Visualizzazione post con etichetta Recife. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Recife. Mostra tutti i post

09 luglio 2010

Onere e onore: è arrivata la nomina ufficiale

È arrivata la lettera che mi nomina rappresentante ufficiale dell'IDHeC (Instituto Dom Helder Camara) in Italia.

Non so se sia maggiore l'onere o l'onore. Di certo è una responsabilità, ma anche un attestato di stima e di fiducia.
L'Istituto è depositario dei beni terreni appartenuti al vescovo dei poveri, morto nel 1999. Compresi i diritti d'autore. D'ora in avanti dovrò occuparmi di tutto ciò che riguarda i contatti con le case editrici italiane per le pubblicazioni future ma anche per eventuali opere sotto diritti e ancora in distribuzione in Italia.
È un compito che svolgo a titolo gratuito e per amore al Dom, una figura importantissima della storia e della cultura non solo del Brasile, ma del mondo intero. Il fatto che sia stato più volte candidato al premio Nobel per la Pace non è una coincidenza.
L'Istituto ha bisogno di sostegno. Da anni è in corso la trascrizione di tutti i manoscritti lasciati dal Bispinho, migliaia e migliaia di fogli vergati a mano: lettere, meditazioni, discorsi, poesie. Un lavoro enorme, quantitativamente e qualitativamente parlando, per realizzare il quale sono necessarie risorse economiche, strumentali e umane. Ogni centesimo di euro che sia possibile far recuperare a questa istituzione è una pagina in più che può essere trascritta e resa disponibile per la pubblicazione, in Brasile e nel mondo.
Spero di essere all'altezza del compito prestigioso che mi è stato affidato. Ma a questa speranza si affianca la certezza che c'è qualcuno che mi tiene la mano sul capo, come faceva tre anni fa mentre riscrivevo in italiano le sue meravigliose lettere dal Concilio Vaticano II...

22 giugno 2010

Pioggia assassina

È notizia di queste ore la morte di oltre 40 persone per le piogge torrenziali che stanno flagellando gli stati di Alagoas e Pernambuco, nel "mio" Nordest (ho vissuto 3 anni e mezzo nell'entroterra di Alagoas e quasi 5 nella capitale del Pernambuco).
In questo momento sono molto preoccupata perché non ho notizie dirette dai miei amici che vivono là, le poche cose che ho saputo dai giornali sono che il governo federale sta cercando di mandare aiuti ma è difficile raggiungere le zone più colpite che, a quanto ho capito fin qui, sono proprio quelle che conosco io. La città di Barreiros, che si trova esattamente a metà strada fra Recife e Matriz de Camaragibe, il tragitto che ho percorso decine e decine di volte negli anni trascorsi in Brasile, è isolata e senza energia elettrica.
Inutile dire che le piogge torrenziali provocano i danni maggiori proprio alle persone che si trovano nelle situazioni abitative più precarie: nelle città i favelados, nelle campagne quelli che hanno costruito una baracca su un pendio argilloso.
Matriz ha il problema di trovarsi sulle sponde del Rio Camaragibe che, quando si gonfia più del normale, straripa e allaga la cittadina. Un racconto di episodi legati all'ultima grave alluvione (agosto 2000) è stato riportato nel post del 9 maggio 2009 intitolato "Piove, governo ladro". Se avete voglia e tempo potete andarlo a leggere.
In quegli stessi giorni del 2000 anche Recife si trovò alluvionata. La città si trova sul livello del mare ed è costruita sulla foce di due fiumi, il Capibaribe e il Beberibe. Il 1º agosto 2000 vennero a coincidere tre diversi fattori: si erano susseguiti parecchi giorni di piogge invernali intense (con aumento notevole della portata di entrambi i fiumi) e ci furono sia il plenilunio sia l'alta marea più elevata dell'anno. Il risultato fu che l'acqua non riusciva a scaricarsi nell'oceano e si riversò nelle strade della città. Chiusero tutte le scuole, le aziende, le università e anche alcuni ospedali dovettero prendere provvedimenti drastici. I danni furono incalcolabili, soprattutto in vite umane spezzate.
Ora aspetto di sapere le notizie delle ultime ore. Rimanete connessi, mi rifarò viva al più presto.

