall'IBGE (Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística) nel mese di settembre, la popolazione che si dichiara nera o mulatta ha al proprio attivo una scolarità più bassa e un reddito medio equivalente alla metà, rispetto alla popolazione bianca. La ricerca si riferisce alla media delle sei principali aree metropolitane dell paese. Il tasso di disoccupazione di neri e mulatti è pari all'11,8% contro l'8,6% dei bianchi.
Sempre secondo l'IBGE, nelle sei aree oggetto della statistica si dichiara nero o mulatto il 42,8% della popolazione di età superiore ai 10 anni.

Malgrado il mito della secolare mescolanza etnica spinga a credere che in Brasile il razzismo non costituisca più un problema, i numeri respingono questa semplicistica interpretazione.
Nell'Università che ho frequentato durante il quadriennio 1999/2003, c'era un solo docente di colore. Sì, uno solo.
Recentemente sono state istituite delle quote che consentono agli studenti che si dichiarano neri o mulatti di avere un più facile accesso agli studi superiori. Anche per questo, in controtendenza rispetto a qualche decina di anni fa, sempre più persone si dichiarano nere o mulatte.

Personalmente, trovo discutibile che l'istituto nazionale di statistica includa ancora nei propri questionari la dichiarazione della razza. Ma dal punto di vista degli indicatori sociali si tratta, purtroppo, di informazioni che hanno ancora una loro utilità.

Un'ultima osservazione: la parola negro, da noi considerata "politicamente scorretta", è stata recuperata dalle comunità afrobrasiliane come simbolo della propria identità.
Il titolo di questo post, quindi, non contiene né refusi né offese, ma costituisce piuttosto un omaggio ai negri, miei fratelli e sorelle, che oggi in Brasile rinnovano la propria lotta per l'uguaglianza e la dignità.

19 novembre 2006

Avviso ai naviganti

Il 30 mattina parto per il Brasile, sarò di ritorno poco prima di Natale.
Compatibilmente con i miei impegni e con la possibilità di accesso a Internet, cercherò di aggiornare il blog con informazioni, notizie e curiosità.
Nei ritagli di tempo dei prossimi 10 giorni dovrò pensare a cosa mettere in valigia, ai pensierini da portare agli amici, ma soprattutto alle cose da fare una volta a Recife: dal rinnovo della carta d'identità scaduta ai reclami in banca per le tariffe applicate senza il mio consenso, passando per il taglio di capelli dal mio parrucchiere di fiducia, l'ineffabile e insostituibile Moacyr.

Nei primi 12 giorni sarò al tempo stesso turista, guida e interprete.
Visiterò Rio de Janeiro. Tornerò per la terza volta a Foz do Iguaçu (una delle più spettacolari meraviglie naturali del mondo). Conoscerò più approfonditamente l'architettura futuristica di Brasilia, la capitale nata dal nulla nel 1960. Visiterò la barocca Olinda con la calma che non le ho mai dedicato negli anni in cui vivevo là. Ritroverò le sculture di Francisco Brennand e anche la nuova pinacoteca che raccoglie i suoi quadri, in costruzione l'ultima volta che ci sono stata. Rivedrò la "mia" Recife, la cosiddetta
Venezia brasiliana, sempre che uno non abbia mai visto Venezia...

14 novembre 2006

Un paese con un futuro al femminile

Sul tema delle donne si potrebbe dire moltissimo, ma ci limiteremo qui a fornire alcune informazioni essenziali; innanzitutto anche in Brasile le donne sono più numerose degli uomini (circa il 2% in più) e hanno una maggiore aspettativa di vita (72,6 anni contro 64,8).

Anche se le donne hanno in media tre anni di studio in più, guadagnano ancora il 30% in meno dei loro colleghi maschi.

Ogni minuto quattro donne sono vittime di violenza fisica di vario tipo, dalle percosse allo stupro, il più delle volte per mano del proprio partner o di propri familiari. Circa 10 milioni di donne sono a rischio di gravidanze indesiderate a causa dell’uso inadeguato degli anticoncezionali (o della mancanza assoluta di conoscenze a riguardo), e su 100 donne che partoriscono, 28 hanno meno di 18 anni. I circa 1.200.000 aborti clandestini all’anno (in Brasile l’aborto è considerato un crimine, regolamentato da una legge del 1940) sono responsabili del 9% delle morti materne e del 25% dei problemi di sterilità femminile.

Tuttavia, oggi il 55% delle famiglie ha una donna a capofamiglia. All’inizio del XXI secolo le donne hanno finalmente superato gli uomini nel numero di iscrizioni all’Università. Una fra le più grandi metropoli del mondo, San Paolo (10,5 milioni di abitanti nel municipio), è stata guidata per ben due volte da una donna (Luiza Erundina 1989-1992 e Marta Suplicy 2000-2004) e sempre più numerose sono le donne elette alla carica di sindaco, governatore, deputata, senatrice, ministro o dirigente di grandi aziende.

In un paese segnato da sacche di maschilismo ancora molto violento, questi elementi costituiscono una chiara speranza per il futuro, soprattutto per la velocità con cui si afferma il cambiamento.

(i dati statistici si riferiscono al periodo 2004-2005)

09 novembre 2006

I brasiliani e la religiosità

È quasi impossibile trovare un brasiliano veramente ateo e, anche in questo caso, gli sentiremmo probabilmente pronunciare la famosissima frase di Luis Buñuel: “Sono ateo, grazie a Dio!”.

