28 marzo 2010

Pausa di riflessione

È con immenso dispiacere che comunico ai miei lettori fissi o occasionali che per un po' non avrò tempo di seguire il blog come merita il mio simpatico pubblico ;-)
Il numero di visitatori è crollato verticalmente da quando la serie televisiva su Chiquinha Gonzaga è stata interrotta in modo abrupto da RaiTre, a riprova del fatto che un blog sul Brasile non è molto appetibile di per sé. Ma non voglio chiudere qui questa esperienza e non ho nessuna intezione di chiuderlo: lo spazio rimane aperto, il materiale in archivio è molto e magari a qualcuno potrebbe anche tornare utile.
Mi allontano temporaneamente perché la vita richiede che investa le mie energie altrove. 
Ma mi impegno a tenere le antenne ritte, pronta a fare qualche rapida incursione in caso di notizie degne di nota. Altrimenti, ci risentiremo fra qualche mese.
Buona primavera a tutti.

11 marzo 2010

Cattoliche per il diritto di decidere

Cattoliche per il Diritto di Decidere (http://catolicasonline.org.br/) è un ente femminista a carattere interreligioso che persegue la giustizia sociale e il cambiamento dei riferimenti culturali e religiosi vigenti nella nostra società, rispettando la diversità come elemento necessario alla realizzazione della libertà e della giustizia. Articola la propria azione in collegamento con una rete latinoamericana (Católicas por El Derecho a Decidir), con il movimento statunitense Catholics for Free Choice e con altre compagne in Spagna. CDD/Br promuove i diritti delle donne (in particolar modo quelli sessuali e riproduttivi) e lotta in favore dell'uguaglianza nelle relazioni di genere e della cittadinanza delle donne, sia nella società sia all'interno della Chiesa Cattolica e delle altre chiese e religioni. Divulga inoltre il pensiero religioso progressista favorevole all'autonomia delle donne che ne riconosce l' autorità morale e la capacità etica di prendere decisioni in qualunque campo della vita.
Principale beneficiaria del lavoro del CDD/Br è, nel suo senso più ampio, tutta la società brasiliana, in quanto la religione costituisce un elemento importante della storia e della cultura di questo paese. E ciò è tanto più vero quanto più persino le persone che si dichiarano non religiose subiscono le conseguenze, nella propria vita, dell'ideario religioso e dell'interferenza nella vita pubblica da parte delle religioni e delle chiese, sia attraverso i discorsi sia attraverso azioni politiche dirette. Tuttavia, poiché l'impatto dell'ideario religioso colpisce in maniera più incisiva alcuni segmenti rispetto ad altri, il taglio che abbiamo impresso alla nostra azione è tale da permettere che essa sia più effettiva in realzione alle ingiustizie più grandi. Più in specifico, i segmenti che sappiamo essere più vulnerabili sono le donne, i/le giovani, i/le GLBTT (Gay, Lesbiche, Bisessuali, Travestiti e Transessuali), i/le neri/e e gli strati più poveri della popolazione. Quindi, le nostre azioni sono dirette prevalentemente a questi segmenti.

Il testo è tratto dal sito di CDD/Br (vedi link).
La Santa Sede e la Conferenza Episcopale Brasiliana - CNBB non ne approvano l'azione (vedi notizia del 2008 su Radio Vaticana) , soprattutto a causa delle campagne a favore dell'informazione sull'aborto. Attualmente in Brasile l'aborto è permesso solo in caso di grave rischio per la vita della madre, e in caso di stupro. In questi casi può essere realizzato in ospedali pubblici ed è consentito fino alla 20ª settimana di gravidanza (anche se viene suggerito di non andare oltre la 12ª). Non mi risulta che in Italia sia presente un movimento del genere e temo che, soprattutto dopo le dichiarazioni di Benedetto XVI a proposito del Concilio Vaticano II, non ci sarà mai. Ma è bene che si sappia che la Chiesa-Popolo di Dio presenta al suo interno numerose sfaccettature e prese di posizione. Come spesso accade, i luoghi più periferici rispetto ai centri di potere sono i primi ad affrancarsi dalle sue influenze dirette e indirette.

