24 novembre 2010
E Lula diventa un fumetto
02 novembre 2010
Donne al potere: Dilma Roussef eletta Presidente della Repubblica
Questo avvenimento, al di là della mia persona, è una dimostrazione del progresso democratico del nostro paese: per la prima volta una donna sarà presidente del Brasile. È il momento di sottoscrivere quindi il mio primo impegno post-elettorale: onorare le donne brasiliane affinché questo avvenimento, finora inedito, si trasformi in un evento naturale. Che possa ripetersi e ampliarsi nelle aziende, nelle istituzioni civili, nelle entità che rappresentano tutta la nostra società. L'uguaglianza di opportunità per uomini e donne è un principio essenziale della democrazia. Mi piacerebbe molto che oggi i padri e le madri guardassero le proprie bambine negli occhi e dicessero loro: SÌ, le donne ce la possono fare!
23 ottobre 2010
Feliz Aniversário, Pelé
04 ottobre 2010
Dilma e Serra al secondo turno, ma la vera sorpresa è Marina Silva
28 dicembre 2009
Monte Castello
14 ottobre 2009
E dopo "Terra Nostra", ecco "Vento di Passione"

La vicenda si svolge nel conturbato periodo della seconda guerra mondiale, dopo che il Brasile era passato da una politica filo-fascista all'alleanza con gli Stati Uniti d'America, cui avrebbe fornito acciaio per la produzione di armi in cambio della costruzione di fabbriche e centrali idroelettriche.
Per chi ne ha tempo e voglia, ecco un'occasione, per quanto edulcorata e semplificata, di venire a conoscenza di un periodo particolare della storia brasiliana del XX secolo.
Buona visione!
15 luglio 2008
Anarchia all'italiana
Due storie su tutte: la Colônia Cecilia e l'anarchico Oreste Ristori.
La Colônia Cecília. Il famoso compositore brasiliano Antônio Carlos Gomes (1836-1896), durante il suo soggiorno in Italia conobbe il pisano Giovanni Rossi, nipote dell'anarchico Lauro Rossi. L'imperatore Dom Pedro II ne sentì parlare e invitò il giovane idealista italiano a fondare una comunità anarchica in Brasile, donandogli 250 alqueires di terra (una misura agraria di cui non ho trovato la corrispondenza esatta: a seconda della regione, spazia dai 20 a 50 mila mq) nello stato del Paraná. Qui si installò la Colônia Cecília, che sopravvisse solo dal 1890 a 1894 e, stando alle informazioni di Wikipedia, si estinse a causa dei conflitti con le comunità limitrofe e con il clero. Una curiosità: all'interno della colonia veniva praticata la poligamia.
Oreste Ristori. Fra i tanti anarchici italiani che emigravano verso le Americhe all'inizio del XX secolo (non possiamo dimenticare la vicenda di Sacco e Vanzetti), spicca in Brasile la figura di Oreste Ristori da San Miniato, a cui il professore di storia Carlo Romani dell'Universitá di Campinas ha dedicato la propria tesi di laurea, poi trasformata in libro, dal titolo "Oreste Ristori. Un'avventura anarchica". Ristori rimase a São Paulo per 32 anni, dal 1904 al 1936, dove fu anche direttore di un periodico anarchico, "La battaglia". Fu definito uno dei peggiori agitatori mai visti in terra brasiliana e venne espulso dal governo di Getúlio Vargas nel 1936, in quanto indesiderato.
È innegabile l'importanza dell'immigrazione italiana in tutto il movimento anarchico brasiliano. Il primo grande sciopero generale avvenuto in Brasile nel 1917 fu possibile solo grazie all'organizzazione appoggiata dai nostri operai immigrati. Il movimento anarchico perse tuttavia molte forze con la fondazione, nel 1922, del Partito Comunista. La sua scomparsa definitiva può essere fatta risalire al colpo di stato del 1964.
Insomma, l'avreste mai detto che in Brasile dire anarchia significhi quasi automaticamente dire Italia?...
10 aprile 2008
Il Libro: aggiornamenti
Si stanno prodigando per rimediare e stiamo negoziando diverse condizioni interessanti per il lancio del libro.
Insomma, non tutto è perduto.