11 febbraio 2010

Alcides não acontece todos os dias

Alcides não acontece todos os dias. Alcides non capita tutti i giorni. Questo l'incipit di un articolo che ho ricevuto ieri dall'amica Mônica, dal titolo Recife envergonhado (Recife si vergogna). Mi limito a una rapida traduzione e lascio a voi riflessioni, commenti e considerazioni.

Alcides non capita tutti i giorni. È un simbolo. E non di quelli inventati. Di quelli che fanno sentire orgogliosi, che spingono a ripensare alla vita, alle opportunità, alle cose giuste e a quelle sbagliate. Alcides è una bella storia, di quelle da riempirci un libro intero, che fanno vernir voglia di raccontare tutti i dettagli al tassista, al portinaio, ai colleghi, a tutti.

Abitante del sobborgo popolare Vila Santa Luzia, nel quartiere Torre, e figlio di un'ex-carrettiera, aveva sfiorato la miseria da vicino ma era passato all'esame di ammissione per il corso di Biomedicina dell'Università Federale del Pernambuco. Ed era passato alla grande, piazzandosi al primo posto fra gli studenti provenienti dalle scuole pubbliche (in Brasile, come negli Stati Uniti e in altri paesi delle Americhe, le scuole private sono migliori di quelle pubbliche, riservate alle fasce più povere della popolazione. N.d.T.). Non si dedicava ad altro. Studiava e frequentava il gruppo giovanile della chiesa di Torre. Aveva fatto impazzire dalla felicità sua madre, e anche Vila Santa Luzia. Le altre madri del quartiere avevano trovato qualcuno da additare ai propri figli. "Lo vedi quello? È stato ammesso all'università".

Aveva 22 anni e a settembre prossimo si sarebbe laureato. Avrebbe fatto il master e poi anche il dottorato. Ma abitava a Recife. Ed è bastato a fargli prendere due spari in testa. Era l'una di venerdì e stava studiando. È stato trascinato fuori di casa da due uomini in motocicletta. È morto davanti a sua madre e a tre sorelle.

Stamattina ho incontrato sua madre, donna Maria Luiza. Era ancora vestita di orgoglio, con il camice bianco del figlio. Mancava veramente poco al momento in cui avrebbe potuto dire al mondo di essere la madre di un biomedico. Ma ancor meno a quello in cui dire che non lo era più. Mi ha raccontato tutto il suo dolore. Ha detto che è riuscita ad aggrapparsi agli assassini, ma non c'è stato niente da fare. È riuscita a evitare solo il terzo colpo di pistola. Ma i primi due avevano già interrotto il suo sogno più grande. Maria Luiza è tornata a essere una madre come tante.

Oggi è l'8 febbraio e, solo in quest'anno, 386 madri di Recife piangono la morte di un figlio.


(Il testo originale è di João Valadares .La foto è di Alexandre Gondim/JCimagem)

19 gennaio 2010

È ora di ripartire...

Recife, 19/01/2010 ore 0:05
Anche questa vacanza sta per finire. Fra 24 ore il mio aereo sarà già decollato dall'aeroporto internazionale Gilberto Freyre di Recife (altresì conosciuto come Aeroporto dos Guararapes) alla volta di Lisbona. Mi fermerò un giorno nella capitale portoghese e sbarcherò a Bologna giovedì mattina. Mi aspettano numerosi impegni personali e professionali, quindi penso che per qualche giorno non ci leggeremo: giusto il tempo per far decantare questi 12, intensissimi giorni che, se da un lato sono volati, dall'altro hanno rappresentato una forte quanto provvidenziale "rottura" con i mesi precedenti.
Ho rivisto molte persone care, ho preso il sole (malgrado la pioggia sia stata frequente e a volte anche intensa), ho gironzolato per centri commerciali lussuosi e mercatini popolari, ho mangiato gamberi e feijoada, ho bevuto una discreta quantità di birra brasiliana, sono stata al cinema, ho parlato di politica e di costume, ho ascoltato opinioni interessanti e raccontato cose altrettanto interessanti sull'Italia, ho finito due libri, ho comprato tre grammatiche della lingua portoghese e non mi sono "riposata" per niente, almeno nel senso stretto della parola. Ma questo stacco ci voleva, oh se ci voleva.
Ci risentiamo fra un po' di giorni, dall'Italia. Statemi bene.