A livello di religione istituzionalizzata, le confessioni cristiane giocano la parte del leone: il 73,8% si dichiara cattolico, il 10,8% protestante e il 15,4% evangelico di varie denominazioni. Rispetto a qualche anno fa però, il numero dei cattolici è diminuito, mentre è in aumento quello degli evangelici. Questo potrebbe essere imputato al fatto che la gente ha voglia di novità, anche in campo spirituale, o forse al fatto che la Chiesa sta scontando oggi la sua connivenza nel tempo con i vari regimi oppressivi che hanno governato il paese. Sta di fatto che prende forma anche qui, come accade ormai da tempo negli Stati Uniti, quel modo di trattare la religione come un business e di raccogliere le masse dei fedeli ( e le loro offerte ) con megashows mass-mediatici, in cui un serio discorso religioso trova ben poca cittadinanza.

Parlando di cristianesimo, non possiamo dimenticare di citare la Teologia della liberazione . nata nell’America Latina degli anni ’60 e che in Brasile ha visto i fratelli Leonardo e Clodovis Boff fra i loro principali interpreti. Dalla riflessione sgorgata dalla teologia della liberazione sono nate le CEBs, Comunità Ecclesiali di Base, nelle quali ancora oggi la teologia non viene studiata ma creata a partire dalla lettura della Parola e dal suo confronto con la dura realtà quotidiana delle periferie urbane e delle zone rurali. La Teologia della Liberazione ha dato vita a esperienze estremamente innovative, che non sempre hanno incontrato il consenso delle gerarchie vaticane, ma soprattutto a personalità di spicco nella lotta per la dignità dei poveri. Fra tutti, citiamo il grandissimo Dom Helder Camara, arcivescovo di Recife e Olinda e ‘pastore dei poveri’, scomparso nel 1999.

Uno spazio significativo è occupato anche dalle espressioni religiose afro-brasiliane (Candomblé, Xangô, Macumba e altre), frutto del sincretismo fra le religioni tradizionali importate dall’Africa dagli schiavi neri e la religione cristiana imposta dai colonizzatori; significativa anche la presenza dello spiritismo kardecista (dal nome del suo fondatore, il francese Allan Kardec). Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la spiritualità New Age proveniente dagli Stati Uniti.

04 novembre 2006

La rielezione di Lula (2)

Molte cose positive sono state fatte dal governo Lula, prima fra tutte una coraggiosa politica estera che ha contribuito a svincolare non solo il Brasile, ma tutta l'America Latina, dall'egemonia degli USA. È innegabile il ruolo di articolazione internazionale svolto da Lula nella direzione di una maggior integrazione economica e politica fra i paesi latinoamericani.
Dal punto di vista della politica economica, grande rilievo può essere dato al Salario Minimo (il più alto, in valore assoluto e relativo, dell'era post-dittatura), alla Borsa-Famiglia (contributi alle famiglie a basso reddito), alla riduzione delle diseguaglianze (la concentrazione della ricchezza risulta la più bassa dal 1981).
Altro elemento di grandissimo rilievo del quadriennio che si sta concludendo è stato il dialogo con i movimenti sociali; non possiamo dimenticare che, malgrado la gestione Lula della riforma agraria sia stata duramente contestata dal Movimento Sem Terra, il dialogo fra governo e Movimento ha rappresentato una novità. I governi conservatori, infatti, hanno sempre criminalizzato il MST e i movimenti popolari non hanno mai avuto spazio nel dibattito politico.
A proposito di movimenti popolari, va segnalata la creazione delle Assemblee Popolari Statali e Nazionale, nelle quali la cosiddetta Società Civile Organizzata ha potuto confrontarsi sui temi politici di suo interesse e presentare proposte alle Istituzioni.
I grandi difetti della presidenza di Lula, oltre alla corruzione di cui abbiamo già parlato, sono stati la quasi assoluta incapacità di articolazione politica interna e l'incapacità di gestire i rapporti con il Parlamento (e con la non-maggioranza parlamentare, che ha portato spesso il paese sull'orlo dell'ingovernabilità).
L'economia, nonostante il paese abbia rafforzato la propria stabilità e si sia raggiunto qualche obiettivo interessante anche in favore delle classi più povere, ha sostanzialmente seguito una linea di continuità con le gestioni precedenti, non riuscendo a svincolarsi dalla sottomissione alle lobbies, soprattutto quelle agrarie.
Rimane la speranza che, nel quadriennio che inizierà il 1º gennaio prossimo, il nuovo governo recuperi terreno e superi le sue inefficienze e incapacità.
Ci si augura soprattutto che Lula sarà in grado di proporre un vero progetto di sviluppo nazionale che si opponga fattivamente al conservatorismo tradizionale e faccia ulteriormente crescere il Brasile, riducendo ulteriormente le diseguaglianze e restituendo alla popolazione condizioni di vita compatibili con le reali potenzialità del paese più esteso, più popoloso e più intrinsecamente ricco dell'America Latina.

31 ottobre 2006

La rielezione di Lula (1)

E così, Luís Inácio "Lula" da Silva è stato confermato Presidente del Brasile.
Nonostante gli scandali, nonostante la corruzione, nonostante le scelte politiche ed economiche che hanno gettato un'ombra sul suo primo quadriennio, gli elettori hanno comunque premiato l'uomo e l'ideologia che rappresenta.
Alcune brevi osservazioni.
Il candidato di opposizione, Geraldo Alkmin, non era un candidato forte e soprattutto non ha avuto un disimpegno particolarmente degno di nota come governatore dello stato di San Paolo. Ciò ha fatto sì che, quando la campagna per il secondo turno lo ha messo maggiormente in evidenza (non c'erano più sovrapposizioni con le campagne a deputato e senatore, e buona parte dei governatori erano stati eletti al primo turno), la sua debolezza sia apparsa ancor più evidente. Non dimentichiamo che Lula è dotato di personalità fortissima.
La corruzione, che è stata il piede di porco con cui Alkmin ha tentato di scardinare la supremazia del presidente uscente, non è certo stata inventata dal PT. Anzi. Se una colpa (grave, gravissima!) può essere imputata al PT è di aver cavalcato un malcostume politico duro a morire, cioè quello di risolvere sottobanco e a suon di banconote i problemi che dovrebbero essere risolti in parlamento, quello di trattare la cosa pubblica come una proprietà privata del governo di turno.
La delusione per questi comportamenti è stata molto profonda, proprio perché da un partito come il PT ci si aspettava una trasparenza e un'etica assolute. Imperdonabile che elementi di rilievo del partito e collaboratori di primo piano del Presidente, come ad esempio José Dirceu (soprannominato 'il Che Guevara del Brasile'), si siano lasciati volentieri trascinare nella melma della corruzione. La speranza di oggi è che, una volta fatta piazza pulita di questi elementi, il nuovo quadriennio possa essere improntato, se non a un'assoluta trasparenza, almeno a un minimo sindacale di decoro.
(segue)

