06 marzo 2009

C'è Vescovo e vescovo...


Penso che Dom Helder Camara si stia rivoltando nella tomba alla notizia che il suo successore alla diocesi di Olinda e Recife, l'arcivescovo Dom José Cardoso Sobrinho, ha scomunicato i medici che hanno aiutato ad abortire una bambina di 10 anni incinta di due gemelli a causa degli abusi del patrigno. Ma c'è poco da sorprendersi, considerato il personaggio.
Nell'introduzione a "Roma, due del mattino" ho scritto qualcosa su di lui. Lo ricopio, per capire meglio il carattere strenuamente reazionario di costui.

Il 10 aprile 1985, colpito dalla regola che lui stesso aveva contribuito a creare e che prevedeva l’allontanamento dal servizio pastorale al raggiungimento dei 75 anni di età, Dom Helder Camara si ritira dal governo dell’arcidiocesi di Olinda e Recife e si trasferisce presso la minuscola e periferica Igreja das Fronteiras (Chiesa delle Frontiere), dove risiederà fino alla sua morte. Il suo successore e attuale arcivescovo di Olinda e Recife, Dom José Cardoso Sobrinho, non condividendo la sua linea pastorale e politica, nel giro di pochi anni provvede allo smantellamento di una discreta parte delle iniziative di formazione religiosa e di promozione sociale avviate dal predecessore, generando grande amarezza nella comunità dei fedeli e plateali gesti di protesta da parte del clero locale. Ricordiamo a questo proposito il Seminario Regionale del Nordest (Serene II) e l’Istituto di Teologia di Recife (ITER), entrambi chiusi nel 1989. Si trattava di istituzioni che promuovevano la formazione del clero e del laicato locale tramite lo studio accademico e il confronto con le realtà popolari delle periferie urbane, delle favelas, delle comunità rurali e delle CEB. Anche la Commissione Giustizia e Pace, fondata nel 1977, viene eliminata dall’organigramma arcidiocesano ma, grazie alla tenacia dei suoi integranti, sopravvive tuttora come ONG, benché svincolata dall’istituzione ecclesiastica.

Dom José è vicino al pensionamento, per fortuna. Non ha voluto avviare presso il Vaticano la pratica di canonizzazione di Dom Helder, il suo predecessore, malgrado le sollecitazioni ricevute da più parti. "Ci penserà chi verrà dopo di me", pare abbia risposto al prelato di Roma che lo interpellava in tal senso. Girano strane voci anche su certi usi non proprio trasparentissimi di fondi appartenenti all'arcidiocesi, quegli stessi fondi che Dom Helder investiva fino all'ultimo centesimo nelle opere in favore dei più poveri e degli emarginati.
C'è Vescovo e vescovo. C'è chi è capace di stare vicino alla gente ed empatizzare con i problemi reali e chi si attacca al rigore normativo teorico per difendere posizioni francamente indifendibili, o quanto meno inopportune. C'è chi sa riconoscere quando è il momento di tacere e chi non perde mai una buona occasione per stare zitto.