01 luglio 2009

E' l'inizio di una nuova storia

Fernando Antonio Saburido, classe 1947, benedettino, è il nuovo arcivescovo di Recife e Olinda.
Sostituisce José Cardoso Sobrinho, successore di Dom Helder Camara in quiescenza per raggiunti limiti di età.
Ho appena ricevuto la notizia da un amico di Recife che l'ha commentata proprio con la frase che dà il titolo a questo post. I benedettini in Brasile sono famosi per la loro apertura, il loro impegno sociale, la loro propensione all'ecumenismo. Speriamo che Dom Saburido confermi questa fama e restituisca alla chiesa di Recife e Olinda il vigore e la speranza degli anni gloriosi di Dom Helder.

29 giugno 2009

Notizie di 10 anni fa

Ripesco dalle mie "circolari" di quando ero in Brasile la lettera spedita esattamente 10 anni fa, contenente le ultime notizie di quei giorni. Come al solito, nessun editing: copincollo il testo così come sta. Con la consapevolezza che alcune cose - per esempio, il triste stato delle carceri brasiliane - in questi due lustri sono cambiate ben poco.
Buona lettura

ULTIME DAL BRASILE – 28/06/99

TORTURE E POLIZIA
Amnesty International ha pubblicato in questi giorni una relazione sullo stato delle carceri brasiliane; la pratica della tortura è ancora tragicamente presente e considerata “normale” in carcere e nei commissariati di polizia. Le torture più comuni sono l’affogamento (il torturato è collocato con la testa in un barile d’acqua), la scossa elettrica, il “pau di arara” (il torturato è appeso ad un palo sospeso per le mani e per i piedi), il “telefono” (percosse sulle orecchie con le mani a coppa, provocando sanguinamento e rottura dei timpani), percosse in genere. Una donna condannata per omicidio ha raccontato di essere stata costretta a firmare la confessione in seguito a percosse con una mazza da baseball recante la scritta “diritti umani”. Due anni fa un adoclescente di Recife, catturato per traffico di droga, è stato fatto sedere dentro ad un barile di acido, riportando gravi ustioni a glutei, cosce e genitali.
Mentre Amnesty denunciava, il presidente Fernando Henrique Cardoso nominava il nuovo direttore della Polizia Federale, João Batista Campelo; immediatamente lo scandalo: Campelo era torturatore durante la dittatura militare. Le testimonianze schiaccianti, fra cui quella di José Antonio Magalhães Monteiro, ex prete cattolico torturato da Campelo nel 1970 in un commissariato di S. Luís (Maranhão), non hanno impedito che l’uomo continuasse a dichiararsi innocente o “vittima” come S. Giovanni Battista (João Batista, appunto), e reclamasse il diritto di permanere in carica in virtù del fatto che era stato nominato dal presidente in persona. Naturalmente è stato sostituito dopo soli 3 giorni, compromettendo ancor di più l’immagine pubblica del presidente, la cui popolarità sta rapidamente scendendo a causa della situazione economica e sociale del paese.