Grazie a tutti per l'appoggio e la solidarietà e, mi raccomando... leggete il libro!
P.S. Oggi la mia amica A.P. è stata qui e le ho letto alcuni brani. Si è commossa e ha pianto. Non mi ero resa conto di quanto quei testi potessero essere contundenti. Sono orgogliosa del mio lavoro, ma soprattutto sono onorata di averlo potuto fare...
08 aprile 2008
È uscito il libro!!!

"Roma, due del mattino", il libro che contiene una selezione delle lettere di Dom Helder Camara dal Concilio Vaticano II di cui sono stata curatrice e traduttrice, è finalmente uscito.
In anteprima, potete leggere sul sito della rivista Jesus un estratto dell'introduzione scritta da me e da Luis Carlos Marques e alcuni brani scelti delle lettere cliccando qui.
Unica nota negativa: le edizioni San Paolo hanno "dimenticato" di scrivere il nome della curatrice e traduttrice dell'opera sul frontespizio, per cui in sede di catalogazione bibliografica sembrerà che il libro si è tradotto da solo...
P.S. Ho consultato un avvocato. Pare che in casi come questo ci siano gli estremi per un'azione legale...
Aspetto di sbollire la rabbia e poi decido il da farsi.
21 marzo 2008
Venerdì Santo, tradizioni del Nordest
La tradizione di questa festività ha le sue radici nell'epoca dello schiavismo; per rispetto alla morte di Nostro Signore Gesù Cristo, infatti, il Venerdì Santo era l'unico giorno dell'anno in cui agli schiavi era consentito di non lavorare. Non c'è da stupirsi, quindi, se questa ricorrenza è diventata un giorno di festa.
Nel Nordest sopravvivono ancora molte tradizioni antiche, legate soprattutto alle abitudini alimentari. In primo luogo, il cosiddetto "digiuno" (jejum) viene identificato con l'astinenza dalla carne; non è raro sentirsi fermare da un povero che chiede dei soldi per... fare il digiuno!... cioè per comperare del pesce.
Ma i piatti più tradizionali del venerdì santo nordestino sono costituiti da cibi poverissimi come i fagioli freschi, la pappa di zucca e la famosa (o famigerata?) maniçoba, una pappa verde preparata con le foglie fresche della manioca, dall'aspetto ambiguamente simile a quello degli escrementi bovini...
Questa sera nelle chiese cattoliche sarà realizzata la processione del Cristo Morto, durante la quale una macabra statua di Gesù deposto dalla croce, coperta da un drappo viola, viene portata in giro per le strade con l'accompagnamento di canti e musiche bandistiche.
Anche nelle nostre città dell'Italia centrale e meridionale sopravvivono tradizioni analoghe. Ricordo che in occasione della mia prima Pasqua brasiliana mi venne spontaneo fare il paragone con le cerimonie della Settimana Santa a Castiglion Fiorentino (AR), paese natale di mia madre, e con la processione del Venerdì Santo a cui ebbi occasione di assistere parecchi anni fa a Cascia (PG).
La religiosità popolare cattolica resiste al tempo e crea strani affratellamenti a migliaia di chilometri di distanza...
Approfitto dell'occasione per augurare a tutti quelli che mi leggono, quale che sia il loro credo (o il loro non-credo), una Pasqua serena e una primavera ricca di vita nuova.
Dimenticavo: oggi, 21 marzo, nell'emisfero Sud ha inizio l'autunno...
29 febbraio 2008
Il senso del tragico (Julio Monteiro Martins)
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Internazionale in edicola oggi.
Il senso del tragico
di Julio Monteiro Martins
Ho un rifiuto viscerale all’idea di scrivere sulla politica italiana di questi ultimi tempi, il senso di ribrezzo profondo di chi è costretto a immergersi in un ristagno di acque fetide per poi sentire strisciare su per le gambe un’orrenda fauna entomologica. La metafora della melma torbida è appropriata perché il kitsch buonista o cattivista dei politici è melmoso e appiccicoso, mentre la Storia, quella vera, esige per compiersi il senso del tragico, marmoreo e tagliente. Ho tanta nostalgia della storia, o della possibilità della storia, e perciò non riesco a parlare dell’amministrazione spicciola degli interessi privati.