03 agosto 2006

Un po' di storia: il Brasile del XX secolo

Dopo la proclamazione della Repubblica (1889) il governo del Brasile viene gestito dall’alternanza dei politici che fanno riferimento da un lato alle oligarchie del caffè di S. Paolo e Rio de Janeiro, dall’altro ai grandi allevatori di bovini che hanno occupato lo stato delle Minas Gerais dopo la fine del ciclo dell’oro (per questo motivo, quest’epoca storica viene ricordata come quella del caffelatte).
Nel XX secolo ha inizio l’industrializzazione che ha il suo fulcro nelle regioni Sud e Sudest e a cui contribuiscono massicciamente gli immigrati europei, sia come operai che come piccoli imprenditori; agli italiani si aggiungono i tedeschi che fuggono dagli stenti del primo dopoguerra, ebrei fuggiti dalle persecuzioni naziste, famiglie dell’est europeo e, dopo la seconda guerra, anche molti giapponesi.

Nel 1912 viene fondata la prima università del paese, nello stato del Paraná (Sud), a cui fanno ben presto seguito altre istituzioni accademiche sparse il tutto il territorio nazionale.

Mentre l’Europa brucia, il Brasile insegue il suo sviluppo: è di quest’epoca il periodo dello Stato Nuovo e della dittatura di Getúlio Vargas (1937-1945), che inizialmente simpatizza per i regimi nazifascisti ma fa ben presto dietro-front per allearsi agli Stati Uniti che gli hanno promesso aiuti consistenti per l’implementazione di centrali elettriche.

Lo sapevate? L’esercito brasiliano combatté a fianco degli alleati proprio nel nostro appennino, nella zona fra Gaggio Montano, Montese e Porretta; solo pochi anni fa le salme dei soldati morti nel combattimento per la presa di Monte Castello, nei pressi di Pistoia, sono state riportate in patria.

La necessità di infrastrutture e di sviluppo economico e sociale del paese genera un impulso molto forte; intanto l’università comincia a sfornare i primi cervelli autenticamente ‘brasiliani’. Nel 1958 il presidente Juscelino Kubitschek dà inizio alla costruzione della nuova capitale federale, Brasilia; un progetto architettonico ambizioso che fa sorgere in soli 3 anni una città del futuro nel cuore del semiarido situato in un altipiano al centro del paese. La città è bellissima ed efficiente, la sua costruzione ha creato occupazione ma anche una voragine nei conti economici del paese. Il fermento sociale, culturale e politico è grande, i brasiliani vogliono sempre più affrancarsi dalle dipendenze straniere ed iniziare a risolvere le proprie contraddizioni sociali.

Nel Nordest, il pedagogo Paulo Freire studia un nuovo metodo di alafabetizzazione degli adulti a partire dalla loro situazione di povertà economica e sociale: è la Pedagogia dell’oppresso, che dà inizio ai movimenti di educazione popolare che nei primi anni 60 si espandono per il paese.

Il 31 marzo 1964 i militari, con un colpo di stato, prendono il potere, con l’appoggio esterno degli Stati Uniti; la dittatura, brutale e violenta soprattutto nel periodo dal 1968 al 1975, si estenderà fino al 1984, anno dell’inizio del processo di cosiddetta ridemocratizzazione del paese.
I militari spingono l’industrializzazione e la tecnicizzazione del paese, ma smantellano sistematicamente le grandi conquiste sociali degli anni precedenti: la scuola e la sanità pubblica perdono progressivamente qualità, penalizzando soprattutto le fasce meno abbienti mentre i più benestanti possono comunque ricorrere alle strutture private a pagamento. Di tale situazione i brasiliani soffrono ancora oggi, sebbene qualche piccolo miglioramento cominci a farsi sentire.

Nel 1988 viene promulgata la nuova costituzione e nel 1989 vengono realizzate le prime elezioni dirette del Presidente della Repubblica.

01 luglio 2006

I brasiliani e lo sport

Lo sport, e soprattutto il calcio, riveste per i Brasiliani, tutti, indipendentemente dal colore della pelle e dal ceto sociale, un importante ruolo di aggregazione sociale. Quando sugli schermi va in onda la finale del campionato brasiliano o una qualsiasi partita della nazionale - la famosa Seleção verde e oro - il paese si ferma; quando il campione di turno segna un gol, ecco che dalle finestre esplodono i botti, insieme ai boati di gioia, e anche se si tratta di un tiro moscio viene definito un “golaço”…

Molti bambini, soprattutto fra i più poveri, sognano di diventare grandi campioni per sfuggire alla miseria e dedicano la loro giovane vita a questo obiettivo; anche Recife ha dato i natali a qualche grande campione, come Rivaldo o Juninho Pernambucano che attualmente gioca nella seleção.

