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22 giugno 2010

Pioggia assassina

È notizia di queste ore la morte di oltre 40 persone per le piogge torrenziali che stanno flagellando gli stati di Alagoas e Pernambuco, nel "mio" Nordest (ho vissuto 3 anni e mezzo nell'entroterra di Alagoas e quasi 5 nella capitale del Pernambuco).
In questo momento sono molto preoccupata perché non ho notizie dirette dai miei amici che vivono là, le poche cose che ho saputo dai giornali sono che il governo federale sta cercando di mandare aiuti ma è difficile raggiungere le zone più colpite che, a quanto ho capito fin qui, sono proprio quelle che conosco io. La città di Barreiros, che si trova esattamente a metà strada fra Recife e Matriz de Camaragibe, il tragitto che ho percorso decine e decine di volte negli anni trascorsi in Brasile, è isolata e senza energia elettrica.
Inutile dire che le piogge torrenziali provocano i danni maggiori proprio alle persone che si trovano nelle situazioni abitative più precarie: nelle città i favelados, nelle campagne quelli che hanno costruito una baracca su un pendio argilloso.
Matriz ha il problema di trovarsi sulle sponde del Rio Camaragibe che, quando si gonfia più del normale, straripa e allaga la cittadina. Un racconto di episodi legati all'ultima grave alluvione (agosto 2000) è stato riportato nel post del 9 maggio 2009 intitolato "Piove, governo ladro". Se avete voglia e tempo potete andarlo a leggere.
In quegli stessi giorni del 2000 anche Recife si trovò alluvionata. La città si trova sul livello del mare ed è costruita sulla foce di due fiumi, il Capibaribe e il Beberibe. Il 1º agosto 2000 vennero a coincidere tre diversi fattori: si erano susseguiti parecchi giorni di piogge invernali intense (con aumento notevole della portata di entrambi i fiumi) e ci furono sia il plenilunio sia l'alta marea più elevata dell'anno. Il risultato fu che l'acqua non riusciva a scaricarsi nell'oceano e si riversò nelle strade della città. Chiusero tutte le scuole, le aziende, le università e anche alcuni ospedali dovettero prendere provvedimenti drastici. I danni furono incalcolabili, soprattutto in vite umane spezzate.
Ora aspetto di sapere le notizie delle ultime ore. Rimanete connessi, mi rifarò viva al più presto.

13 gennaio 2010

Lula, il figlio del Brasile: un bel libro, un brutto film

Oggi sono stata a vedere il film sulla vita del Presidente della Repubblica Luís Inácio Lula da Silva, tratto dal libro "Lula, o filho do Brasil" di Denise Paraná (tradotto da me in italiano con il titolo "Il figlio del Brasile. Lula racconta se stesso" e pubblicato da Italianova nel 2004).



Succede spesso che il film sia deludente rispetto al libro, ma questa volta mi pare che si sia superato il limite. Pur essendo un'ammiratrice del Presidente, non posso far finta di non vedere che si tratta di un poderoso spottone elettorale che esce - guarda caso - proprio nell'anno delle elezioni, quando Lula è sì all'apice della popolarità ma deve anche convincere i brasiliani a votare Dilma Rousseff, candidata del PT alla successione.
E comunque non è questo il difetto principale del film. La sceneggiatura è debole, puramente agiografica e in alcuni punti melensa come la più bieca delle telenovelas. La regia è più televisiva che cinematografica, e comunque ben poco suggestiva. Anche la recitazione non è esaltante, anzi a volte è proprio penosa; salverei solo il protagonista Rui Ricardo Dias (che risulta molto credibile e somigliante a Lula) e la sempre bravissima Lucélia Santos (che quelli della mia generazione ricorderanno forse nei panni di Isaura, la schiava bianca) presente con un piccolissimo cameo, la maestra elementare del piccolo Luís Inácio. Anche la famosa Glória Pires non convince del tutto nei panni di Dona Lindu, la madre di Lula.
Mentre guardavo il film ho vissuto momenti di vera e propria inquietudine, sembrava un film di regime e la cosa non ha mancato di mettermi in imbarazzo.

Il libro è decisamente più interessante. Si tratta infatti della trascrizione delle interviste (o forse dovremmo dire delle testimonianze) date da Lula stesso e da alcuni suoi familiari. L'autrice Denise Paraná accompagna a questi testi alcune analisi e commenti approfonditi sulla personalità di Lula, offrendo al lettore utilissime chiavi di interpretazione. Non possiamo dimenticare che il libro è stato in realtà la tesi di dottorato in storia contemporanea della Paraná, pertanto un testo di innegabile valore storiografico e di grande rigore accademico. Forse sarebbe stato più adatto a ispirare un buon documentario, sulla falsariga di certi programmi tipo "La storia siamo noi", che un prodotto cinematografico di così basso livello.

Insomma, un film puerile tratto da un libro maturo. Peccato, un'occasione mancata.