 

08 marzo 2010

Il sindacato dei traduttori letterari italiani sostiene Denise Bottmann

Comunicato Stampa

La Sezione Traduttori in appoggio a Denise Bottmann

Roma, 8 Marzo 2010

È notizia di questi giorni il caso che riguarda una illustre quanto coraggiosa traduttrice brasiliana, Denise Bottmann, autrice del blog "Não gosto de plágio" (Il plagio non mi piace). La Bottmann si batte da anni contro la pratica del plagio delle traduzioni letterarie, di cui ha raccolto svariati e documentati esempi sul suo blog, tanto da conquistare l'attenzione di alcuni organi di stampa con servizi, reportage ed editoriali sul tema. Ciò che accade in Brasile, analogamente ad altri paesi del mondo in cui il diritto d'autore non sempre viene rispettato, è che alcuni editori si appropriano indebitamente di traduzioni ormai fuori catalogo e, dopo una superficiale operazione di editing-maquillage, le rimettono in commercio come se fossero opera di nuovi traduttori, a volte identificati da nomi di fantasia. Le denunce riguardano autori del calibro di Jane Austen (prima traduzione di Orgoglio e Pregiudizio risalente agli anni '40, ripubblicata in ben due diverse edizioni negli anni '80 e nel 2001) ed Emily Brontë, ma anche Nietszche, Darwin, Pirandello, Scott Fitzgerald e molti altri.
Nello scorso mese di febbraio la Bottmann è stata oggetto di una denuncia penale da parte della casa editrice Landmark, responsabile della pubblicazione di alcune delle opere le cui traduzioni sono state documentate come plagio. La denuncia è accompagnata dalla richiesta di: una somma ingente di danni materiali e morali; la chiusura e cancellazione del blog sul plagio in nome del "diritto all'oblio"; la celebrazione del processo a porte chiuse.
Un nutrito gruppo di traduttori letterari brasiliani, insieme a numerosi colleghi sparsi in tutto il mondo, si è mobilitato in favore di Denise Bottmann con un manifesto e una petizione a sostegno dei quali si è schierata anche la Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori.
Tale petizione risponde alla necessità di dare la più ampia eco possibile alla vicenda del plagio delle traduzioni letterarie, in considerazione del fatto che tale pratica è in palese contrasto con la Legge sul Diritto d'Autore, che considera il traduttore come autore di opera derivata salvaguardandone i diritti morali e patrimoniali. Inoltre, questo tipo di plagio configura il reato di concorrenza sleale in quanto le case editrici in malafede, non accollandosi i costi dei diritti di traduzione o non pagando una ritraduzione, mettono in posizione di svantaggio gli editori che, facendosi carico di questi costi, rispettano la legge e la deontologia. Infine, la pratica del plagio mette in pericolo il patrimonio culturale del paese, promuovendo la distribuzione di copie fraudolente di traduzioni che spesso, in origine, erano firmate da nomi riconosciuti e stimati della letteratura brasiliana.
Anche la Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori, nell'esprimere a Denise Bottmann la propria solidarietà, si unisce a tutti coloro che desiderano contrastare, con le parole e con i fatti, la pratica criminale del plagio, in difesa della cultura, dei lettori e del diritto al riconoscimento della paternità dell'opera di traduzione, senza mai dimenticare che anche il traduttore - come recita il motto della nostra Sezione - è "un autore a tutti gli effetti".

Sezione Traduttori-SNS

04 marzo 2010

Brasile, primo mondo: il consolato itinerante

Può succedere che un paese considerato (a torto, secondo me - ma questo discorso richiederebbe un post a parte) "emergente", e quindi non ancora a pieno titolo nel cosiddetto "primo mondo" o mondo "sviluppato" che dir si voglia, possa impartire lezioni di civiltà e cittadinanza al resto del pianeta con atti concreti degni di essere imitati.
In Italia esistono due Consolati Generali del Brasile: uno si trova a Roma, annesso all'Ambasciata di Piazza Navona, l'altro a Milano. Numerosi anche i consoli onorari sparsi per il territorio nazionale, ma con competenze amministrative molto limitate o nulle.
Il Ministero degli Esteri brasiliano ha quindi creato un'iniziativa molto interessante denominata "Consolato itinerante". Se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà a Maometto: se il cittadino brasiliano non può recarsi a Roma o a Milano, sarà il consolato a recarsi presso la sua città.
Quindi, ecco le missioni consolari. Da Milano, gli addetti si spostano durante i fine settimana a Verona, Bologna, Rimini, Genova, Trento e altre località di competenza territoriale di quel consolato. I cittadini possono così espletare le loro pratiche senza sobbarcarsi la spesa del treno e, a volte, anche di un'ospitalità notturna.
I brasiliani residenti in Italia che non fossero al corrente dei dettagli di questa iniziativa, possono andare a fare un giro sul blog/sito che è stato creato all'uopo: Consulado Itinerante.

P.S. Sono venuta al corrente di questa interessante e utile iniziativa grazie all'AIBM di Bologna (Ass. Italo-Brasiliani nel Mondo) che, dopo aver visto questo blog, mi ha contattata chiedendomi di contribuire alla sua divulgazione. Lo faccio con piacere, onorata del fatto che questo spazio virtuale sia oggetto di considerazione da parte di organi istituzionali e para-istituzionali brasiliani.

