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24 maggio 2013

Portoghese brasiliano a Bologna: corso superintensivo luglio 2013

Repetita juvant...
State organizzando le vostre ferie estive in Brasile e vi preoccupa l'idea di non parlare la lingua?

Nessun problema. Ci vediamo a luglio per una settimana di introduzione alla comunicazione di base in lingua portoghese.
Da lunedì 15 a venerdì 19 luglio, tutte le sere dalle 19 alle 22 per un totale di 15 ore. Informazioni cliccando sull'immagine del volantino qui sotto, pre-iscrizioni al solito indirizzo che trovate nella colonna di destra in questa pagina.


15 febbraio 2013

Corso di portoghese brasiliano a Bologna

State seguendo Sanremo? Siete curiosi di sapere chi è Tom Jobim, quello che secondo Elio e le Storie Tese "non ha avuto le palle di perseguire un obiettivo, non ci ha creduto fino in fondo"?
Siete ancora in tempo per iscrivervi al corso di lingua e cultura brasiliana presso il Circolo Arci Benassi di Bologna! Alcune persone si sono ritirate all'ultimo momento e quindi sono rimasti dei posti liberi sia nel corso delle 19 che in quello delle 21. La lezione che avete perduto non la pagherete, ma fatevi vivi entro il 20 febbraio.

Per informazioni scrivete all'indirizzo che trovate nella colonna qui a destra.

La canzone di Elio e il samba di Jobim, invece, li trovate cliccando qui sotto:

La canzone mononota - Elio e le storie tese.

Samba de uma nota só - Tom Jobim

(un ringraziamento particolare a Daniela B. aka Ladra di Caramelle, lei sa perché)

01 febbraio 2011

Bologna: torna il consolato itinerante

Venerdì 4 e sabato 5 febbraio torna a Bologna il Consolato Itinerante. Riporto il testo della comunicazione che ho ricevuto da AIBM (Associazione Italo-Brasiliani nel Mondo), sperando di fare cosa gradita agli amici brasiliani o italiani che dovessero averne bisogno.

Il Ministero degli Affari Esteri brasiliano per mezzo del Consolato Generale in Milano sta promuovendo un’iniziativa di interesse per la comunità brasiliana in diverse città del nord d’Italia.
Il Consolato si recherà in missione presso la città di Bologna nei giorni 04 e 05 febbraio 2011 per offrire servizi consolari a cui solitamente si può accedere presso la sede di Milano (escluso passaporto e visti).
Vi facciamo preghiera di voler pubblicizzare in loco tale evento secondo le Vostre possibilità e condivisione dell’iniziativa.
Il Consolato Itinerante sarà ospitato a Bologna presso AIBM - Associazione Italo-Brasiliani nel mondo, Bologna, in via Solferino n.32/A, e funzionerà secondo il seguente orario: venerdi 04 febbraio dalle 9 alle 17, e sabato 05 febbraio dalle 9 alle 15.
Per maggiori dettagli sull’evento e i servizi, accedere al sito www.brasilemilano.blogspot.com.

25 gennaio 2011

E il blog sbarca su Mate de Coca

Pausa "Mate" in America latina: così recita il sottotitolo del blog Mate de Coca di cui "Brasil, meu amor" è diventato partner.
Si tratta di un blog gestito dal tour operator Ruta 40 che organizza viaggi in America Latina (con uno spazio dedicato al turismo responsabile). Dicono che sceglieranno di volta in volta post ritenuti interessanti, per "aumentare la consapevolezza nelle persone per un turismo rispettoso che non è però legato ai campi di lavoro o altre esperienze simili" [...], in un'esperienza "che sia 'vera', 'sincera' eppure 'differente' da quello che si sente e si trova in giro". Effettivamente mi sembra che il contenuto di questo blog abbia a che vedere con le intenzioni degli amici di Mate de Coca, quindi ben volentieri ricambio il favore dedicando loro questo post.
P.S. Mi trovate nella sezione bloggers partners.


31 dicembre 2010

Il caso Battisti: una lettura alternativa

Mi scuserete il doppione, anzi il triplone, visto che ho già parlato l'anno scorso per ben due volte. Ma in questi giorni alla radio e per televisione ne ho sentite di tutti i colori. La notizia ufficiale non è ancora stata comunicata ma pare proprio che Lula sia intenzionato a concedere a Battisti la possibilità di rimanere in Brasile come rifugiato politico. Sarebbe l'ultimo gesto ufficiale del suo mandato prima dell'insediamento di Dilma Roussef.

Nessuno fra i giornalisti che ho letto e ascoltato ha ricordato il caso Cacciola, a mio parere determinante alla costruzione di quello che considero più che altro un caso diplomatico.
Nel 2000 un banchiere brasiliano di origine italiana (e quindi titolare di doppio passaporto) portò alla bancarotta la sua banca (Makra) e fece perdere 500 milioni di dollari alle centinaia di risparmiatori che in quell'istituto avevano investito i propri beni; tutto questo, dopo aver ricevuto nel 1999 l'aiuto del Banco Central. Salvatore Cacciola, questo il suo nome, fu accusato frode e bancarotta fraudolenta, ma nel frattempo era fuggito in Italia. Il governo brasiliano, allora presieduto da Fernando Henrique Cardoso, ne chiese l'estradizione per poterlo processare. Ma l'Italia la negò, poiché Cacciola è anche cittadino italiano e quindi, secondo la nostra giustizia, malgrado fosse stato già condannato a 13 anni di carcere per peculato, godeva del diritto di risiedere nel nostro paese. Qui gli esperti di diritto potranno dire se tale motivazione è sufficiente, fatto sta che il Brasile non mandò giù il fatto che un criminale che aveva ridotto sul lastrico piccole e medie imprese, ma soprattutto migliaia di famiglie a esse collegate, sfruttando per giunta il denaro pubblico, potesse fare la bella vita nel nostro paese (e la faceva, la bella vita: vita da ricco, coi soldi sottratti illegalmente in Brasile).
Cocciola fu arrestato nel 2007 perché se ne era andato a fare un giretto nel Principato di Monaco: fuori dall'Italia, l'Interpol lo poté arrestare e il principe Alberto concesse immediatamente l'estradizione. Attualmente Cacciola è in carcere in Brasile, dove sta scontando la sua pena.

