28 agosto 2007

Corso di lingua e cultura brasiliana a Bologna (si riprova!)

Dopo il tentativo di gennaio non andato a buon fine, ci riproviamo: il mio corso di portoghese brasiliano inizierà, se ci sarà un numero sufficiente di adesioni, il 26 settembre prossimo presso il Circolo Arci Benassi (Viale Cavina, 4 - Bologna).

Informazioni e iscrizioni mercoledì 19/09 a partire dalle ore 18, sempre presso il Benassi.

Qualche bolognese che stesse passando di qui e volesse saperne di più, può cercare il mio numero di telefono sull'elenco e chiamarmi.

Divulgate, se potete.

26 agosto 2007

Diritto alla memoria e alla verità

Il governo brasiliano, tramite la Segreteria Speciale per i Diritti Umani della Presidenza della Repubblica, ha pubblicato un libro dal titolo "Direito è memória e à verdade" (Diritto alla memoria e alla verità), documento nel quale vengono riconosciute ufficialmente le responsabilità della Polizia Militare e Civile nelle torture atroci subite dagli oppositori del regime durante il periodo della sanguinosa dittatura militare.
Lo Stato riconosce quindi per la prima volta la versione secondo la quale la repressione politica decapitò, squartò, stuprò, torturò e occultò cadaveri e commise molte altre crudeltà contro gli oppositori della dittatura.

Alla fine degli anni 80/primi anni 90, il Cardinal Paulo Evaristo Arns era stato il promotore di un progetto chiamato "Brasil Nunca Mais", Brasile mai più, a cui fece seguito la pubblicazione di un libro contenente molte agghiaccianti testimonianze sulla tortura.
Ricordo di averlo sfogliato, ma di non essere riuscita a spingermi oltre la quinta pagina (se qualcuno fosse interessato a leggerne buona parte in portoghese, può trovare il testo qui:
http://www.dhnet.org.br/dados/projetos/dh/br/tnmais/index.html).
Ma è importante che questo nuovo documento arrivi dal governo e finalmente faccia giustizia alla storia.
Nel 1995, l'allora presidente Fernando Henrique Cardoso aveva promulgato una legge con cui lo Stato assumeva la responsabilità sulle "morti non naturali" avvenute durante il ventennio 1964-84.
Ora, finalmente, si dice come avvennero queste famose "morti non naturali".
Numerose anche le torture di tipo sessuale, a cui erano sottoposti sia le donne che gli uomini.
"Furono interminabili giornate di Sodoma. Mi calpestarono, mi sputarono addosso, mi fecero in mille pezzi. Mi violentarono nei miei angoli più intimi. Fu un tempo senza sorriso. Un tempo di scherno, di grida soffocate, di urla nel buio", scriveva Maria Auxiliadora Lara Barcellos. Catturata e torturata dalla polizia militare, nel 1971 fu esiliata in Cile insieme ad altri compagni, in cambio della liberazione dell'ambasciatore svizzero che era stato sequestrato dall'Avanguardia Popolare Rivoluzionaria.
Maria Auxiliadora sarebbe morta suicida 5 anni dopo, a Berlino, dove si gettò sotto a un treno.
Questa e altre storie possono essere lette nel documento pubblicato dal governo, che sarà presentato ufficialmente dal Presidente Lula mercoledì prossimo. Si parla anche dell'istituzione di una "Commissione della verità" che faccia luce su che fine abbiano fatto cadaveri di molti desaparecidos, ancora reclamati dalle famiglie.
È un momento importante, in cui la storia viene riscritta dagli sconfitti. A futura memoria, per non dimenticare.
(Fonte: Folha de São Paulo)

19 agosto 2007

Un’analisi interessante sull’attuazione del governo Lula

Nei giorni scorsi ho avuto un interessante scambio di e-mail con l’amico scrittore Julio Monteiro Martins (per chi non sapesse chi è, basta un clic sul link di Sagarana, qui a destra) il quale, stimolato dalla lettura della biografia di Lula che ho tradotto qualche anno fa, mi ha sottoposto il suo pensiero rispetto a questi anni di governo del PT. Ci siamo scritti in portoghese e quindi non posso riportare pari pari quello che mi ha scritto, ma proverò a tradurrne qualche brano significativo.