L’Italia, come il Brasile, soffre di un deficit di tragicità, interrotto solo per alcuni brevi periodi dall’esplosione di contraddizioni latenti e insidiose: per l’Italia, penso al senso di smarrimento e abbandono dell’8 settembre, per il Brasile al suicidio di Getúlio Vargas nel 1954, alla sua lettera testamento, “esco dalla vita per entrare nella storia”. Ma il fatto è che subire il tragico è ben diverso dall’averlo metabolizzato come parte inscindibile del carattere nazionale. Tanti cambiamenti importanti si fanno proprio svelando l’epico e cavalcando il tragico, facendolo emergere come fattore di rottura. Il tragico s’incentra sul fato, sull’inesorabile, ma anche sul sogno, sull’utopia, sulla sua forza motrice segreta. Il salto di qualità non sarà certo lo spostamento da destra a sinistra o dall’arcaico al moderno, ma dal superfluo e irrilevante all’essenziale. E l’attesa degli eventi è esasperante.
Quando si rimane sulla superficie delle cose, quando la patria – come nel Macbeth – ha “paura di conoscere se stessa”, il destino della società non puù mettersi in gioco, nemmeno nelle cronache elettorali. Ci sarà solo un cambio di guardia di basso profilo e al posto di soluzioni – lo vedremo negli anni a venire – ci saranno solo rinvii e mascheramenti.
Al lettore dotato di grande fantasia, e quindi capace di interessarsi alla politica italiana, devo chiedere scusa per non aver scritto sulle scelte dell’Udeur, sulla Rosa Bianca o su quella nel Pugno, su Yes We Can o… ebbene sì, sul Cavaliere del Lavoro. Ma per questo ci sono i quotidiani, sempre un po’ isterici da queste parti. Ho preferito suggerire che forse, sull’altra sponda della palude, oltretutto e nonostante tutto, c’è la nostra storia in attesa di compiersi. E si compirà. Più la flaccida retorica cercherà di raggirarla, più dirompente sarà il momento della sua comparsa in scena.
16 dicembre 2007
I cent'anni di Oscar


Ieri Oscar Niemeyer, uno dei più grandi architetti viventi, ha compiuto cent'anni. Ne aveva poco più di 50 quando, insieme all'urbanista Lúcio Costa, progettò dal nulla la città di Brasilia (nella prima foto, la Cattedrale a forma di fiore rovesciato), e 90 suonati quando fu inaugurato il MAC di Niterói, Rio de Janeiro (Museu de Arte Contemporânea, foto 3).
Della propria arte ha detto: "Non mi attira l'angolo retto. Né la linea retta dura, inflessibile, creata dall'uomo. Mi attrae invece la curva libera e sensuale. La curva che ritrovo nelle montagne del mio paese, nel sinuoso corso dei suoi fiumi, nelle onde del mare, nelle nuvole del cielo, nel corpo della mia donna preferita. Di curve è fatto tutto l'Universo. L'Universo curvo di Einstein."
Si dichiara comunista e in quanto tale un socializzatore del proprio talento e delle proprie idee, in una logica di responsabilità sociale. "Ho due caratteristiche che custodisco con soddisfazione: una è questo disinteresse per il denaro. L'altra il mio desiderio di aiutare le persone, essere utile, aiutare".
Ancora lucidissimo a dispetto dell'età, a 98 anni si è unito in seconde nozze con la "giovane" segretaria, l'ultrasessantenne Vera Lúcia Cabreira. Era rimasto vedovo nel 2004 in seguito alla morte della moglie Annita Baldo, sposata nel 1928 e da cui aveva avuto una figlia, Ana Maria Niemeyer; oltre all'affetto di Vera Lúcia e Ana Maria, Oscar Niemeyer può contare su quello di 5 nipoti, 13 bisnipoti e 5 trisnipoti.
Chi fosse interessato a saperne di più, può fare un giretto qui:
http://www.niemeyer.org.br/0scarNiemeyer/home.html
Auguri caro Oscar e grazie a nome del mondo per la tua straordinaria opera che ho avuto il privilegio di conoscere e apprezzare in più di un'occasione.
Che questi ultimi anni di vita non ti siano penosi, e che tu possa andartene un giorno alla grande, così come hai vissuto.