Ora, è ovvio che ufficialmente di queste cose non si possa parlare. Ve la immaginate una diplomazia che dice: "siccome voi non avete estradato in criminale nostro, ora noi non estradiamo il vostro"? E allora, per giustificare una decisione così controversa, si fa appello al fatto che i difensori di Battisti sostengono che il terrorista non abbia avuto un processo giusto. Gli stessi difensori hanno riferito le vicende di Cucchi e degli altri detenuti morti in carcere in Italia,  insinuando che Cesare Battisti potrebbe fare una brutta fine. 
Va ricordato che il nostro paese in questo momento "gode" di un'immagine abbastanza negativa all'estero, grazie a un presidente del consiglio che si fa le leggi su misura e a un partito di governo che fa dell'intolleranza e della reazione violenta una delle sue bandiere, contando al proprio interno personaggi capaci di rammaricarsi se un avversario politico caduto dalle scale non si è fatto male (notizia di oggi, parole di un consigliere leghista di Varese, Marco Pinti: ""Ho appena sentito al telegiornale che Nichi Vendola è stato svegliato nel cuore della notte da alcuni manifestanti del Pdl ed è caduto dalle scale. Purtroppo non ha avuto danni permanenti"); grazie a un parlamento in cui ci si prende a botte, grazie a leggi sull'immigrazione che penalizzano anche chi sta solo cercando una vita migliore e a tale scopo lavora onestamente; grazie ai crolli di Pompei e alla chiusura di teatri prestigiosi; grazie a... mi fermo, vai.

Non voglio giustificare un'eventuale decisione di Lula a favore dello status di rifugiato politico concesso a Battisti: non voglio e non posso giustificarla. Però arrivo a capirne le motivazioni.
Questo post è in risposta a chi recentemente mi ha chiesto un'opinione sui fatti. Come tutte le opinioni, è personale e discutibile. Ma mi sembrava giusto mettere a vostra disposizione qualche elemento in più, nell'attesa di sapere se la decisione di Lula sarà effettivamente favorevole al terrorista omicida o se è stata tutta una strategia per tenerci sulla graticola e mostrare i muscoli.
Lo sapremo fra poche ore.

Ore 14: la notizia è arrivata, Battisti non sarà estradato. Amen.

21 dicembre 2010

C'è diploma e Diploma

Lo scorso 17 dicembre Dilma Roussef ha ricevuto il Diploma di Presidente della Repubblica nella tradizionale cerimonia denominata, per l'appunto, diplomação.
Il Diploma costituisce l'attestazione ufficiale della vittoria alle urne e viene stampato dalla zecca di stato (Casa da Moeda do Brasil) in triplice copia: una resta nelle mani del presidente eletto, una rimane agli atti del Superior Tribunal Eleitoral e la terza viene inoltrata agli archivi della Presidenza della Repubblica.
Ricordo ancora con immensa emozione la cerimonia di diplomação del Presidente Lula, 8 anni fa. Fu trasmessa in diretta dalla tv Globo e, siccome quel pomeriggio mi trovavo a casa, potei assistere dal vivo. Del discorso pronunciato dal presidente-operaio (lui sì, lo è stato veramente, non come certi personaggi nostrani che millantano esperienze mai fatte - ogni riferimento a fatti o persone realmente esistiti è da considerare assolutamente voluto) ricordo in particolare la frase di chiusura pronunciata con la voce rotta dalle lacrime, che mi colpì tantissimo e mi fa ancora rabbrividire quando ci penso. 
Se havia alguém no Brasil que duvidava que um torneiro mecânico, saído de uma fábrica, chegasse à Presidência, 2002 provou o contrário. E eu, que durante tantas vezes fui criticado por não ter um diploma de nível superior, recebo agora meu primeiro Diploma: o de Presidente da República do meu país. ("Se in Brasile qualcuno dubitava che un tornitore meccanico, uscito da una fabbrica, arrivasse alla Presidenza, il 2002 gli ha dimostrato il contrario. E io, che tante volte sono stato criticato perché non ho un diploma di laurea, ricevo ora il mio primo Diploma: quello di Presidente della Repubblica del mio paese").
Molto diverso il tenore del discorso di Dilma. "Ricevo questo Diploma con gioia ed umiltà e un'enorme slancio a impegnarmi con ogni sforzo per ricambiare la fiducia ricevuta nelle urne. Onorare le donne, prendermi cura dei più fragili e governare per tutti è ciò che mi muove e mi stimola al lavoro dei prossimi anni... Avrò cura della stabilità economica e degli investimenti così necessari alla crescita e all'occupazione... Difenderò sempre la libertà di manifestazione, quella di stampa e quella di culto... Riaffermo che nessuna strategia politica o economica è effettiva se non si riflette concretamente sulla vita di ciascun lavoratore e lavoratrice, di ciascun imprenditore, di ciascuna famiglia e di tutte le regioni di questo nostro immenso e generoso paese..."
E poi la chiusa: "In questo momento, in cui ricevo il Diploma più elevato della democrazia, voglio condividerlo con ogni brasiliano e soprattutto con ogni brasiliana e dico che, per il Brasile, conto su tutti e su tutte, ma che tutti e tutte possono contare su di me".
(traduzione fatta al volo mentre ascoltavo il discorso su Youube, portate pazienza se l'italiano è un po' zoppicante).
Ecco il video (23 min), per chi ha voglia di assistere a tutta la cerimonia.