Il grande Pelé rappresenta ancora oggi un modello sportivo e umano ineguagliabile, così come il mito del grande Ayrton Senna scomparso proprio a Bologna 10 anni fa. Negli ultimi anni il Brasile, grazie alle vittorie di alcuni campioni che hanno contribuito alla diffusione di altre discipline, ha iniziato ad affermarsi anche in altri sport come il tennis, la ginnastica artistica, il nuoto, la pallavolo e il basket.

Mexico 70: Brasile campione del mondo in piena dittatura militare

Nel 1970 il Brasile del grande Rei Pelé sconfiggeva l’Italia nella finale della Coppa del Mondo a Città del Messico: era l’epoca del cosiddetto miracolo brasiliano. In realtà il paese stava attraversando uno dei più drammatici momenti della sua storia recente.

27 giugno 2006

Si mangia e si beve!

Così come in Italia non si può pensare ad un pasto come si deve senza un piatto di pastasciutta, in tutto in Brasile il piatto più popolare è costituito da riso e fagioli. Ovviamente, stiamo parlando della culinaria “povera”.

In realtà, in Brasile si mangia di tutto. La frutta tropicale presenta differenze anche sostanziali fra il Nord del paese (Amazzonia) e le altre regioni, ma dappertutto sono diffusissimi i succhi naturali prodotti al momento, con o senza l’aggiunta di latte.

Pesce, crostacei e molluschi occupano uno spazio importante sulle tavole sparse negli oltre 8500 Km di coste, e vengono spesso cucinati con l’aggiunta di latte di cocco.

La carne bovina, sia fresca che essiccata, è di qualità eccellente grazie all’allevamento in pascoli estensivi. Negli ultimi anni il costo relativamente economico del pollame ha portato questo tipo di carne anche sulla tavola di molti brasiliani poveri. In alcune regioni, come ad esempio il Nordest, è consumata anche la carne ovina (soprattutto il prelibatissimo montone).

Fra i piatti più conosciuti anche all’estero non possiamo dimenticare la Feijoada (“Fagiolata”); si tratta di un piatto di origine schiava a base di fagioli (rigorosamente neri nella zona di Rio de Janeiro, ma in altre regioni del paese viene preparata con fagioli comuni) e parti poco nobili del maiale (cotenne, lardo, orecchie, coda, zampini ecc.) essiccate o affumicate. Quando i padroni uccidevano il maiale, le parti di scarto venivano recuperate e conservate dagli schiavi sotto sale o sotto affumicatura, per poi essere riutilizzate per preparare questo grande stufato con i fagioli meno pregiati, quelli neri. Il alcune regioni del paese la feijoada è diventata il piatto tipico del pranzo del sabato, rigorosamente ‘innaffiato’ con la famosissima caipirinha. La caipirinha è un drink a base di acquavite di canna (cachaça), zucchero, ghiaccio e limone: buonissima, dissetante ma… attenzione alla gradazione alcolica! Oltre alla cachaça, in Brasile si consuma moltissima birra di produzione locale, a gradazione alcolica medio-bassa e che va bevuta gelatissima; la brasiliana Ambev è attualmente la seconda azienda produttrice di birra del pianeta.

Nel Nordest, durante il periodo delle Festas Juninas, sono tipiche le preparazioni dolci e salate a base di mais, che in questo periodo raggiunge il picco di maggior raccolto nella regione. Per non parlare dei dolci, delle torte e di tutte le preparazioni possibili e immaginabili che richiedano l’impiego dello zucchero: in Brasile il dolce è veramente dolce, al limite dello stucchevole!

26 giugno 2006

Carnevale: non solo Rio

Il carnevale costituisce il momento clou della fine della stagione estiva, un po’ come il nostro Ferragosto; il lungo ponte di carnevale inizia il venerdì sera e termina il pomeriggio del mercoledì delle ceneri, ma in alcune regioni le manifestazioni carnevalesche si estendono per un periodo ben più lungo, avendo inzio subito dopo l’Epifania, e soprattutto sono vissute con molta più intensità. Il carnevale di Rio è senza dubbio il più conosciuto, a causa del Sambodromo, dove la competizione fra le varie “Scuole” che sfilano con i loro lussureggianti carri allegorici e costumi fa ricordare per certi versi le rivalità del nostro Palio di Siena.

Ma il Carnevale di Recife e Olinda può essere definito senza esitazioni il carnevale più popolare e tradizionale del paese. E’ un carnevale di piazza e di strada, dove tutti ballano e si divertono insieme senza distinzioni di alcun tipo e che esiste in questa forma da un secolo e mezzo; negli ultimi 50 anni la città di Recife è stata protagonista di quella che il Guinnes dei Primati ha definito “la più grande sfilata carnevalesca del mondo”. Il “blocco carnevalesco” denominato Galo da Madrugada (Gallo del Mattino) riunisce ogni anno oltre un milione e mezzo di persone in un allegro e rumoroso corteo che si snoda per gli stretti vicoli del centro antico della città.

24 giugno 2006

Festas Juninas

Un paese dalle dimensioni continentali non poteva che esprimere una varietà straordinaria in termini di arte e cultura. Da nord a sud è possibile incontrare manifestazioni molto diverse dell’identità regionale, dal folclore alla musica, dalla gastronomia alle sfumature linguistiche.

Se il samba è più caratteristico della regione di Rio de Janeiro, nel Nordest troviamo altre due danze tipiche: il forrò e il frevo.

Il forrò è un ballo da sala nato nel Nordest che si danza soprattutto in occasione delle feste invernali, dette Festas Juninas, cioè le feste del mese di giugno: da S. Antonio (13/06) a S. Pietro (29/06) passando per il momento clou del giorno di S. Giovanni (24/06), è tutta un’esplosione di feste e di colori, fra tradizionali “Quadriglie” in costume e balli al ritmo, per l’appunto, del forrò suonato con la fisarmonica e il triangolo. Da un punto di vista di antica tradizione antropologica, esse corrispondono grossomodo alle nostre feste dedicate alla celebrazione dell’inverno, del riposo del sole e della natura, che la tradizione cristiana ha fatto coincidere, nella cultura occidentale, al Natale.