È chiaro - scrive Julio - che Lula ha sempre ragionato a partire dalla dialettica “ricco / povero”, valida nel Nordest degli anni ’50 della sua infanzia, valida nella cintura industriale di San Paolo degli anni ’70, ma non valida nel resto del Brasile, dove esiste un’importante classe media.

Credo che il governo Lula, alla fine dei conti, avrà fatto bene al Brasile - scrive ancora Julio. Ma la classe media brasiliana, che rappresenta una ricchezza, un patrimonio che ha impiegato quasi un secolo a formarsi e da cui provengono, ad esempio, gli artisti, gli intellettuali, i funzionari pubblici onesti (ci sono, pochi ma ci sono!), insomma la vera massa critica della società (Gramsci direbbe, a ragione, che l’intellettuale è l’eroe della classe media) è stata e continua ad essere distrutta. Impietosamente, e ormai da un quarto di secolo!

I più poveri vengono contemplati da programmi sociali, come ad esempio il “Fome Zero” e altri, e cominciano poco a poco a essere inclusi, ad acquisire cittadinanza; i ricchi e le banche prosperano come non mai; ma la classe media è stata completamente abbandonata. Un parcheggiatore del centro di Rio guadagna più di un pediatra al servizio dei piani assicurativo-sanitari privati o di un giornalista culturale.

Lula porta in sé una specie di rancore ormai antiquato: vede la classe media come una classe-parassita, aliena al processo produttivo espresso dal binomio padrone-operaio. È una visione sorpassata, legata al mondo industriale del XX secolo ma non al mondo del Terzo Settore informatizzato e globalizzato del XXI secolo. Senza un vero e proprio impulso al terziario rappresentato dalla classe media, il paese è destinato a rimanere ancorato a un modello arcaico di società e a strutture sociali sclerotizzate. Lula questo non riesce a vederlo. La sua ossessione è proteggere il capitale e promuovere quelli che si trovano al di sotto della linea della povertà assoluta. Lodevole, senza dubbio: ma insufficiente.

In verità, tutte le grandi nazioni capitaliste (e la scelta di Lula è sempre stata nitidamente capitalista: ben intenzionata e moderna, inclusivista, ma capitalista) si sono sempre appoggiate e continuano ad appoggiarsi alla classe media per essere ciò che sono. È il patrimonio umano dei paesi europei, degli USA, della prospera Argentina degli anni '30 e del Brasile di Juscelino Kubitschek, della classe media che leggeva “O Cruzeiro” e “Fatos&Fatos”, delle future maestrine delle Scuole Magistrali. E che ha fornito la base intellettuale e creativa per il miglior progetto di Brasile che sia mai stato abbozzato.

Persino la Música Popular Brasileira, la Bossa Nova (“samba d’appartamento”, la chiamavano all’inizio, e non è un caso) è frutto non dei sambisti della Mangueira, ma della classe media brasiliana; Tom Jobim, João Gilberto, ma anche Noel Rosa, Chico Buarque, Caetano, Gil, Milton ecc. sono tutti figli di famiglie medio-borghesi... per non parlare della letteratura, del cinema!

Vedi - scrive ancora Julio -, nessuno lo dice, ma io lo so perché l’ho visto di persona (o magari vissuto, caro Julio... nota mia). La maggior parte dei brasiliani che hanno dovuto lasciare il Brasile, emigrare all’estero e non tornare più – non perché aspiravano a diventare ricchi ma perché volevano vivere con maggior dignità – non sono né lavoratori-operai né imprenditori-investitori, bensì persone formate nella cultura della classe media. Gente che ha capito che nel Brasile di Itamar Franco, di Fernando Henrique Cardoso o anche di Lula non avrebbe mai potuto coltivare la speranza di una vita decente; e si calcola che siano stati almeno 3 milioni i brasiliani che, negli ultimi anni, sono diventati orfani di un sistema il cui obiettivo è, attualmente, quello di realizzare “un grande accordo nazionale” fra gli estremi della società.