(Di questi tempi, assistendo alla decadenza politica e culturale dell'Italia, persino una democrazia giovane come quella brasiliana è in grado di suscitare invidia, insieme alla profonda nostalgia per quello che il nostro paese è stato neanche tantissimi anni fa, per quello che il nostro paese potrebbe ancora tornare a essere...)

28 novembre 2010

Le forze dell'ordine "espugnano" la favela del Morro do Alemão

(Ultim'ora: ore 14:15)
Questa mattina le forze dell'ordine (Polizia, Marina ed Esercito), con l'ausilio di mezzi pesanti come i carri armati, sono riuscite a entrare nella favela del Morro do Alemão, uno dei nuclei più resistenti della criminalità organizzata e del traffico di droga. Il Bope (Batalhão de Operações Policiais Especiais) è penetrato nei punti nevralgici della favela e nel momento in cui vi scrivo sono previste nuove incursioni. Non tutti i criminali sono stati identificati, pochissimi si sono arresi e, stando alle notizie che sto ascoltando dal vivo da un canale televisivo brasiliano, inizieranno a breve le operazioni di rastrellamento per l'identificazione e l'arresto di boss e trafficanti. L'ospedale Getúlio Vargas è pronto a ricevere eventuali feriti, mentre un vero e proprio ospedale da campo per l'emergenza è stato installato nei pressi della favela. A quanto dicono i mezzi d'informazione, stamattina non ci sono stati ancora feriti, nonostante le sparatorie.
Un amico che abita a Rio mi ha scritto pochi minuti fa su facebook che "qui a Rio abbiamo tutti la sensazione che nella vita di questa città stia avendo inizio una nuova fase". Lo auguro di cuore a tutti gli amici di Rio e del resto del Brasile, anche se la situazione non è semplice e ci vorrà molto tempo per risolvere il problema per davvero. Ma, come sono solita dire, la maratona comincia col primo passo. Auguriamoci solo che non debba essere versato troppo sangue, che troppi innocenti non abbiano a pagare il prezzo di un'operazione indubbiamente necessaria.
Staremo a vedere. Fra qualche settimana il bilancio provvisorio, fra qualche mese il bilancio definitivo...

24 novembre 2010

E Lula diventa un fumetto

La casa editrice Sarandi, nell'ambito del progetto intitolato "Storia del Brasile a fumetti", lancia in questi giorni la collana dedicata ai brasiliani illustri. Il primo numero è dedicato, come c'era da aspettarsi, al presidente uscente Luiz Inácio Lula da Silva. Il testo è di Toni Rodrigues, scrittore per l'infanzia e autore di fumetti. I disegni, invece, sono del veterano Rodolfo Zalla, uno dei più famosi illustratori viventi di albi a fumetti. Zalla è di origini argentine e ha 80 anni. La casa editrice, che si occupa prevalentemente di libri didattici, ha messo in circolazione 37 mila esemplari dell'albo a un prezzo di 4,95 Reais (poco più di 2 euro per 48 pagine a colori).
Prendendo spunto dagli elogi ricevuti in occasione del G-20 dell'aprile 2009 da Barak Obama, che lo definì "l'uomo politico più popolare della terra", l'albo ripercorre gli episodi più salienti della vita personale e pubblica di Lula.
Chiude il volume una lettera con la quale il presidente in persona si congeda dai lettori affermando che la storia della sua vita rappresenta quella di molti brasiliani anonimi e privi di opportunità, e ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile il successo del suo governo, dal più umile dipendente statale, ai ministri, alla moglie Marisa.
"Malgrado ci sia ancora molto da fare, concludo il mio mandato con la sensazione di aver fatto il mio dovere e con la certezza che le pagine in bianco del nostro futuro saranno riempite da uomini e donne che non rinunciano mai e che hanno conquistato il diritto a una vita dignitosa".

08 novembre 2010

Al voto i Brasiliani nel mondo

Fino a domani 9 novembre i brasiliani residenti all'estero hanno la possibilità di votare i propri rappresentanti.
I candidati residenti in Italia sono numerosi, fra i miei amici virtuali ce ne sono due: Barbara Bueno, conosciuta su facebook, ed Ester Luciani, presidente dell'Associazione Italo-Brasiliani nel Mondo a Bologna, che ringrazio per avermi segnalato questo importante appuntamento per i brasiliani residenti all'estero.
Gli interessati possono trovare qui tutte le informazioni del caso.