Il frevo invece è caratteristico della città di Recife e si balla soprattutto in occasione del Carnevale; si tratta di una danza individuale o di gruppo molto atletica e faticosa ma estremamente spettacolare.

22 giugno 2006

Indios e altre etnie

Studi archeologici recenti indicano che la presenza umana in Brasile risale a circa 50 mila anni fa. I popoli indigeni non accettarono pacificamente la Colonizzazione, ma anzi reagirono in differenti modi, a partire dai propri orizzonti di nativi: dalle guerre alla rielaborazione della cultura del colonizzatore, essi hanno messo in atto strategie di sopravvivenza. La colonizzazione è avvenuta, sì, ma con movimenti simili a quelli delle onde del mare, in un flusso e riflusso determinato dalla resistenza indigena nel corso degli ultimi 500 anni. Oggi essi costituiscono appena l’1% della popolazione, riunita in oltre 140 diverse popolazioni sparse per il paese e diversamente impegnate nelle lotta per il riconoscimento dei diritti sulle loro terre d’origine.

L’altra metà della popolazione è formata quindi da neri e mulatti ed è tra di essi che si registrano i numeri più alti di analfabeti, disoccupati, abitanti delle favelas.

Sebbene la quesione della discriminazione razziale sia ancora alquanto contraddittoria, non si possono per questo sottovalutare le risorse umane di quanti si considerano semplicemente Brasiliani, a prescindere dal colore della pelle. La ricchezza di tante diverse tradizioni viene espressa in forme infinite che vanno dalla musica alla cucina, dalla danza alla più umile delle espressioni artistiche.


21 giugno 2006

Un popolo, molti volti

Dal punto di vista culturale, il Brasile presenta un’enorme varietà di usi e costumi, dovuta alla presenza di più gruppi etnici insediatisi qui da tempo. Se oggi i bianchi (o coloro che si dichiarano tali, visto che questo dato viene raccolto in base ad un’autodichiarazione) rappresentano circa il 50% della popolazione, studi genetici recenti indicano che nelle vene di molti di essi scorre sangue nero ereditato da qualche avo.

I neri raggiunsero il Brasile come schiavi ad opera dei portoghesi, che necessitavano di docile manodopera per le loro coltivazioni.

DIVAGAZIONI STORICHE: LO SCHIAVISMO E LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI

Nella seconda metà del 600 il Nordest del Brasile fu teatro di un importante movimento di rivolta degli schiavi, che fuggivano dalle coltivazioni di canna da zucchero per rifugiarsi in comunità agricole autogestite denominate Quilombos. Il più importante Quilombo fu il Quilombo dos Palmares, a circa 180 Km da Recife, guidato dallo schiavo fuggitivo Zumbì. I Quilombos erano considerati una grave minaccia alla sicurezza e all’economia della zona e furono duramente repressi da truppe di mercenari, tuttavia si hanno notizie di insediamenti che sono sopravvissuti nell’entroterra degli stati del Pernambuco e di Alagoas, e i cui abitanti si dichiarano orgogliosamente quilombolas.

Fino al tardo secolo XIX lo schiavo costituì il pilastro dell’economia e della società brasiliana; lo schiavismo era considerato nell’ordine naturale delle cose e senza di esso l’economia del paese non sarebbe sopravvissuta. Tuttavia la dipendenza dell’impero brasiliano dalla politica economica inglese fece sì che le lotte abolizioniste giungessero fino al Sudamerica, dove il Brasile fu l’ultimo paese ad abolire la schiavitù (1888). Una massa di neri senza casa, lavoro, istruzione né proprietà fu catapultata nel bel mezzo della società brasiliana, trasformandosi ben presto in manodopera a basso costo nelle stesse fattorie per le quali avevano lavorato fino a poco tempo prima come schiavi.

Per diminuire ulteriormente il costo del lavoro, in quello stesso periodo fu favorita l’immigrazione massiccia dall’Europa, soprattutto dall’Italia.



Emancipazione nazionale

Sebbene il contesto fin qui delineato sembri indicare una nuova dipendenza del Brasile dalle logiche e dagli attori dell’economia mondiale, non si può non ricordare il ruolo da esso svolto in occasione della conferenza intergovernativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio del 2003 (Cancùn). In tale circostanza infatti il Brasile si è posto a capo di un nutrito schieramento di Paesi in Via di Sviluppo, che hanno finalmente fatto sentire la propria voce ai “grandi” del mondo su ciò che significa per loro Globalizzazione.

Il Brasile è stato fra i principali promotori dei primi Forum Sociali Mondiali, ospitati nella capitale dello stato del Rio Grande do Sul, Porto Alegre (World Social Forum 2001, 2002 e 2003). Ricordiamo inoltre l’importante ruolo svolto, accanto al Sudafrica, nella lotta contro la tutela dei brevetti relativi ai medicinali anti-AIDS, con l’obiettivo di renderne accessibili i prezzi.

19 giugno 2006

Il problema del debito

Il debito estero del Brasile ammontava, da calcoli di febbraio 2004, a circa 250 miliardi di dollari; negli ultimi anni si è quasi ottuplicato, così come sono aumentati gli interessi su di esso, che da soli assorbono la quasi totalità del PIL. Come conseguenza di tutto ciò il Brasile ha dovuto accettare, come tanti altri paesi del Sud del mondo, le condizioni imposte da Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale in cambio dei prestiti concessi. Politiche neoliberiste sono state richieste progressivamente proprio per garantire il rimborso dei creditori, privatizzazioni e liberalizzazioni sono diventate le nuove parole d’ordine, mentre la spesa sociale è stata ridotta dai governi che dovevano rispondere a queste nuove priorità.


