21 novembre 2009

"Viado, ma de che?" - Riflessione sul linguaggio dedicata a Brenda

Il post che segue è stato pubblicato su facebook sotto forma di nota. È dedicato a Brenda, la transessuale brasiliana trovata morta a Roma ieri mattina.

Dopo il mio status di questa mattina a proposito dell'uso inconsulto, in italiano, del termine "viado" (ricopio: Sandra Biondo informa gli amici giornalisti, scrittori e commentatori vari che il termine "viado", che viene usato con tanta disinvoltura, in portoghese è volgarissimo. Cosa direste se in un articolo di giornale straniero trovaste parole come "frocio", "ricchione" o "busone"? Se vogliamo usare la lingua degli altri, almeno facciamolo bene) si è sviluppata una discussione interessante prima sulla mia bacheca, poi sulla lista dei traduttori brasiliani di cui faccio parte.

Si diceva, nei commenti allo status, che la parola giusta sarebbe VEADO con la E e non VIADO con la I.

Oltre a essere un termine abbastanza volgare, quindi, è stato riportato nella nostra lingua con la grafia scorretta, semplicemente per omofonia (le due parole si pronunciano infatti allo stesso modo). Si diceva anche che il primo significato di VEADO è cervo, il secondo è "omosessuale di sesso maschile" (e non travestito o transessuale, che è invece il significato che ha preso da noi e che viene applicato unicamente a brasiliani o al massimo sudamericani).

Ora, cos'ha a che vedere il cervo con il gay? Ecco le interessanti spiegazioni che mi ha fornito il collega Erik Borten di São Paulo, che riporto e traduco.

22/06/2006 - L'origine del termine "viado"

Secondo l'antropologo Luiz Mott, del Grupo Gay da Bahia, le possibili origini dell'espressione "viado" o "veado" usata per designare gli omosessuali sono molteplici. Solo in Brasile si associa il gay al cervo, che viene solitamente abbinato a un'immagine maschia e nobile e, in altri paesi, riportato su stemmi e bandiere.

L'utilizzo di questa parola per riferirsi ai gay risale agli inizi del XX secolo e all'inizio veniva usato unicamente per definire il pederasta passivo.

Alcune ipotesi su questo termine (fonti: Green, Trevisan, Mott, Fry & MacRae)

1) All'inizio del XX secolo, a Rio de Janeiro, i gay che fuggivano dalla polizia dovevano correre come dei cervi.

2) Una marca di sigarette, intorno agli anni 20, riportava stampata la figura di un cervo talmente esuberante ed effeminato che per analogia si è iniziato a usare questo termine per identificare i gay più appariscenti.

3) Derivazione di "transviado", "desviado" (N.d.T.: deviato, come supponeva Simonelli)

4) Animale che passa la maggior parte dell'anno in comunità composte unicamente da maschi e cerca le femmine solo nella stagione dell'estro, mentre i maschi si accoppiano fra di loro per il resto del tempo.

5) Per influenza di Bambi di Walt Disney.

6) Perché è un animale elegante e che cammina saltellando, come certi omosessuali.

7) Alcune specie di cervi hanno dei peli bianchi intorno all'ano e questa parte del corpo sempre in vista colpisce l'attenzione.

8) Per associazione erudita al latinismo "venatus", cacciagione.

Quanto ai punti 4) e 5) un altro collega, Hélio de Mello Filho, conferma:

il cervo è un animale delicato, elegante, fragile (almeno in apparenza), saltella qua e là, e queste caratteristiche vengono attribuite agli omosessuali maschi (sì, è uno stereotipo, e oggigiorno anche irreale, visto che ci sono diversi termini per definire diversi "tipi" di omosessuale). Io faccio il tifo per il São Paulo, che è considerata la squadra delle élite, dei figli di papà e dei finocchietti: il soprannome che viene dato ai sanpaolini è "bambi", per lo stesso motivo.