02 novembre 2010

Donne al potere: Dilma Roussef eletta Presidente della Repubblica

So che molti dei miei lettori aspettavano un intervento sull'elezione di Dilma, e mi scuso per il ritardo dovuto ad altri impegni.
In questi giorni, il mio ricordo è andato inevitabilmente a 8 anni fa, a quel 27 ottobre 2002 in cui Lula si affermò al secondo turno delle più emozionanti elezioni a cui mi sia capitato di assistere. Anche allora il candidato sconfitto fu José Serra. Anche allora andò al potere un personaggio dalle caratteristiche senza precedenti: un autentico uomo del popolo, un operaio le cui origini erano da cercare nel Brasile scalzo, affamato, senza erudizione. Ma un Brasile dotato di intelligenza e sapienza.
Oggi celebriamo la vittoria di una donna, Dilma Roussef. Sembra una cosa banale e scontata, ma non lo è. È un momento storico che segnerà senza possibilità di ritorno la fisionomia politica del più importante paese del Sudamerica. Una donna alla presidenza di un paese a cultura ancora fortemente machista. Una donna alla guida del 5º paese più esteso del mondo, dell'8º economia più importante del mondo. Una donna al governo di quasi 200 milioni di cittadini.
Le stesse parole pronunciate nel suo primo discorso, domenica scorsa, ci aiutano a capire che il cammino da compiere è ancora lungo:
Oggi ho ricevuto da milioni di brasiliani e brasiliane la missione più importante della mia vita.
Questo avvenimento, al di là della mia persona, è una dimostrazione del progresso democratico del nostro paese: per la prima volta una donna sarà presidente del Brasile. È il momento di sottoscrivere quindi il mio primo impegno post-elettorale: onorare le donne brasiliane affinché questo avvenimento, finora inedito, si trasformi in un evento naturale. Che possa ripetersi e ampliarsi nelle aziende, nelle istituzioni civili, nelle entità che rappresentano tutta la nostra società. L'uguaglianza di opportunità per uomini e donne è un principio essenziale della democrazia. Mi piacerebbe molto che oggi i padri e le madri guardassero le proprie bambine negli occhi e dicessero loro: SÌ, le donne ce la possono fare!
È inevitabile sognare che anche nel nostro paese possa diventare un evento naturale il fatto che una donna giunga a guidare il governo del proprio paese, giunga a occupare il posto di prima cittadina della Nazione. È inevitabile farsi travolgere dal pessimismo che gli avvenimenti italiani di questi ultimi tempi non possono che alimentare. Sembra che per la classe politica italiana contemporanea le donne siano tornate a essere oggettini decorativi. La vittoria di Dilma ci ricorda che, sì, le donne ce la possono fare.

Complimenti a Dilma e complimenti a milioni di elettori ed elettrici che hanno scelto di mettere le sorti del loro paese nelle sue mani. 

23 ottobre 2010

Feliz Aniversário, Pelé

Il 23 ottobre 1940 nasceva a Tres Corações, una piccola città nello stato di Minas Gerais, il piccolo Edson Arantes do Nascimento, che tutto il mondo oggi conosce col soprannome che lo ha reso celebre: Pelé.
Quanti altri giocatori di calcio possono vantare tre titoli mondiali con la nazionale del proprio paese, e più di mille gol (per la precisione, 1.281) al proprio attivo? Quanti altri idoli dello sport possono vantare una popolarità planetaria, un'esperienza come Ministro dello Sport, come attore internazionale, come ambasciatore dell'Unesco?
La figura di Pelé non è esente da zone d'ombra, ma nessuno è perfetto, nemmeno O Rei, il Re del football.
Oltre a essere un grande sportivo, ha saputo dimostrare di essere anche una persona di notevole spessore: malgrado gli scandali che hanno coinvolto suo figlio (arrestato per droga qualche anno fa), malgrado una figlia riconosciuta quando era già una donna fatta, ha saputo mantenere sempre un'immagine più che rispettabile impegnandosi in prima persona nella lotta contro le discriminazioni razziali e soprattutto facendosi testimonial della lotta contro il consumo di droga da parte dei giovani.
Io resto dell'opinione che sia stato il miglior giocatore di calcio del XX secolo, e mi scusino gli ammiratori di Maradona.
Buon compleanno, Pelé.  Ti vogliamo bene.

10 ottobre 2010

Due pesi

Questo articolo, scritto da Maria Rita Khel, psicanalista e opinionista del giornale "O Estado de São Paulo", è stato pubblicato il 2 ottobre scorso, antivigilia delle elezioni presidenziali che avrebbero condotto Dilma Roussef e José Serra al secondo turno del prossimo 31 ottobre. Il 6/10 Maria Rita Khel è stata licenziata, colpevole di aver manifestato un'opinione contraria a quella della direzione del giornale.
Ritengo che meriti di essere letto (e chi vuole potrà leggerlo in lingua originale cliccando qui).