DIVAGAZIONI STORICHE: LE ORIGINI DEL DEBITO ESTERO
Il 7 settembre 1822 Dom Pedro I, figlio del Re del Portogallo Dom João VI, proclama l’indipendenza del Brasil. A differenza delle altre colonie latinoamericane, che ottennero l’indipendenza attraverso la partecipazione popolare alla lotta animata da leaders come Simón Bolivar, Josè di San Martin o Josè Sucre, per il Brasile si tratta di un’indipendenza realizzata dall’élite, dalla nobiltà portoghese e dai nuovi ricchi.

Il Brasile, unico fra le ex colonie del Sudamerica a non diventare subito repubblica, diventa un Impero, al cui comando sta il discendente della corona portoghese.

Ora, questa “indipendenza”costò al Brasile due milioni di sterline, tanto quanto il Portogallo doveva all’Inghilterra. In pratica, il Brasile “indipendente” ereditò dal Portogallo non solo l’imperatore, ma anche il debito estero. Gli storiografi più polemici preferiscono parlare di ‘vendita’ che di conquista dell’indipendenza.

18 giugno 2006

Una spina nel fianco: il turismo sessuale

Sarebbe ipocrita nascondere questa piaga che affligge il paese, e soprattutto la regione nordest. In qualunque periodo dell’anno, negli aeroporti di Recife, Fortaleza, Natal e altre città dotate di scali internazionali, è facile imbattersi in gruppi di uomini di tutte le età appena sbarcati da voli charter organizzati da compagnie private. Sono soprattutto italiani e tedeschi a caccia di avventure a basso costo economico, ma a quale costo umano? Possiamo davvero biasimare ragazze e ragazzi che, privi di una speranza per il futuro, si lasciano abbindolare dalle facili promesse di persone sessualmente frustrate, e riescono a guadagnare in una settimana quello che lavorando ‘onestamente’ otterrebbero in tre o quattro mesi?

La Polizia Federale porta avanti da anni una campagna mirata a combattere il turismo sessuale, e in particolar modo le bande criminali che sfruttano bambini e bambine di età veramente al di sotto di qualsiasi ipotesi di 'capacità di intendere e di volere'.
Viene davvero da domandarsi quali problemi psicologici, affettivi e sessuali abbiano gli uomini italiani, visto che alimentano questo commercio inqualificabile con la loro presenza e i loro euro.
La speranza è che la lotta alla prostituzione infantile e al turismo sessuale, coniugata ad un autentico sviluppo umano ed economico del paese, possano nel giro di qualche anno trasformare questo crimine orrendo in un fenomeno decisamente marginale.

Il turismo, una grande risorsa

Un altro elemento importante dell’attuale economia brasiliana è costituita dal turismo; negli ultimi anni infatti si è rafforzato questo importante settore che, in alcune regioni come ad esempio il Nordest, è diventato il traino dell’economia locale. A Recife, Fortaleza, Natal, Salvador possiamo trovare spiagge bellissime, un’infrastruttura in rapido sviluppo e un clima estivo praticamente per 12 mesi all’anno, ma anche la possibilità di un turismo meno balneare e più culturale grazie alla valorizzazione del patrimonio artistico. La meravigliosa città di Olinda, prima capitale dello stato del Pernambuco quando il porto di Recife non si era ancora trasformato in una fervente città commerciale, è stata dichiarata dall’UNESCO Partimonio dell’Umanità negli anni 80. Il centro di Recife, costruito sulla foce dei fiumi Capibaribe e Beberibe, è anch’esso estremamente suggestivo con i suoi numerosi ponti, edifici antichi e chiese sei e settecentesce. Nell’isoletta che costituisce il centro della città antica si trovano anche le rovine della più antica sinagoga delle Americhe, costruita da ebrei olandesi nel 600 che, dopo la cacciata dal Pernambuco, navigarono fino al nord per insediarsi niente meno che in quella che sarebbe poi diventata la Nuova York…

Non solo spiagge

Sono numerosissime in Brasile le località interessanti da un punto di vista turistico (e non potrebbe essere altrimenti, viste le dimensioni continentali del paese!), ma mi limerò a citare le più suggestive, come a tracciare un itinerario di ciò che non può non essere visto se si fa un viaggio in Brasile. Innanzitutto una delle meraviglie del mondo, cioè le Cataratte di Foz di Iguaçu al confine sud con l’Argentina e il Paraguay, uno spettacolo mozzafiato che non può essere descritto a parole. Poi, proseguendo in direzione nord, la spettacolare città di Rio de Janeiro, affacciata su un golfo così ricco di insenature e isolette da aver fatto credere ai primi navigatori portoghesi di essere una baia fluviale; le città storiche dello stato di Minas Gerais testimoni della ricchezza del ciclo dell’oro e dei diamanti; l’architettura moderna di Brasilia. Al Nord, non possiamo non citare la foresta amazzonica, con il più ricco patrimonio naturale e la più straordinaria biodiversità del pianeta; al suo interno, la città di Manaus con il famoso teatro costruito nel XIX secolo con marmi e materiali trasportati dall’Europa quando la città fu oggetto di uno spaventoso boom economico dovuto alla produzione di caucciù; da Manaus partono le escursioni fluviali fino all’Incontro delle acque, dove le acque fangose e marroni del Rio Solimões si incontrano con quelle scure del Rio Negro e per chilometri non si mescolano, fino a fondersi nell’unico corso del Rio delle Amazzoni. Dopo 5 giorni di navigazione (o due ore di volo) si raggiunge la città di Belém costruita sulla foce del fiume dal maggior bacino idrografico del mondo, e dove tutti i giorni intorno alle 14, immancabilmente, piove! Ritornando a scendere verso il litorale del Nordest troveremo la città storica di São Luís, la capitale dello stato del Maranhão costruita durante una breve presenza francese in Brasile nel diciassettesimo secolo, e poi via via un susseguirsi di spiagge incantevoli inframezzate dalle gradi città citate poc’anzi. Infine, sempre nel Maranhão, il Parque dos Lençóis: chilometri e chilometri di dune che si stendono fra il mare e il margine del Rio da Preguiça, dando vita a un paesaggio idrogeologico di sabbia e lagune unico al mondo.