Infine, quanto suggerito dalla collega ed esimia italianista Ivone Benedetti ci invita ad altre, più profonde riflessioni. Ivone mi dice: Sandra, quando nel 1998 vidi per la prima volta la parola sul De Mauro, con la definizione

travestito o transessuale di origine brasiliana o genericamente sudamericana, che si prostituisce

sono rimasta costernata nel percepire che già nel 1989 (data in cui il De Mauro attesta l'ingresso della parola nella lingua italiana) eravamo già implicati in una migrazione così infelice, frutto della grave crisi sociale che stava devastando il Brasile dalla fine degli anni 70.

È così che dall'analisi dell'etimologia sui dizionari riusciamo a trarre tante lezioni su cose che apparentemente non hanno niente a che vedere con la filologia.

19 novembre 2009

Asilo o estradizione? Il caso Battisti














E quindi, finalmente, il Supremo Tribunal Federal si è espresso a favore dell'estradizione di Cesare Battisti. La motivazione che ha spinto il presidente del STF Gilmar Mendes (nella foto con il Presidente Lula) a votare a favore, sbloccando il "pareggio" di 3 voti a 3, è che gli omicidi commessi da Battisti sono da considerare crimini comuni e quindi non sussiste per lui il diritto a richiedere lo status di rifugiato politico.
È stato sempre il STF a decidere che l'ultima parola spetterà comunque al Presidente della Repubblica. A questo punto però è escluso che Battisti possa essere considerato rifugiato politico, viste le motivazioni della sentenza: Lula potrà decidere per la non estradizione solo adducendo altre motivazioni, come per esempio il fatto che il fuggitivo deve rispondere a un processo per documenti falsi a Rio de Janeiro (!), oppure le ragioni umanitarie.
[Parentesi quadra. Sui blog brasiliani si è parlato in questi giorni del caso Cucchi, con commenti del tipo "nelle prigioni italiane si pratica la tortura". C'è poco da sorprendersi se qualcuno si appellerà alle ragioni umanitarie. Chiusa parentesi quadra]
In realtà, il caso Battisti non è un semplice caso giudiziario. È in primo luogo un caso politico e diplomatico. Sono in gioco i rapporti di forza fra Brasile e Italia, e forse addirittura fra Brasile ed Europa.
Il Presidente Lula potrebbe voler riaffermare l'assoluta sovranità del proprio paese, e rifiutare l'estradizione potrebbe diventare un gesto simbolico in quella direzione.
Non possiamo dimenticare che alcuni anni fa l'Italia non concesse l'estradizione al banchiere brasiliano Salvatore Cacciola, responsabile di un crac di 500 milioni di dollari, che nel 2000 si era rifugiato nel nostro paese dove faceva - letteralmente - la bella vita. La motivazione addotta era che Cacciola è cittadino italiano (nato a Milano, emigrò coi genitori quando era bambino, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra), e così ci ritrovammo a difendere un filibustiere che aveva lasciato sul lastrico numerosi investitori brasiliani. L'Interpol riuscì a catturarlo durante un suo viaggio nel Principato di Monaco, e solo così poté essere riportato in Brasile (2008) e scontare la pena per cui era stato condannato.
Il caso Battisti potrebbe rappresentare una specie di rivincita diplomatica del paese sudamericano nei confronti del nostro paese, in un momento nel quale l'Italia attraversa una crisi economica e sociale senza precedenti negli ultimi 50 anni, mentre il Brasile si proietta sul panorama internazionale come decima potenza economica mondiale, nemmeno più considerata "emergente".
Qualche giorno fa Lula è stato in Italia per la rinuone della FAO e ha incontrato Silvio Berlusconi, poi a Brasilia ha incontrato Massimo D'Alema, fino a poche ore fa ministro degli esteri dell'UE "in pectore". Avranno parlato anche di questo caso, e senza alcun dubbio Lula ha già preso la sua decisione. Siamo curiosi di sapere se sceglierà la linea della giustizia o quella dello scontro diplomatico. E in questo secondo caso, quali saranno le motivazioni con cui giustificherà tale scelta.