Due pesi...
di Maria Rita Khel
Questo giornale ha tenuto un atteggiamento che reputo dignitoso, quando ha spiegato ai suoi lettori di sostenere il candidato Serra alle prossime elezioni. In questo modo, la discussione che si svolge al suo interno è più onesta. Il dibattito elettorale che domani ci condurrà alle urne è molto acceso. Gli elettori dichiarano di essere stanchi e delusi dalla lotta all'ultimo sangue che ha caratterizzato la disputa per la Presidenza della Repubblica. Le campagne elettorali, ormai trasformate in show televisivi, non convincono più nessuno. Malgrado ciò, quest'anno è in gioco qualcosa di importante. Sembra addirittura che in Brasile esista ancora la lotta di classe, quella che nell'opinione di molti era stata seppellita dagli ultimi mattoni del Muro di Berlino. In televisione la rissa è mascherata, ma su internet il gioco si fa duro.
Se il popolo delle cosiddette classi D ed E - coloro che vivono nelle zone sperdute dell'entroterra brasiliano - avesse accesso alla rete, forse si ribellerebbe alle numerose catene di messaggi che denigrano il valore del suo voto. Per i nostri lettori si tratta di un argomento familiare: il voto dei poveri, favorevole alla continuità delle politiche sociali introdotte negli otto anni di governo Lula, non ha lo stesso valore del nostro. Non rappresenta l'espressione consapevole di una precisa volontà politica. Questi voti sarebbero stati comprati al prezzo di quello che una parte dell'opposizione chiama "Borsa-Elemosina" (gioco di parole fra "escola" - scuola - ed "esmola" - elemosina, parafrasando la Borsa-Scuola del primo governo Lula, successivamente diventata Borsa-Famiglia).
Una di queste catene è giunta anche alla mia casella di posta elettronica, inoltrata da diversi destinatari. Riproduceva la denuncia fatta da "una cugina" dell'autore, residente a Fortaleza. La denunciante, indignata per l'indolenza dei lavoratori non qualificati della sua città, si lamentava del fatto che nessuno voleva più occupare il posto di portiere del suo palazzo. I candidati naturali a quel lavoro preferivano vivere nell'ozio con i soldi della Borsa-Famiglia. Pensate un po' a che punto siamo arrivati. Non ci sono più i morti di fame di una volta. Dove sono andati a finire gli autentici umili che piacevano tanto ai cordiali padroni, e che per una miseria erano capaci di lavorare molto più delle otto ore regolamentari? Sì, perché è curioso che nessuno abbia fatto domande sul salario offerto dal condominio. Lo scambio del lavoro con la Borsa-Famiglia sarebbe vantaggioso per i cosiddetti furboni, pigri e approfittatori solo se il salario offerto fosse anticostituzionale: meno della metà del salario minimo. 200 reais è infatti il valore massimo raggiunto dalla somma di tutti i benefici concessi del governo a chi ha più di tre figli, a condizione di continuare a mandarli a scuola. (Il valore attuale del salario minimo è di 510 R$)
Secondo un'altra indignata denuncia che circola su internet, nella cittadina dell'entroterra del Piauí dove abitano i parenti della donna di servizio di un tizio di S. Paulo l'intera popolazione vive solo dei soldi dei programmi governativi. Se ciò risponde al vero, è terrificante immaginare di che cosa potessero vivere prima. Di sicuro pativano la fame, come nello spaventoso film di José Padilha "Garapa". Pativano la fame tutti i giorni. Le famiglie al di sotto della classe C che attualmente ricevono la borsa, magari sommata a qualche forma di pensione, sono ancora povere. La differenza è che ora hanno da mangiare. Qualcuno riesce anche a produrre qualcosa e a venderlo ad altri che hanno cominciato a comprare del cibo. L'economista Paul Singer ci informa che, nelle piccole città, questa infima entrata di denaro ha un effetto sorprendente sull'economia locale. La Borsa-Famiglia, c'è da non crederci, offre condizioni di consumo tali da generare occupazione. Il voto del gruppo dell'elemosina, quindi, è politico, e rivela la recente acquisizione di una coscienza di classe.
Il Brasile in questo è cambiato. Ma, contrariamente a quanto pensano gli indignati della rete, è cambiato in meglio. Se fino a poco tempo fa certi datori di lavoro erano soliti contrattare, per meno di un salario minimo, persone senza alternative di occupazione e prive della coscienza dei propri diritti, oggi non è più così facile trovare qualcuno disposto a lavorare a queste condizioni. È più interessante provare a tirare avanti a partire dalla Borsa-Famiglia che, malgrado sia modesta, ha ridotto dal 12% al 4,8% la fascia di popolazione in stato di estrema povertà. Avrà idea, il lettore di S. Paulo, di quanto bisognava essere poveri per riuscire a uscire da quello strato sociale grazie a una differenza di soli 200 R$? Quando lo Stato comincia a garantire i diritti minimi, la popolazione si politicizza e comincia a esigere che quei diritti vengano rispettati. Un mio amico ha dato a questo effetto il nome di "accumulo primitivo di democrazia".
Eppure, sembra che il voto di questa gente risvegli ancora una volta l'argomento di un'indimenticabile osservazione di Pelé, secondo la quale i brasiliani non sono preparati al voto. Non tutti lo sono, sia chiaro. Dopo il secondo turno del 2006, il sociologo Hélio Jaguaribe scrisse che il 60% dei brasiliani che avevano votato per Lula aveva tenuto conto unicamente dei propri interessi, mentre il restante 40% dei cosiddetti elettori istruiti aveva pensato agli interessi del Paese.  L'unica cosa che il Prof. Jauguaribe non spiegò fu come un Brasile guidato da un'élite istruita e preoccupata degli interessi di tutti fosse arrivato al terzo millennio con il 60% della propria popolazione talmente ignorante da vedere il proprio voto, declassato a un rango ben poco repubblicano.
Ora che i più poveri sono riusciti ad alzare la testa oltre la linea della mendicanza e della dipendenza dai rapporti di favore che hanno sempre caratterizzato le politiche locali nell'entroterra del Paese, si dice che votare pro causa propria non vale. Ora che, per la prima, volta i senza-cittadinanza hanno conquistato qualche minimo diritto e desiderano preservarlo attraverso la via democratica, una parte dei cittadini che si considerano di classe A si permette di sminuire pubblicamente la serietà di quel voto.

05 ottobre 2010

Capoeira, samba e forró a Bologna (a un passo da casa mia)

Avete presente certe coincidenze che sembrano fatte apposta per farti scoppiare di allegria?
A Bologna ha aperto, in questi giorni, un nuovo centro di capoeira e danze brasiliane. Si chiama "Accademia de Capoeira", traduzione un po' ammiccante di "Academia de Capoeira" che significherebbe "palestra" e non "accademia". Ma il gioco di parole ci sta tutto.
Ebbene, questo nucleo di brasilianità si trova a poche decine di metri da casa mia, in una viuzza quasi sconosciuta nei pressi della nuova stazione ferroviaria Bologna Mazzini, sulla linea regionale per Prato. L'indirizzo è via Fiorita 8/A.
Il maestro si chiama Valter ed è niente meno che di Olinda, la città storica confinante con la "mia" Recife. Insomma, coincidenza su coincidenza.
Lunedì andrò a fare la lezione di prova di samba e forró e conoscerò anche la maestra di danza.
I corsi e le lezioni private di capoeira, anche per bambini, si svolgono praticamente tutti i giorni della settimana.
Se qualcuno dei miei lettori bolognesi vuole saperne di più, può cliccare sul titolo di questo post  e sarà reindirizzato al sito dell'Accademia; oppure può cliccare QUI e troverà i numeri di telefono a cui rivolgersi.

04 ottobre 2010

Dilma e Serra al secondo turno, ma la vera sorpresa è Marina Silva

Alla solita velocità record, dovuta al voto elettronico e al relativo scrutinio digitale, poche ore dopo la chiusura delle urne è arrivato il risultato delle elezioni presidenziali in Brasile: Dilma Roussef (PT, 46,9%) e José Serra (PSDB, 32,62%) disputeranno il secondo turno domenica 31 ottobre.