Lo stesso mega-programma per il bioetanolo progettato da Lula, e che sarà eseguito in assoluta sintonia col governo Bush, offrirà da un lato lavoro alla manodopera rurale analfabeta, dall’altro molta ricchezza agli imprenditori del biocombustibile. Ma il “ceto medio” in formazione, abbandonato a se stesso, continuerà ad atrofizzarsi, a essere obbligato a emigrare, schiacciato e appiattito verso il basso (e di questi, solo pochisismi furbetti riusciranno a riciclarsi e a trasformarsi in “alpinisti sociali”, percorrendo il cammino inverso nella direzione della classe più abbiente).

Bene, questa è la sintesi di quanto ho osservato del governo Lula e del Brasile di questi ultimi anni.


13 agosto 2007

Ops (andate al 18 giugno)

Un paio di mesi fa avevo iniziato a scrivere un intervento che avevo salvato come bozza, e che ho terminato oggi.
Ho scoperto così che il blog è intelligente. Si ricorda quando avevo iniziato a scrivere. Ha pubblicato il post, ma con la data del 18 giugno...

Devo ancora imparare bene come si gestisce un blog, portate pazienza :D

12 agosto 2007

Il caso Renan

Vale la pena di spendere qualche riga sul caso che da settimane (o forse mesi) occupa le prime pagine dei giornali brasiliani: lo scandalo legato al presidente del Senato, Renan Calheiros, del PMDB di Alagoas.
Conosco Renan - e l'ho persino conosciuto personalmente, nel 1993, quando non perse l'occasione di presenziare all'inaugurazione del Centro Giovanile di Matriz de Camaragibe, dove lavoravo. Non è mai stato un fiorellino profumato, è uno degli oligarchi di Alagoas, uno degli stati meno sviluppati del paese, e la cui economia si basa fondamentalmente sulla produzione e trasformazione della canna da zucchero in estesissimi latifondi e, più recentemente, sul turismo balneare. Renan è sempre stato legato ai poteri forti, non è mai sceso di sella, qualunque fosse la coalizione al potere nella capitale Maceió, al governo dello Stato, al Governo Federale.
La sua nomina a presidente del Senato sotto il governo Lula mi lasciò, a suo tempo, sconcertata: da acerrimi nemici ad amici? Mah...

Da alcuni mesi Renan è nell'occhio del ciclone: la Commissione di Etica del Senato lo ha posto sotto inchiesta per aver utilizzato fondi di un'impresa di costruzioni privata per pagare delle spese personali, come ad esempio gli alimenti per una figlia nata al di fuori del matrimonio. Inoltre avrebbe favorito delle aziende private nei loro rapporti con l'INSS (la ns. INPS), in particolare la Schincariol (birra e bevande) che avrebbe acquisito alcune fabbriche del fratello di Renan, Olavo Calheiros (altro bel figuro), a prezzo superfatturato.

Ora viene indagato anche per aver violato la legge antitrust sulla comunicazione: pare che, in società con il più famoso impresario della comunicazione di Alagoas, João Lyra (appartenente, tanto per cambiare, a una famiglia di latifondisti della canna da zucchero), abbia costituito una società intestata a dei prestanome, con la quale ha acquistato testate giornalistiche e radio. In seguito, i due avrebbero diviso il patrimonio, lasciando i giornali a Lyra e le radio a Renan.
In Brasile non è consentito a chi occupi cariche pubbliche di possedere mezzi di informazione (eh sì, anche nel cosiddetto terzo mondo, quanto a conflitto d'interessi, sono molto più avanti della nostra repubblica delle banane...).

Ovviamente bisognerà lasciar fare alla giustizia e alle Commissioni il loro lavoro. Va da sé che probabilmente è tutto vero, ma anche che vi sono interessi - neanche troppo occulti - che hanno fatto sì che questo scandalo scoppiasse proprio adesso, che queste informazioni (risapute da tempo) fossero rese pubbliche proprio ora...