02 marzo 2010

Il plagio non mi piace: petizione in appoggio a una collega brasiliana

Questa nota è stata pubblicata sul mio profilo di facebook e divulgata nelle varie liste di discussione dei traduttori letterari. Ma nella petizione sono benvenute le firme di tutti.

Desidero portare alla vostra attenzione una vicenda abbastanza grave che riguarda una mia collega brasiliana, Denise Bottmann (presente da anni nei link della colonna di destra di questo blog).

Denise è personalmente in prima linea nella lotta contro il plagio delle traduzioni letterarie, una pratica purtroppo molto frequente in Brasile: numerosi editori si appropriano di vecchie traduzioni, soprattutto dei classici, le ristampano e le pubblicano senza nome, oppure con il nome di un altro traduttore, ma si tratta inequivocabilmente di lavori già pubblicati in passato. A volte la differenza consiste in qualche leggerissimo ritocco lessicale, ma il più delle volte l'operazione di furto è assolutamente spudorata. Naturalmente, il tutto viene fatto senza minimamente preoccuparsi del diritto d'autore del traduttore o degli eredi.

Denise ha aperto da parecchio tempo un blog nel quale riporta titoli, autori, nomi di traduttori, confronto fra le diverse edizioni e, naturalmente il nome dell'editore.
Già una volta le hanno imposto di togliere il blog dalla rete, salvo riconoscere che le sue denunce erano congrue.
La sua battaglia ha suscitato l'interesse di numerose testate giornalistiche che hanno pubblicato fior di servizi ed editoriali sull'argomento.

Ora l'editore Landmark l'ha denunciata, richiedendo: cospicui danni morali, svolgimento del processo *a porte chiuse* (quindi senza la presenza della stampa), rimozione preventiva del blog.

I colleghi brasiliani hanno organizzato una petizione online, che potete trovare a questo indirizzo e che vi invito caldamente a sottoscrivere indicando, accanto al vostro nome, anche la città e il paese (io ho firmato così: Sandra Biondo, Bologna, Itália):
http://www.petitiononline.com/Bottmann/petition-sign.html

Quelli che leggono il portoghese possono trovare uno spazio ulteriore di informazione qui:
http://apoiodenise.wordpress.com/

e naturalmente nel blog di Denise, "Não gosto de plágio":
http://naogostodeplagio.blogspot.com/

Ringrazio tutti coloro che avranno la sensibilità di aderire, mostrando a Denise che la difesa dei diritti di chi lavora non conosce frontiere.

01 marzo 2010

Io sono straniera

Oggi, primo marzo, ho aderito alla giornata nazionale di "sciopero degli stranieri".

Sono stata anche io una lavoratrice in terra straniera, per più di 10 anni. Certo, gli italiani in Brasile sono genericamente ben visti. Ma non posso certo nascondere la vergogna e la rabbia che provavo quando mi capitava di incontrare, soprattutto sulla spiaggia di Boa Viagem, drappelli di miei connazionali che appartenevano palesemente a una delle categorie più tristi del maschio italiano di mezza età: i turisti sessuali. Ecco una delle reputazioni che gli italiani sono riusciti a farsi in Terra Brasilis.
Ma non è l'unico elemento caratteristico dell'italianità, almeno di quella percepita dai nostri amici brasiliani. Siamo famosi anche per i nostri principali prodotti di esportazione, per esempio la mafia, le mafie. E poi per il ventennio di dittatura fascista di Mussolini, che spesso i telegiornali locali rammentano a proposito del signor Berlusconi. E per la corruzione politica, nella quale siamo stati i loro maestri (e i nostri allievi brasiliani sono bravi, bravissimi in quest'arte: non mi sorprenderei se in breve tempo ci superassero).
Infine, siamo famosi per la pizza. Ovvio, direte voi, è il piatto italiano più apprezzato nel mondo. Eppure, dovete sapere che la pizza in Brasile non è solo un piatto a base di pasta di pane, pomodoro, mozzarella e origano. È anche un simbolo.
Avete presente il modo di dire italiano "finire a tarallucci e vino"? Ebbene, in Brasile si dice "acabar em pizza"...

Non è facile essere stranieri e scrollarsi di dosso i pregiudizi che gli altri hanno su di noi, sul nostro popolo, sulla nostra lingua, sui nostri usi e costumi, sulla nostra politica.
Oggi mi sento particolarmente vicina e solidale con i fratelli e le sorelle che ho incontrato in Piazza del Nettuno: Pakistan, Senegal, Marocco, Ucraina, India, Nigeria, Congo, Colombia, Brasile, Moldavia e chissà quanti altri paesi erano rappresentati in quella piazza. Tutti accomunati da un unico desiderio, quello di rivendicare il loro sentirsi in parte italiani. Li capivo, li capisco. Anch'io dico sempre di essere metà italiana e metà brasiliana: perché io sì e loro no?

Siamo tutti stranieri, da qualche parte.