Ma la vera sorpresa di questa tornata elettorale è costituita dallo strepitoso successo di Marina Silva, la candidata del Partito Verde: il 19,33% del voti validi, pari a 19,6 milioni di preferenze, è andato a lei.
Anche se Lula aveva scelto Dilma per la successione a otto anni di governo, durante i quali si è visto attribuire indici di approvazione senza precedenti (anche superiori all'80% in alcuni momenti del suo doppio mandato), è forse Marina la più autentica erede morale del presidente operaio. Anche lei è stata una ragazza del popolo, ha imparato a leggere e scrivere a 15 anni ma ciò non le ha impedito di evolversi, iscriversi all'università, laurearsi in storia e diventare una delle più attive leader della lotta per la difesa del grande polmone del mondo, l'Amazzonia. È stata senatrice e ministra dell'ambiente nel primo governo Lula. Si dimise per conflitti con la linea politica del presidente e uscì anche dal PT, fondando il Partito Verde (PV).
Sarà lei l'ago della bilancia per il secondo turno. Personalmente non nutro molti dubbi: o si schiererà con Dilma, o lascerà libertà di voto ai propri elettori. In entrambi i casi, a Dilma non sarà difficile raggranellare quel minimo 5% che le consentirà di diventare la prima presidente donna del gigante sudamericano.
Diversa invece la situazione nel mio stato di adozione, il Pernambuco. Qui, il candidato del PSB Eduardo Campos, governatore uscente sostenuto da una coalizione di centro sinistra molto larga, è stato riconfermato con un vero e proprio plebiscito: 82,84%, pari a circa tre milioni e mezzo di preferenze. Jarbas Vasconcelos (PMDB), suo diretto oppositore e già governatore dello stato (lo era negli anni in cui abitavo a Recife) ha dovuto accontentarsi di un misero 14,06%.
Oltre al secondo turno presidenziale, otto stati più il distretto federale voteranno per scegliere al ballottaggio il proprio governatore;  altri 17 sono stati eletti al primo turno.
Ora aspettiamo il pronunciamento di Marina, e soprattutto i risultati del 31 ottobre, per conoscere la precentuale di elettori che sceglieranno Dilma come propria presidente.


16 settembre 2010

La cooperazione che non vogliamo

Nell'aprile scorso è comparsa sul Sole24Ore una notizia dal titolo Missione compiuta per la portaerei Cavour. Si parlava della nave italiana inviata ad Haiti per prestare soccorso alle vittime del terremoto, nell'ambito di una missione militare congiunta Italia-Brasile.
Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da un caro amico, Angelo F., lettore della rivista delle Missioni della Consolata, che proprio su quella rivista ha trovato utili approfondimenti alla notizia. Vi copio esattamente le sue parole, a cui seguirà qualche mio commento.


La "missione umanitaria" White Crane partita il 19 gennaio (arrivata ad  Haiti il 2 febbraio) e rientrata in Italia il 14 aprile 2010 ha visto  impegnata la portaerei Cavour che ha portato generi alimentari,  materiale medico e militari per la rimozione delle macerie ad HAITI.  La missione è costata complessivamente 11 milioni di euro: infatti la  sola navigazione della nave costa 200.000 euro al giorno con un  impiego di quasi 900 militari. Durante la permanenza ad Haiti (anzi, a Santo Domingo, dove era  attraccata) ha assisitito 100 pazienti.  Ma come, lo stesso denaro non sarebbe potuto essere destinato ad altri interventi più efficaci? (es. aerei cargo, ospedali da campo con invio  di medici anzichè militari, ecc...).
In realtà "si è trattato di un'operazione Italia-Brasile con finalità di cooperazione militare, di grandi investimenti industriali, di  marketing", sostiene la Ong InterSOS. Infatti il Brasile è interessato  all'acquisto di una nave identica alla Cavour e ha così potuto vederla  in azione. Con buona pace dei bambini haitiani che a giudizio dell'on. La Russa,  ministro della difesa, hanno ricevuto notevole supporto dalla portaerei.  Ma i bambini di Haiti hanno davvero bisogno di una nave che costa 1300  milioni di euro ???

Ecco. Volevo dire che non è questa la cooperazione che vogliamo. È una vergogna che l'Italia non rispetti gli impegni presi nei vari vertici internazionali, come ricordava recentemente Action Aid in occasione della pubblicazione dei dati sulla lotta alla povertà. L'Italia, infatti, ha "messo a disposizione della cooperazione per lo sviluppo solo lo 0,16% del Pil, a fronte della media europea che è dello 0,44% e dopo il drammatico taglio del 56% avvenuto nel 2009 rispetto all'anno precedente".
Il Brasile è un paese in crescita, ma ha ancora bisogno di interventi che possano incrementare ulteriormente lo sviluppo umano: educazione di base, formazione professionale, agricoltura familiare, sostenibilità ambientale, lotta alla violenza urbana, riduzione delle gravidanze nell'adolescenza, tutela dell'infanzia e della maternità, solo per citare alcuni dei campi nei quali il Brasile ha fatto passi da gigante negli ultimi anni ma che hanno ancora bisogno di interventi. L
a cooperazione internazionale può fare da catalizzatore a processi già in atto, rafforzandoli, accelerandoli e promuovendo così quella che secondo me è la vera cooperazione internazionale allo sviluppo. In Brasile le iniziative ci sono, le idee ci sono, la cultura c'è e ci sono anche le risorse umane, persone con una formazione invidiabile, una visione del mondo  infinitamente più integrata della nostra, una creatività e una voglia di fare che  nei nostri "paesi per vecchi" latita da fin troppo tempo. A volte scarseggiano le risorse materiali, ed è lì che potremmo seriamente intervenire, mettendo a disposizione niente più del dovuto, niente più di quanto abbiamo preso l'impegno di dare. E se invece di investire miliardi di euro in cooperazione militare alquanto "pelosa" (alla fin fine, lo scopo è quello di piazzare un prodotto Made in Italy, cioè la portaerei costruita da Fincantieri: e questa a casa mia non si chiama cooperazione, si chiama investimento industriale) tenessimo fede una buona volta alla parola data?