11 agosto 2007

Biocarburanti? mah...

Di questi tempi si fa un gran parlare del bioetanolo, l'alcol per autotrazione. In Brasile le automobili ad alcol esistono dagli anni '70, quando il governo di allora (erano i tempi della dittatura militare, gli anni più feroci) lanciò il programma pro-alcol in risposta alla crisi petrolifera.
Personalmente trovo assai discutibile l'uso dei biocarburanti, nonostante siano molto meno inquinanti rispetto ai carburanti tradizionali. Il fatto è che l'idea di "ecologicamente corretto" non può limitarsi alle emissioni di CO2 e/o di particolati vari.
Difendere la "casa" (oikos, da cui il prefisso eco-, che significa proprio casa) significa non solo proteggerne i muri (l'ambiente) ma anche gli abitanti. Per produrre una quantità di biocarburante sufficiente a fare il pieno a un'automobile di media cilindrata ci vuole all'incirca la stessa quantità di terra necessaria a coltivare il nutrimento di un essere umano per un anno...
Ora, nel caso del Brasile è evidente che ci sarebbe terra per l'una cosa e per l'altra (a condizione che si realizzi la riforma agraria, ma questa è un'altra storia), ma secondo me entrano in ballo considerazioni di tipo etico.
A livello globale, non possiamo far finta che, siccome noi abbiamo degli eccessi di produzione agricola e in nome del mercato dobbiamo distruggere interi raccolti, allora il problema della terra e del nutrimento degli esseri umani non esiste.
Nel caso del Brasile, poi, c'è un'aggravante: la coltivazione della canna da zucchero implica un lavoro di tipo semi-schiavista. Nel Nordest, i tagliatori di canna ricevono salari da fame a fronte di un lavoro massacrante; si tratta di un lavoro stagionale, quindi nei periodi fra un raccolto e l'altro (entresafra) o non si lavora, oppure si è costretti a emigrare verso zone con altri climi, dove il periodo del taglio è invertito rispetto al Nordest. E non è che nel Mato Grosso o a San Paolo il salario dei braccianti sia tanto più consistente che nel Nordest.
In pratica, il basso costo del bioalcol è anche il prodotto dello sfruttamento del lavoro umano.
Subito dopo Ferragosto, come promesso, inserirò nel blog la lettera di Julio Monteiro Martins su Lula, e anche lì troverete considerazioni interessanti sulla questione del biocarburante.
Nel frattempo proviamo a riflettere su queste cose in modo un po' più approfondito e, perché no, più etico...
Rimanete connessi.

05 agosto 2007

News

La palazzina della Tam Express travolta dall'aereo nel tragico incidente del 17 luglio scorso è stata implosa oggi pomeriggio...

Le vittime identificate fino a questo momento sono 157, le famiglie delle altre 43 devono attendere gli esami del DNA sui resti...

Nei giorni scorsi il Presidente Lula ha sostituito il Ministro della Difesa; al posto di Waldir Pires si è insediato Nelson Jobim, ex-Presidente della Corte Suprema.

Anche la presidenza dell'INFRAERO (la società che controlla aeroporti e traffico aereo) è in via di sostituzione: al posto dell'uscente José Carlos Pereira, ufficiale dell'Aeronautica, assume l'incarico Sérgio Maurizio Britto Gaudenzi, attualmente a capo dell'AEB, l'Agenzia Spaziale Brasiliana.

Intanto Lula esulta perché, nonostante la gravissima crisi che ha colpito il settore aereo in questi ultimi mesi, la sua popolarità non subisce flessioni: il 48% dei brasiliani continua a considerare il governo Lula "ottimo" o "buono".

Fra qualche giorno proporrò alla riflessione dei miei lettori (pochissimi in questi giorni, immagino) un testo interessante.
Si tratta di una critica molto pertinente all'attuazione del governo Lula.
Restate conessi.