Le località che ho citato rappresentano appena un assaggio della ricchezza e varietà turistica del Brasile; non se ne abbiano a male gli amici di São Paulo, della Bahia, di Florianópolis, della Serra Gaúcha e delle tante altre perle brasiliane. Un blog non è una guida turistica...

16 giugno 2006

Non solo agricoltura

Anche se la questione agraria costituisce uno dei caratteri più importanti del volto odierno del Brasile, occorre citare qualche altra informazione per fare luce su un quadro così complesso.

Dal punto di vista dell’economia, il Brasile è oggi il principale produttore mondiale di soia (anche transgenica) e, più in generale, il quarto maggior esportatore di beni alimentari al mondo (le colture principali dopo la soia sono canna da zucchero e caffè). E’un paese autosufficiente dal punto di vista energetico, date le riserve di petrolio. Il settore industriale più sviluppato è quello agroalimentare, ma sono presenti anche numerose industrie metalmeccaniche (soprattutto automobilistiche: FIAT, General Motors, Toyota, Renault, Wolksvagen….) ed elettroniche, queste ultime nella zona franca di Manaus, in Amazzonia.

Il Brasile è comunque importante nell’economia mondiale come riserva di manodopera a basso costo. Sono assai numerose le imprese multinazionali che hanno una loro sede qui (comprese Parmalat, Nestlé e altri colossi del mercato globale). Ora, è facile immaginare gli effetti che questo fatto può produrre sull’economia locale. Contro gli argomenti a favore, secondo cui queste imprese sarebbero delle benefattrici che creano posti di lavoro per la povera gente e aumentano la produzione finalizzata all’esportazione, si può citare il loro ruolo nel fallimento delle imprese locali incapaci di reggere a tale concorrenza, o ancora il fatto che dei guadagni realizzati poco o niente viene reinvestito in loco.

DIVAGAZIONI STORICHE: L'ECONOMIA COLONIALE

Se fino alla metà del ‘600 la produzione e l’esportazione della canna da zucchero costituiscono l’asse principale dell’economia della colonia, nella seconda metà del XVII secolo l’interesse si sposta verso l’oro e le pietre preziose. Per circa 200 anni l’attività mineraria diviene il vero fulcro dell’economia coloniale, sviluppandosi soprattutto nell’entroterra della regione del sud-est, denominata appunto delle Minas Gerais, le miniere generali. Al sovrano portoghese, che nel frattempo ha riacquistato la corona, spetta il 20% della produzione mineraria. Si racconta che l’evasione fiscale rappresentasse all’epoca circa il triplo del cosiddetto “quinto” inviato alla corona.

Ma già verso la fine del XVIII secolo lo sfruttamento delle miniere comincia ad entrare in crisi e ad essere soppiantato economicamente dalla produzione del caffè che, nella prima metà dell’800, si sviluppa soprattutto nella regione di Rio de Janeiro e più in generale nel sudest del paese. Se la crisi delle produzioni minerarie rallenta notevolmente il commercio internazionale degli schiavi, l’exploit della produzione di caffè vede la rinascita dello schiavismo.

15 giugno 2006

Il problema agrario

Il Brasile possiede a tutt’oggi il maggior latifondo del pianeta (4,5 milioni di ettari); a fronte di 27.556 latifondisti che possiedono il 43% delle terre del paese, ci sono 4,6 milioni di famiglie di senza terra. Una delle conseguenze più gravi del latifondo è la scarsa utilizzazione della terra, per cui solo una minima parte di essa è effettivamente destinata ad attività agricole. I dati dell’ultimo censimento agricolo dell’IBGE mostrano come l’agricoltura cosiddetta familiare (meno di 100 ettari) sia in realtà molto più efficiente in termini sia economici che sociali. E’ da quest’ultima infatti che provengono cibo e lavoro, mentre va sottolineato che buona parte delle grandi proprietà terriere del Brasile sono in mano a compagnie straniere. Ma i brasiliani non si sono dimostrati spettatori passivi, dando vita all’importante Movimento dei Senza Terra (Movimento dos Sem Terra, MST), divenuto il simbolo mondiale della lotta contadina per la terra. La situazione permane comunque grave e caratterizzata da un lato dalle richieste sempre più pressanti al governo affinché realizzi la riforma agraria prevista nella Costituzione dell'88, dall’altro dall’aumento della conflittualità nelle campagne.

Il MST aveva nutrito la speranza che sotto il governo di Lula avvenisse un cambiamento radicale di questa situazione. In realtà, poiché Lula ha in mano il governo ma non la maggioranza in parlamento, parlamento che vede fra l'altro la presenza di una forte lobby di proprietari agricoli, realizzare interventi radicali a scapito della grande proprietà terriera non è stato, almeno fino ad ora, possibile. Tuttavia nel primo quadriennio di governo del PT sono stati realizzati numerosi interventi infrastrutturali negli ‘assentamentos’, cioè nelle terre già confiscate e affidate ai ‘sem terra’. La strada da percorrere prima che la situazione agraria brasiliana raggiunga un equilibrio accettabile fra grandi proprietari, mercato e piccoli coltivatori è ancora molto lunga…

14 giugno 2006

Un paese in bilico fra sviluppo e sottosviluppo

Una delle cause principali del sottosviluppo del Brasile è la cattiva distribuzione del reddito, per cui una minoranza di ricchissimi convive (ben poco volentieri, si dovrebbe aggiungere,viste le forme di esclusione sociale realizzate in questi anni) con una massa di poveri al limite, ma spesso purtroppo anche al di sotto, della miseria.