14 luglio 2010

C'è chi ha troppo caldo, c'è chi ha troppo freddo...

Mentre l'Italia soffre nella morsa di un calore simil-tropicale, in Brasile la massa di aria polare che ha fatto il suo ingresso a Sud del paese ha fatto crollare ulteriormente le temperature. Nella città di General Carneiro (Paraná) la temperatura ha raggiunto -5,7ºC, la più bassa di tutto il paese.
Nello stato di Santa Catarina sono state registrate  temperature pari a - 4,9 a São Joaquim, -4,5 a Caçador e -4 a Curitibanos.
A Porto Alegre la temperatura ha raggiunto, secondo la centralina di rilevamento automatico dell'Istituto Nazionale di Meteorologia, il nuovo record di quest'anno: 3,5ºC.  La temperatura minima registrata dalle centraline n+nell'intero stato del Rio Grande do Sul è stata di -3,4º.
Martedì scorso nelle località di Passo Fundo e Santa Maria due persone sono morte per il freddo.
A Florianópilis la minima è stata di 5,7ºC.
Secondo la meteorologa Josélia Pergolim il freddo proseguirà anche nei prossimi giorni ed è provocato da una massa consistente di aria polare che lunedì ha preso ad avanzare sul Centro-Sud del Brasile.
(Fonte: O Globo)

... e non dimentichiamo che in quelle regioni, malgrado il freddo invernale non sia un evento così raro, quasi nessuno è dotato di un impianto di riscaldamento...

02 luglio 2010

Aranciata amara

Gli arancioni dell'Olanda hanno eliminato i pentacampioni del Brasile dalla Coppa del Mondo. Dunga ha già annunciato le proprie dimissioni. Il sogno della sesta coppa, che avrebbe reso la Seleção "exa" (esacampioni del mondo...), viene rinviato al 2014. Chissà se giocare in casa porterà bene ai nostri amici brasiliani.
Intanto i tifosi piangono...

27 giugno 2010

E ora si discute sulle cause (ancora sulle inondazioni)

Prima di entrare nel merito del titolo, qualche aggiornamento sulla situazione. I morti sono arrivati al numero di 52; i dispersi sembrano ammontare a una cinquantina, e non a cinquecento come sembrava all'inizio. 
Situazione in Alagoas. Matriz de Camaragibe, malgrado rientri nel novero dei municipi in stato di emergenza, non si trova in situazione critica; sono state danneggiate alcune case, ne sono crollate un paio nei pressi del mercato (cioè costruite sulla sponda del fiume) ma niente a che vedere coi disastri del 1989 e del 2000. Situazione ben più che drammatica nel municipio di Branquinha dove, a quanto dicono gli amici contattati, gli unici edifici rimasti integri sono la chiesa e il centro comunitario (costruito dai salesiani nei primi anni '90). La sindaca ha proposto di ricostruire la città in un altro sito.
Situazione in Pernambuco. Danni gravissimi anche in numerosi municipi del Pernambuco. Il nuovo ponte sul torrente Una, inaugurato poco più di un anno fa nell'ambito delle opere di raddoppiamento dell'importante strada federale BR-101 e costruito secondo le più recenti tecniche di ingegneria civile e nel rispetto dei principi di impatto ambientale, è stato spazzato via dall'onda di piena come se si fosse trattato di un ponte di legno. Le macerie del ponte sono diventate una specie di attrazione turistica della città di Palmares. 
Il presidente Lula si è recato in visita ad alcune delle città colpite. Atterrato a Rio Largo (Alagoas, nei pressi dell'aeroporto internazionale di Maceió) ha rifiutato di compiere il percorso ufficiale che era stato preparato dallo staff e che prevedeva la visita a una diga sfondata e a un ponte crollato, per andare a visitare le città colpite e parlare con le persone.  I suoi sostenitori ne evidenziano l'umanità e il fatto di essere un presidente che mette i piedi nel fango, ricordando che in occasione dei nubifragi di São Paulo il candidato a presidente per l'opposizione, José Serra, è "fuggito" da Jardim Pantanal, il quartiere colpito. I suoi detrattori ne denunciano il populismo, ricordando (non senza qualche ragione) che siamo in piena campagna elettorale per le elezioni politiche e presidenziali.