23 novembre 2007
Matriz de Camaragibe (2)


Matriz de Camaragibe: dovendone tradurre il nome in italiano, potrebbe chiamarsi "Pieve del Camaragibe". Si trova qui, sulle sponde del rio Camaragibe, una delle chiese più antiche della regione, dedicata al Signor Buon Gesù. La sua costruzione ebbe inizio nel 1686 e terminò nel 1700. Intorno alla chiesa ebbe luogo il primo popolamento della città.
L'attuale città di Matriz fu donata al Signor Buon Gesù dal capitano José de Barros Pimentel (che l'aveva ricevuta dalla sorella, Dona Brites Pimentel) come ringraziamento per alcune spedizioni militari andate a buon fine, probabilmente contro gli schiavi fuggitivi rifugiati nei Quilombos della regione. La parte di terreno donata al Signor Buon Gesù (nel concreto, alla Chiesa) fu chiamata "Ilha" cioè Isola, perché durante i periodi di alluvione era l'unico pezzo di terra che emergeva dalle acque tutt'intorno. All'epoca questo appezzamento aveva un unico abitante, di nome Gonçalo Moreira.
Il Signor Buon Gesù, la cui ricorrenza si festeggia il 1º gennaio, altri non è che il Bambin Gesù.
Nella nicchia della chiesa, tuttavia, si vedono due statue del bambinello; non di rado le persone che non conoscono la storia si convincono che si tratti dei santi Cosme e Damiano. In realtà, quando nell'800 la statua "titolare" (con fama di essere miracolosa) fu mandata a Salvador per una riparazione, fu provvisoriamente sostituita con una copia. Ma anche questa seconda immagine conquistò ben presto la fama di essere foriera di miracoli. Così, quando parecchio tempo dopo (mesi? anni?) la statua principale ritornò al suo posto, i fedeli non vollero rimuovere la copia. Da allora le due statue troneggiano insieme, "o Bom Jesus e o Companheiro" (il Buon Gesù e il suo Compagno).
L'unico caso nella storia in cui il Figlio Unigenito di Dio ha un fratello gemello...
05 novembre 2007
Anche questa è fatta

Come promesso ve ne parlo brevemente, anche perché ha tutto a che vedere con il tema di questo Blog.
Ho avuto il privilegio (e la responsabilità!) di essere la curatrice e la traduttrice di una selezione delle lettere circolari che Dom Helder Camara (1909-1999), il profeta dei poveri, scrisse a un gruppo di collaboratori e amici brasiliani durante le sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Per sapere chi era, vi basta digitare il suo nome su Google. Sul sito "Santi e Beati" (!!!) dicono di lui:
Non è un santo canonizzato, ma rappresenta la figura di un profeta evangelico santificato dal Popolo di Dio. Vescovo cattolico del Nord Est del Brasile, dal 1966 ha guidato e animato innumerevoli azioni non violente intraprese dai più poveri per la difesa dei loro diritti e della loro terra, scontrandosi con le pretese dei latifondisti, che vedevano in lui un pericoloso perturbatore dell’ordine pubblico. Scelse di vivere in povertà nella periferia della metropoli lasciando ai Poveri il suo palazzo vescovile. Appena compiuti i 75 anni furono subito accolte le sue dimissioni. Alcuni sacerdoti tra i suoi più stretti collaboratori furono uccise e lui pure più volte minacciato di morte. Resta una delle figure più luminose del Concilio Vaticano II; fu ispirandosi a lui che Papa Giovanni dichiarò: “la Chiesa Cattolica è Chiesa di tutti ma soprattutto dei Poveri”.
Ci sono voluti 5 anni perché quell'ambizioso progetto andasse in porto. La casa editrice che pubblicherà il volume ha scelto, sapientemente, di operare una selezione del materiale, in modo da ridurre le pagine da circa un migliaio a 350. La scelta dei testi (lettere e brani di lettere) è stata opera mia, naturalmente dopo aver stabilito i criteri di selezione insieme all'editore e ai responsabili dell'Istituto Dom Helder Camara di Recife, detentore dei diritti sugli scritti del Dom.
Per il momento mi fermo qui. Tornerò a parlare del libro quando sarà sugli scaffali delle librerie, e magari vi regalerò qualche brano scelto.
