21 giugno 2007

Il Brasile a Superquark: natura e petrolio

La settimana scorsa, nell'ambito del documentario "Pianeta Terra" della BBC, sono state mostrate alcune bellezze naturali del Brasile, in particolare le spettacolari cascate di Foz do Iguaçu e il bacino del Rio delle Amazzoni (a proposito, avete visto sui giornali dei giorni scorsi la notizia delle nuove misurazioni, secondo le quali il Rio Amazonas sarebbe più lungo del Nilo?).
Ieri sera invece è stato presentato un interessante servizio sulle piattaforme petrolifere. Il Brasile è infatti all'avanguardia per ciò che riguarda le perspezioni, le trivellazioni e l'estrazione del petrolio dai giacimenti sottomarini. Il servizio ha presentato in modo sintetico ma chiaro il funzionamento di queste piattaforme, basato su una tecnologia di punta gestita interamente da brasiliani. Grazie a questa attività, il paese è praticamente autosufficiente dal punto di vista dell'oro nero.
Un unico appunto a Superquark: la compagnia a partecipazione statale leader nel mondo per la produzione di petrolio in acque profonde si chiama Petrobras ma si pronuncia Petrobrás e non "Petròbras" come ha continuato a ripetere lo speaker italiano.
Per chi volesse saperne di più:
http://it.wikipedia.org/wiki/Petrobras (in italiano) oppure:
http://www2.petrobras.com.br/portugues/index.asp (in portoghese, inglese e spagnolo).

18 giugno 2007

Divagazioni strettamente personali

Cosa significa parlare, pensare, sentire, odorare, assaporare, respirare, toccare, ascoltare, amare in due lingue?
Cosa significa sentire di appartenere non solo a due universi semantici, ma anche a due universi culturali, a due sistemi di sintassi del pensiero?
Non ho risposte. Non so spiegare "cosa significa" ma quel significato lo vivo ogni giorno nella testa, nella carne e nel cuore.
Mi rendo conto che la mia doppia appartenenza ha generato uno spazio accessibile a pochi. E non è un'appendice, non è uno spazio poco significativo: è l'elemento che più di ogni altro determina la persona che sono adesso. È l'unico spazio in cui riesco a essere autenticamente ME, per intero.

Eppure so che questo stesso elemento è motivo di incomprensione e di rifiuto. Quando parlo e scrivo del "mio" Brasile divento pesante, pedante, noiosa, un po' come certe mamme che quando hanno un figlio non riescono a parlare d'altro che non sia pappe, pannolini, vaccini e dentini.
Mi tengo sotto stretta vigilanza per cercare di contenere questo bisogno quasi fisico di esternarmi per intero, spinta da un lato da una inguaribile saudade, dall'altro dal bisogno di condividere quella che considero una ricchezza.
Questo blog è nato anche per questo: qui scrivo con libertà, senza bisogno di autocensura, perché so che mi legge solo chi vuole.
[Sì, lo so che fra i miei simpatici lettori c'è anche qualche delatore desideroso solo di cogliermi in fallo, ma fa parte del gioco: non si può essere graditi a tutti, io so di non esserlo e il peggio è che me ne vanto...]

A volte ho la sensazione che questa identità schizofrenica sia una sorta di piedistallo dall'alto del quale guardo il mondo, che non mi può comprendere. Altre volte mi sembra che, così come non avrei mai potuto diventare veramente "brasiliana" nemmeno se fossi rimasta in Brasile tutta la vita, non sono più nemmeno integralmente "italiana". Ho la sensazione di non esser più niente, da nessuna parte.

Una decina di giorni fa, passeggiando per una Festa de l'Unità, ho sentito parlare brasiliano. Non ho saputo resistere, ho attaccato bottone con le due ragazze (una residente in Italia, l'altra qui in ferie) e mi sono estraniata da tutto, come se all'improvviso non fossi più lì ma altrove. Mi ha riportata coi piedi per terra il mio sconcertato accompagnatore che, non essendo luso-parlante, con la sua semplice presenza mi ha ricordato chi ero e dove mi trovavo.

Ecco. È um beco sem saída, un vicolo cieco. La doppia appartenenza si configura sempre come una mancanza, una sottrazione. Quando ero "là" mi mancava "qui", quando sono "qui" mi manca "là". Negli avverbi di luogo metteteci dentro tutto, perché ci sta dentro tutto.

Scusate la parentesi, sono riflessioni che mi frullano per la testa da mesi e mesi e che meriterebbero un approfondimento ben più serio di un post sul mio blog. Ma tant'è. Oggi va così.

Rimanete connessi, sto preparando qualcosa anche sul mio lavoro.