Le cause. A quanto ho capito dalla lettura dei giornali, le piogge violente hanno flagellato le zone del Pernambuco in cui si trovano le sorgenti dei fiumi che, in preda alla piena, hanno spazzato via come uno tsunami i paesi che si trovano sulle loro sponde in Alagoas.
Da una parte, quindi, viene "incolpata" la natura che ha scaricato sulla regione, in un solo giorno, l'acqua che normalmente cade in un mese di stagione invernale (che in questa zona corrisponde a una vera e propria "stagione delle piogge"). Ma dall'altra parte non si può far finta che non ci siano anche delle responsabilità squisitamente politiche, come si diceva nel post di qualche giorno fa e nelle denunce della candidata alla presidenza, Marina Silva.
Copio e traduco da un articolo comparso sul sito di notizie "Ig Último Segundo": La verità è che mancano strutture e opere di prevenzione. Il presidente Luiz Inácio Lula d Silva, durante la visita alle regioni colpite, ha annunciato un finanziamento di 550 milioni di R$ (circa 250 milioni di Euro) per Alagoas e Pernambuco, ma i dati del Sistema Integrato dell'Amministrazione Finanziaria del Governo Federale (Siafi) raccolti dai consulenti tecnici del DEM (il Partito Democratico) mostrano che il governo federale ha speso solo lo 0,74% delle risorse di bilancio 2010 destinate "alla prevenzione e alla preparazione in caso di disastri naturali". Questa percentuale corrisponde a 3,2 milioni dei 442,5 inizialmente destinati. Il rimanente 99,62% rimane nelle casse federali. Lo stesso rilevamento mostra che il governo Lula ha speso 356,7 milioni di R$ in "risposta a disastri e distruzioni". E si tratta comunque di solo il 17,32% del preventivato.
Secondo la locale conferenza dei sindaci, il numero di municipi che nei primi sei mesi dell'anno hanno richiesto lo stato di emergenza ammonta a 1.635, contro i 1.389 dell'intero 2009. Limitatamente a questa catastrofe e ai soli stati di PE e AL i municipi sono oggi 58.
Eppure, sono più numerosi - circa il doppio - i casi di grave siccità che quelli di eccesso d'acqua, anche se questi ultimi hanno effetti molto più distruttivi.
E comunque, le catastrofi climatiche hanno moltissimo a che vedere con un'occupazione del suolo disordinata e non pianificata e ciò diventa particolarmente evidente nel caso di piogge devastanti e alluvioni.
Potete trovare altre notizie aggiornate, e soprattutto immagini, cliccando qui e anche qui.

(fonti: http://ultimosegundo.ig.com.br/ e http://osamigosdopresidentelula.blogspot.com/)

04 marzo 2010

Brasile, primo mondo: il consolato itinerante

Può succedere che un paese considerato (a torto, secondo me - ma questo discorso richiederebbe un post a parte) "emergente", e quindi non ancora a pieno titolo nel cosiddetto "primo mondo" o mondo "sviluppato" che dir si voglia, possa impartire lezioni di civiltà e cittadinanza al resto del pianeta con atti concreti degni di essere imitati.
In Italia esistono due Consolati Generali del Brasile: uno si trova a Roma, annesso all'Ambasciata di Piazza Navona, l'altro a Milano. Numerosi anche i consoli onorari sparsi per il territorio nazionale, ma con competenze amministrative molto limitate o nulle.
Il Ministero degli Esteri brasiliano ha quindi creato un'iniziativa molto interessante denominata "Consolato itinerante". Se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà a Maometto: se il cittadino brasiliano non può recarsi a Roma o a Milano, sarà il consolato a recarsi presso la sua città.
Quindi, ecco le missioni consolari. Da Milano, gli addetti si spostano durante i fine settimana a Verona, Bologna, Rimini, Genova, Trento e altre località di competenza territoriale di quel consolato. I cittadini possono così espletare le loro pratiche senza sobbarcarsi la spesa del treno e, a volte, anche di un'ospitalità notturna.
I brasiliani residenti in Italia che non fossero al corrente dei dettagli di questa iniziativa, possono andare a fare un giro sul blog/sito che è stato creato all'uopo: Consulado Itinerante.

P.S. Sono venuta al corrente di questa interessante e utile iniziativa grazie all'AIBM di Bologna (Ass. Italo-Brasiliani nel Mondo) che, dopo aver visto questo blog, mi ha contattata chiedendomi di contribuire alla sua divulgazione. Lo faccio con piacere, onorata del fatto che questo spazio virtuale sia oggetto di considerazione da parte di organi istituzionali e para-istituzionali brasiliani.

02 marzo 2010

Il plagio non mi piace: petizione in appoggio a una collega brasiliana

Questa nota è stata pubblicata sul mio profilo di facebook e divulgata nelle varie liste di discussione dei traduttori letterari. Ma nella petizione sono benvenute le firme di tutti.

Desidero portare alla vostra attenzione una vicenda abbastanza grave che riguarda una mia collega brasiliana, Denise Bottmann (presente da anni nei link della colonna di destra di questo blog).

Denise è personalmente in prima linea nella lotta contro il plagio delle traduzioni letterarie, una pratica purtroppo molto frequente in Brasile: numerosi editori si appropriano di vecchie traduzioni, soprattutto dei classici, le ristampano e le pubblicano senza nome, oppure con il nome di un altro traduttore, ma si tratta inequivocabilmente di lavori già pubblicati in passato. A volte la differenza consiste in qualche leggerissimo ritocco lessicale, ma il più delle volte l'operazione di furto è assolutamente spudorata. Naturalmente, il tutto viene fatto senza minimamente preoccuparsi del diritto d'autore del traduttore o degli eredi.

Denise ha aperto da parecchio tempo un blog nel quale riporta titoli, autori, nomi di traduttori, confronto fra le diverse edizioni e, naturalmente il nome dell'editore.
Già una volta le hanno imposto di togliere il blog dalla rete, salvo riconoscere che le sue denunce erano congrue.
La sua battaglia ha suscitato l'interesse di numerose testate giornalistiche che hanno pubblicato fior di servizi ed editoriali sull'argomento.

Ora l'editore Landmark l'ha denunciata, richiedendo: cospicui danni morali, svolgimento del processo *a porte chiuse* (quindi senza la presenza della stampa), rimozione preventiva del blog.

I colleghi brasiliani hanno organizzato una petizione online, che potete trovare a questo indirizzo e che vi invito caldamente a sottoscrivere indicando, accanto al vostro nome, anche la città e il paese (io ho firmato così: Sandra Biondo, Bologna, Itália):
http://www.petitiononline.com/Bottmann/petition-sign.html

Quelli che leggono il portoghese possono trovare uno spazio ulteriore di informazione qui:
http://apoiodenise.wordpress.com/

e naturalmente nel blog di Denise, "Não gosto de plágio":
http://naogostodeplagio.blogspot.com/

Ringrazio tutti coloro che avranno la sensibilità di aderire, mostrando a Denise che la difesa dei diritti di chi lavora non conosce frontiere.