Un'ultima osservazione: non pensate che si tratti di roba da "topi di sacrestia". Si tratta di materiale che potrà suscitare parecchi dibattiti e polemiche. Dom Helder era un profeta e i profeti, si sa, rompono le scatole anche dopo morti...
07 settembre 2007
7 settembre 1822: indipendenza o...?
Per questo il 7 di settembre è festa nazionale in Brasile, è il Dia da independência, la cosiddetta "emancipazione" del Brasile.
Ma quale emancipazione?, verrebbe da dire.
Dom Pedro disse eu fico, io rimango, quando la famiglia reale portoghese decise di rientrare in Portogallo. I reali erano di fatto scappati da Lisbona per sfuggire a Napoleone e avevano trasferito la corte a Rio de Janeiro. Scampato il pericolo napoleonico, in Portogallo iniziarono delle agitazioni promosse dalla borghesia mercantile, dal clero e dai militari; si trattava di movimenti che toccavano l'economia del paese, e che imposero il ritorno in patria di Re Giovanni (Dom João VI).
Il primo re del Brasile, quindi, altri non fu che l'erede al trono del Portogallo...
Un'altra cosa di cui non si parla è che, in cambio dell'indipendenza, il Brasile si accollò il debito apocalittico che il Portogallo aveva con l'Inghilterra. Per dirla in parole povere, l'indipendenza è stata venduta al Brasile.
La storia del debito estero del gigante sudamericano ha quindi radici antiche, molto antiche...
Negli anni 90, accanto alle tradizionali sfilate militari, i movimenti popolari lanciarono la manifestazione del Grito dos excluídos", il grido degli esclusi, che ancora oggi riunisce migliaia di persone nelle principali piazze delle capitali e delle grandi città. Le previsioni per la città di Recife, quest'anno, sono di diecimila manifestanti. Ho dovuto frugare parecchio in rete per trovarne notizia. I giornali parlano solo della sfilata militare e del "riscatto del sentimento patriotico"...
Indipendenza vera, per tutti: quando?
Feliz 7 de setembro.
26 agosto 2007
Diritto alla memoria e alla verità
Lo Stato riconosce quindi per la prima volta la versione secondo la quale la repressione politica decapitò, squartò, stuprò, torturò e occultò cadaveri e commise molte altre crudeltà contro gli oppositori della dittatura.
Alla fine degli anni 80/primi anni 90, il Cardinal Paulo Evaristo Arns era stato il promotore di un progetto chiamato "Brasil Nunca Mais", Brasile mai più, a cui fece seguito la pubblicazione di un libro contenente molte agghiaccianti testimonianze sulla tortura.
Ricordo di averlo sfogliato, ma di non essere riuscita a spingermi oltre la quinta pagina (se qualcuno fosse interessato a leggerne buona parte in portoghese, può trovare il testo qui:
http://www.dhnet.org.br/dados/projetos/dh/br/tnmais/index.html).
Ma è importante che questo nuovo documento arrivi dal governo e finalmente faccia giustizia alla storia.
Nel 1995, l'allora presidente Fernando Henrique Cardoso aveva promulgato una legge con cui lo Stato assumeva la responsabilità sulle "morti non naturali" avvenute durante il ventennio 1964-84.
Ora, finalmente, si dice come avvennero queste famose "morti non naturali".
Numerose anche le torture di tipo sessuale, a cui erano sottoposti sia le donne che gli uomini.
"Furono interminabili giornate di Sodoma. Mi calpestarono, mi sputarono addosso, mi fecero in mille pezzi. Mi violentarono nei miei angoli più intimi. Fu un tempo senza sorriso. Un tempo di scherno, di grida soffocate, di urla nel buio", scriveva Maria Auxiliadora Lara Barcellos. Catturata e torturata dalla polizia militare, nel 1971 fu esiliata in Cile insieme ad altri compagni, in cambio della liberazione dell'ambasciatore svizzero che era stato sequestrato dall'Avanguardia Popolare Rivoluzionaria.
Maria Auxiliadora sarebbe morta suicida 5 anni dopo, a Berlino, dove si gettò sotto a un treno.