Le origini di questa concentrazione del reddito nelle mani di pochi fortunati risalgono a quelle che sono le “eredità storiche” di questo paese, prima fra tutte le caratteristiche del regime coloniale, che, a questo proposito, possono essere riassunte con una parola: latifondo.


DIVAGAZIONI STORICHE: IL LATIFONDO

Sebbene i portoghesi siano giunti in Brasile nel 1500, l’occupazione territoriale ha inizio solo a partire dal 1530. Il Brasile viene diviso in enormi zone, ognuna delle quali affidata a membri della media nobiltà portoghese o a “donatari”, che ne ricevevano dal Re del Portogallo il diritto allo sfruttamento tramite l’attribuzione di poteri civili, amministrativi e tributari. Tali territori erano trasformati in veri e propri feudi. La sorte dei portoghesi che si erano insediati in Brasile dipendeva dalla loro capacità di produrre beni che potessero essere esportati e venduti in Europa: lo zucchero era uno di questi, per la qualità del terreno e del clima presenti soprattutto nelle zone di Bahia e Pernambuco. A tale fine, poiché gli indigeni non si sarebbero sottomessi alle dure condizioni di lavoro imposte dalla coltivazione della canna e dalla sua trasformazione in zucchero, questo problema di manodopera fu risolto con l’impiego di schiavi. Anche il traffico negriero divenne pertanto un importante elemento dell’economia dell’epoca.

La città di Recife* nasce come zona portuale della bellissima Olinda, fondata nella seconda metà del 500 e prima capitale del Pernambuco, ove risiedevano i proprietari delle terre.


DIVAGAZIONI STORICHE: IN EUROPA, NEL FRATTEMPO...

In seguito ad una crisi dinastica, il Portogallo diventa ‘feudo’ della Spagna (Unione Iberica, 1580) mentre l’Olanda conquista la propria indipendenza. Ripetendo quanto fatto in precedenza con le colonie orientali del Portogallo, l’Olanda fonda la Compagnia delle Indie Occidentali e parte all’attacco delle colonie africane e americane che erano sotto l’egemonia delle corone iberiche.

Il dominio olandese in Brasile si concentra soprattutto nell’area di Recife* ad opera del governatore Maurizio di Nassau, le cui opere di urbanizzazione costituiscono ancora oggi un importante elemento della struttura della città. Gli olandesi vengono espulsi definitivamente dalla città nel 1654, dopo 24 anni di dominio.


*Recife è la capitale dello stato del Pernambuco, nel Nordest, ed è stata la mia 'città d'adozione'.


13 giugno 2006

I brasiliani

Su 180 milioni circa di abitanti, la popolazione con meno di 18 anni d’età corrisponde al 38% (68 milioni), mentre quella con più di 65 anni d’età al solo 5,5% (10 milioni, dati censimento IBGE 2000). Viene naturale fare un confronto con l’Italia, la quale, oltre ad avere una popolazione totale assai più esigua, presenta una quota di popolazione sotto i 18 anni molto simile a quella sopra i 65 (entrambe si aggirano intorno ai 10 milioni, dati ISTAT 2004). L’aspettativa di vita alla nascita è di 67,8 anni, mentre il tasso di alfabetizzazione adulta è pari all’87,3%. La popolazione brasiliana è molto più concentrata nelle città che in campagna. Sono infatti circa 140 milioni i Brasiliani che affollano le metropoli del paese, circa il 77% della popolazione totale. Malgrado il massiccio spostamento dalle campagne alle città abbia storicamente rappresentato il tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita, permane in Brasile una situazione nella quale un lavoratore su quattro riceve fino ad un salario minimo al mese (300 reais, pari circa a 85 euro), più della metà dei lavoratori fino a due salari. In compenso, il 2,6% della popolazione guadagna più di 20 salari minimi al mese.

Eppure il Brasile ha un Pil che si aggira sui 587 miliardi di dollari...

Parliamo di Brasile

A partire da oggi pubblicherò a puntate il testo di un piccolo 'dossier' preparato un paio d'anni fa ad uso della Scuola di Pace del mio quartiere che, all'epoca, aveva un progetto di cooperazione decentrata con questo paese.

Informazioni generali

superficie : 8.514.215 km²
abitanti : 180.000.000 circa
densità : 20 abitanti/km²
forma di governo : Repubblica Federale di tipo presidenziale (26 Stati + Distretto Federale)
capitale : Brasilia ( 2.043.000 abitanti )
lingua : portoghese
moneta : real brasiliano

(i dati statistici e demografici sono stati raccolti sul sito dell'IBGE - Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística - www.ibge.gov.br)



12 giugno 2006

La storia dall'inizio

Ma che ci sei andata a fare in Brasile? Me lo domandano in tanti.
Ho lavorato come volontaria in progetti di sviluppo promossi da ONG italiane; sono partita nel settembre del 91 e sono rientrata definitivamente in Italia nella primavera del 2003.
Ho vissuto nell'interno dello stato di Alagoas, in una cittadina di 20 mila abitanti chiamata Matriz de Camaragibe; poi a Goiânia, capitale dello stato del Gioás; infine a Recife, la capitale dello stato del Pernambuco, culla della cultura nordestina.
È Recife la città a cui sento di appartenere, anche se è a Matriz che ho intessuto le relazioni umane più profonde. Ma sempre di Nordest si tratta.
Nei prossimi giorni posterò qualche brano delle lettere che spedivo ai miei amici e familiari durante la mia permanenza in Brasile, sempre che abbiate voglia di leggere.
A presto