06 giugno 2008

Cinema: due pellicole brasiliane nelle sale

In uscita oggi nelle sale italiane due importanti film brasiliani.
Il primo è "Tropa di elite - Gli squadroni della morte" di José Padilha, premiato con l'Orso d'oro al festival di Berlino e di cui si è già parlato qui sul blog il 16 febbraio scorso.
Il secondo è "L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza" del mio coetaneo Cao Hamburguer.
Dopo alcuni anni sottotono, finalmente il buon cinema brasiliano ritorna nel circuito internazionale.
Memorabili l'exploit, nel 1998, del pluricandidato all'Oscar "Central do Brasil" (1997) di Walter Salles (lo stesso regista de "I diari della motocicletta", il film su Che Guevara) e il controverso successo nel 2003 di Cidade de Deus (2001), il cui titolo è stato orrendamente tradotto in Italia con "City of God" (come se avesse senso battezzare una favela di Rio con un nome americano!), di Fernando Meirelles, lo stesso regista dell'attesissimo "Cecità" di cui si è parlato pochi giorni fa.
Non so se andrò a vederli, mi infastidisce l'idea di assistere a un film brasiliano doppiato. Forse aspetterò l'uscita dei DVD per poterli vedere in lingua originale. O forse no.
Se qualcuno dei miei affezionati lettori ci andrà, saranno graditi commenti, recensioni, complimenti e stroncature.

15 maggio 2008

Cecità

E intanto Fernando Meirelles non sbaglia un film... ormai approdato a Hollywood, l'eccellente regista brasiliano si è cimentato niente meno che con uno dei romanzi più affascinanti e tragici di tutta la letteratura in lingua portoghese, "Cecità" del Premio Nobel José Saramago.

Il film ha aperto ieri il 61º Festival di Cannes e conta su un cast d'eccezione, fra cui spicca la protagonista Julienne Moore.
Sono curiosissima di vedere come il regista brasiliano è riuscito a rendere sul video quella storia allucinante che - lo confesso senza vergogna - ho iniziato a leggere due anni fa e non sono ancora riuscita a finire.
Fernando, ti aspettiamo al varco. E complimenti per aver portato ancora una volta il nome del Brasile sulla passerella di uno degli eventi cinematografici più importanti del mondo.

16 febbraio 2008

E l'Orso d'oro va in Brasile...


Il polemico e violento "Tropa de elite" di José Padilha vince a sorpresa l'Orso d'oro come miglior film al Festival di Berlino, esattamente 10 anni dopo Walter Salles con "Central do Brasil" (grazie al quale anche l'attrice protagonista, la grande Fernanda Montenegro, vinse l'Orso d'argento).

La trama: il Capitano Nascimento comanda lo squadrone del Battaglione di Operazioni Speciali (BOPE), la cosiddetta Tropa de Elite (squadrone scelto) della polizia di Rio de Janeiro. Il Capitano vorrebbe lasciare la squadra perché sta per diventare padre e viene spesso assalito da attacchi di panico, ma prima deve trovare un sostituto alla sua altezza. A tale scopo, prende in considerazione come candidati gli aspiranti Neto e Matias, suoi amici d'infancia che condividono con lui l'indignazione per l'ondata di corruzione che colpisce la polizia di Rio.

Il film
è salito agli onori della cronaca in quanto prima ancora di essere lanciato sul mercato cinematografico erano già in circolo numerosissime copie pirata. Si dice che circa 11 milioni di brasiliani abbiano assistito al film in modo illegale.
La pellicola è stata al centro di polemiche e dibattiti a causa della violenza e soprattutto delle scene di tortura. Il gruppo Tortura nunca mais (Tortura mai più) ha denunciato soprattutto l'aura di eroismo che circonda i poliziotti torturatori, osannati per il trattamento disumano riservato ai malviventi.

A Berlino il film non è stato particolarmente ben accolto dal pubblico. Pare che il sottotitolaggio sia stato particolarmente scadente, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi in gergo.

Per realizzare il film, José Padilha ha lavorato per ben due anni investigando il traffico di droga, con l'aiuto di poliziotti del BOPE, di psichiatri della Polizia Militare e di ex-trafficanti.

28 gennaio 2007

Manda bala (Send a bullet)

"Manda bala" (Send a bullet), ambientato in Brasile, vince il premio di miglior documentario al Sundance Film Festival.
Nel film, la città di San Paolo viene presentata come la "capitale dei sequestri". Secondo il cineasta Jason Kohn i criminali, localizzati nei quartieri più poveri della periferia urbana, avrebbero il cattivo costume di tagliare le orecchie alle vittime dei rapimenti per spingere i familiari a pagare il riscatto. In seguito, la vittima ricorrerebbe alla chirurgua plastica per riparare ai danni, e sarebbe quest'ondata di criminalità a giustificare, sempre secondo Kohn, il boom della chirurgia plastica nel paese.
Non è da escludere che questo documentario susciti polemiche, come è successo un paio di mesi fa per il film "Turistas", anch'esso ambientato in Brasile, e che mostra una storia abbastanza agghiacciante di turisti stranieri sequestrati e torturati da criminali a Rio de Janeiro. Va detto che questo film è stato classificato come film del terrore (horror-thriller) e avrebbe potuto essere girato in qualsiasi metropoli del mondo.
Ma è altrettanto fuori discussione che questo tipo di propaganda non giova al turismo. È vero che le metropoli brasiliane sono pericolose, ma non si può nemmeno far credere che sia un paese nel quale bisogna girare con le guardie del corpo armate...