Questa e altre storie possono essere lette nel documento pubblicato dal governo, che sarà presentato ufficialmente dal Presidente Lula mercoledì prossimo. Si parla anche dell'istituzione di una "Commissione della verità" che faccia luce su che fine abbiano fatto cadaveri di molti desaparecidos, ancora reclamati dalle famiglie.
È un momento importante, in cui la storia viene riscritta dagli sconfitti. A futura memoria, per non dimenticare.
(Fonte: Folha de São Paulo)
03 agosto 2006
Un po' di storia: il Brasile del XX secolo
Nel XX secolo ha inizio l’industrializzazione che ha il suo fulcro nelle regioni Sud e Sudest e a cui contribuiscono massicciamente gli immigrati europei, sia come operai che come piccoli imprenditori; agli italiani si aggiungono i tedeschi che fuggono dagli stenti del primo dopoguerra, ebrei fuggiti dalle persecuzioni naziste, famiglie dell’est europeo e, dopo la seconda guerra, anche molti giapponesi.
Nel 1912 viene fondata la prima università del paese, nello stato del Paraná (Sud), a cui fanno ben presto seguito altre istituzioni accademiche sparse il tutto il territorio nazionale.
Mentre l’Europa brucia, il Brasile insegue il suo sviluppo: è di quest’epoca il periodo dello Stato Nuovo e della dittatura di Getúlio Vargas (1937-1945), che inizialmente simpatizza per i regimi nazifascisti ma fa ben presto dietro-front per allearsi agli Stati Uniti che gli hanno promesso aiuti consistenti per l’implementazione di centrali elettriche.
Lo sapevate? L’esercito brasiliano combatté a fianco degli alleati proprio nel nostro appennino, nella zona fra Gaggio Montano, Montese e Porretta; solo pochi anni fa le salme dei soldati morti nel combattimento per la presa di Monte Castello, nei pressi di Pistoia, sono state riportate in patria.
La necessità di infrastrutture e di sviluppo economico e sociale del paese genera un impulso molto forte; intanto l’università comincia a sfornare i primi cervelli autenticamente ‘brasiliani’. Nel 1958 il presidente Juscelino Kubitschek dà inizio alla costruzione della nuova capitale federale, Brasilia; un progetto architettonico ambizioso che fa sorgere in soli 3 anni una città del futuro nel cuore del semiarido situato in un altipiano al centro del paese. La città è bellissima ed efficiente, la sua costruzione ha creato occupazione ma anche una voragine nei conti economici del paese. Il fermento sociale, culturale e politico è grande, i brasiliani vogliono sempre più affrancarsi dalle dipendenze straniere ed iniziare a risolvere le proprie contraddizioni sociali.
Nel Nordest, il pedagogo Paulo Freire studia un nuovo metodo di alafabetizzazione degli adulti a partire dalla loro situazione di povertà economica e sociale: è la Pedagogia dell’oppresso, che dà inizio ai movimenti di educazione popolare che nei primi anni 60 si espandono per il paese.
Nel 1988 viene promulgata la nuova costituzione e nel 1989 vengono realizzate le prime elezioni dirette del Presidente della Repubblica.
21 giugno 2006
Un popolo, molti volti
Dal punto di vista culturale, il Brasile presenta un’enorme varietà di usi e costumi, dovuta alla presenza di più gruppi etnici insediatisi qui da tempo. Se oggi i bianchi (o coloro che si dichiarano tali, visto che questo dato viene raccolto in base ad un’autodichiarazione) rappresentano circa il 50% della popolazione, studi genetici recenti indicano che nelle vene di molti di essi scorre sangue nero ereditato da qualche avo.
I neri raggiunsero il Brasile come schiavi ad opera dei portoghesi, che necessitavano di docile manodopera per le loro coltivazioni.
DIVAGAZIONI STORICHE: LO SCHIAVISMO E LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI
Nella seconda metà del 600 il Nordest del Brasile fu teatro di un importante movimento di rivolta degli schiavi, che fuggivano dalle coltivazioni di canna da zucchero per rifugiarsi in comunità agricole autogestite denominate Quilombos. Il più importante Quilombo fu il Quilombo dos Palmares, a circa 180 Km da Recife, guidato dallo schiavo fuggitivo Zumbì. I Quilombos erano considerati una grave minaccia alla sicurezza e all’economia della zona e furono duramente repressi da truppe di mercenari, tuttavia si hanno notizie di insediamenti che sono sopravvissuti nell’entroterra degli stati del Pernambuco e di Alagoas, e i cui abitanti si dichiarano orgogliosamente quilombolas.
Fino al tardo secolo XIX lo schiavo costituì il pilastro dell’economia e della società brasiliana; lo schiavismo era considerato nell’ordine naturale delle cose e senza di esso l’economia del paese non sarebbe sopravvissuta. Tuttavia la dipendenza dell’impero brasiliano dalla politica economica inglese fece sì che le lotte abolizioniste giungessero fino al Sudamerica, dove il Brasile fu l’ultimo paese ad abolire la schiavitù (1888). Una massa di neri senza casa, lavoro, istruzione né proprietà fu catapultata nel bel mezzo della società brasiliana, trasformandosi ben presto in manodopera a basso costo nelle stesse fattorie per le quali avevano lavorato fino a poco tempo prima come schiavi.
Emancipazione nazionale
Sebbene il contesto fin qui delineato sembri indicare una nuova dipendenza del Brasile dalle logiche e dagli attori dell’economia mondiale, non si può non ricordare il ruolo da esso svolto in occasione della conferenza intergovernativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio del 2003 (Cancùn). In tale circostanza infatti il Brasile si è posto a capo di un nutrito schieramento di Paesi in Via di Sviluppo, che hanno finalmente fatto sentire la propria voce ai “grandi” del mondo su ciò che significa per loro Globalizzazione.
Il Brasile è stato fra i principali promotori dei primi Forum Sociali Mondiali, ospitati nella capitale dello stato del Rio Grande do Sul, Porto Alegre (World Social Forum 2001, 2002 e 2003). Ricordiamo inoltre l’importante ruolo svolto, accanto al Sudafrica, nella lotta contro la tutela dei brevetti relativi ai medicinali anti-AIDS, con l’obiettivo di renderne accessibili i prezzi.
16 giugno 2006
Non solo agricoltura
Anche se la questione agraria costituisce uno dei caratteri più importanti del volto odierno del Brasile, occorre citare qualche altra informazione per fare luce su un quadro così complesso.
Dal punto di vista dell’economia, il Brasile è oggi il principale produttore mondiale di soia (anche transgenica) e, più in generale, il quarto maggior esportatore di beni alimentari al mondo (le colture principali dopo la soia sono canna da zucchero e caffè). E’un paese autosufficiente dal punto di vista energetico, date le riserve di petrolio. Il settore industriale più sviluppato è quello agroalimentare, ma sono presenti anche numerose industrie metalmeccaniche (soprattutto automobilistiche: FIAT, General Motors, Toyota, Renault, Wolksvagen….) ed elettroniche, queste ultime nella zona franca di Manaus, in Amazzonia.
Il Brasile è comunque importante nell’economia mondiale come riserva di manodopera a basso costo. Sono assai numerose le imprese multinazionali che hanno una loro sede qui (comprese Parmalat, Nestlé e altri colossi del mercato globale). Ora, è facile immaginare gli effetti che questo fatto può produrre sull’economia locale. Contro gli argomenti a favore, secondo cui queste imprese sarebbero delle benefattrici che creano posti di lavoro per la povera gente e aumentano la produzione finalizzata all’esportazione, si può citare il loro ruolo nel fallimento delle imprese locali incapaci di reggere a tale concorrenza, o ancora il fatto che dei guadagni realizzati poco o niente viene reinvestito in loco.
DIVAGAZIONI STORICHE: L'ECONOMIA COLONIALE
Se fino alla metà del ‘600 la produzione e l’esportazione della canna da zucchero costituiscono l’asse principale dell’economia della colonia, nella seconda metà del XVII secolo l’interesse si sposta verso l’oro e le pietre preziose. Per circa 200 anni l’attività mineraria diviene il vero fulcro dell’economia coloniale, sviluppandosi soprattutto nell’entroterra della regione del sud-est, denominata appunto delle Minas Gerais, le miniere generali. Al sovrano portoghese, che nel frattempo ha riacquistato la corona, spetta il 20% della produzione mineraria. Si racconta che l’evasione fiscale rappresentasse all’epoca circa il triplo del cosiddetto “quinto” inviato alla corona.