OMICIDI DI MINORI
Sono usciti i dati sugli omicidi di minori nella Regione Metropolitana di Recife nel 1998: 319, quasi uno al giorno. Il 20% avevano fra gli 11 e i 15 anni, il 31% 16, il 44% 17 anni, e il 5% erano minori di 10 anni (questi ultimi sono vittime principalmente dei genitori).
La maggior parte erano piccoli delinquenti, “marginali” come si dice qui, uccisi da poliziotti in divisa o senza divisa (gli “squadroni della morte”); siamo ancora molto lontani dalla coscienza politica e sociale che, per risolvere il problema della marginalità, è necessario agire soprattutto sulle cause, con interventi correttivi e di prevenzione che abbiano come obiettivo il recupero di questi giovani cittadini. È molto più semplice fare propri commenti come quello (anonimo) apparso in un quotidiano di Rio de Janeiro alla fine di luglio del 93, alcuni giorni dopo la strage di Candelaria nella quale furono uccisi mentre dormivano 5 bambini di strada: “Risolvi il problema dei bambini di strada: ammazzane uno”. A proposito, lunedì 14 giugno scorso João Fernando Caldeira da Silva, detto “Bilinha”, di 17 anni, è stato ucciso con un colpo di pistola al petto d un incrocio, a soli 300 metri dalla chiesa della Candelaria. Sei anni fa, il 23 luglio 93, con soli 11 anni di età, Bilinha era stato uno dei pochi sopravvissuti alla strage.
Citiamo e facciamo nostro il commento di un educadore della Fondazione S. Martino, una ONG che lavora coi meninos de rua: “All’epoca della strage, uccidevano all’ingrosso. Attualmente li uccidono al dettaglio”.

INFLAZIONE
È innegabile che il “Plano Real” varato 5 anni fa ha avuto un effetto positivo sull’economia brasiliana, la discesa dell’inflazione. Se però si analizzano i vari indicatori economici del paese, si può constatare che questo vantaggio, che dovebbe favorire proncipalmente gli starti più poveri della popolazione, in realtà li sta danneggiando. La relativa stabilità della moneta e il basso indice di inflazione sono sostenuti economicamente dalla classe lavoratrice, che ha visto i posti di lavoro diminuire drasticamente, facendo tornare la disoccupazione ai valori di 30 anni fa.
E sono i nuovi impoveriti, specialmente nelle grandi città, che contribuiscono ad ingrossare le file dei “marginali”, dei detenuti in carceri invivibili, dei meninos e meninas de rua.

CONTRO-ESODO
Mai come in quest’ultimo semestre gli emigranti sono tornati a casa; dalla principale stazione di pulmann di S. Paulo, il Terminal Tietê, partono in media 3000 persone al giorno, con destinazione Nordest. Sono persone schiacciate dall’alto costo della vita, dalla disoccupazione (solo il 20% dei migranti trova un lavoro a S. Paulo), dalle difficoltà e dalla violenza della vita metropolitana; emigrare non è più un trampolino di lancio verso l’alto, ma una spinta verso il basso, visto che le condizioni di vita peggiorano. Così, dicono le testimonianze raccolte da un giornalista televisivo alla stazione degli autobus, “è meglio tornare a casa, dove si può aver fame con più dignità”.

TRADIZIONI NORDESTINE: S. JOÃO
Si stanno concludendo in questi giorni i festeggiamenti di San Giovanni che, con Sant’Antonio e San Pietro, rappresentano il cuore di una delle più significative tradizioni culturali nordestine, le “festas juninas”.
I festeggiamenti, presenti in tutto il Nordest anche se con alcune differenze fra uno stato e l’altro, trovano la loro espressione più autenticamente popolare in due città dell’interno degli stati di Pernambuco e Paraíba: Caruaru e Campina Grande. Le feste sono caratterizzate da due elementi fondamentali: il cibo a base di mais (milho verde) e il “forró”, danza tipica di questo periodo ma che un vero nordestino balla durante tutto l’anno.
Le città, i negozi, le strade sono addobbati con bandierine colorate, e soprattutto nelle piccole città dell’interno sono costruite capanne coperte di foglie, sotto le quali si danza la Quadriglia, di origine francese. Ma non si pensi alla quadriglia delle dame del 600: le coppie sono vestite alla campagnola, vestitoni a balze e fiori per le donne, camicie a scacchi e fazzoletto al collo per gli uomini, e poi vere e proprie coreografie con tutti i personaggi della tradizione contadina (gli sposi campagnoli, il prete ubriacone, la zingara, il brigante), il tutto rigorosamente a ritmo di forró, accompaganato da fisarmoniche e triangoli.
A differenza del Carnevale, che sta diventando sempre più un affare commerciale al servizio del turista straniero, le “festas juninas” sono una realtà autenticamente popolare e nordestina a cui noi stranieri possiamo partecipare con allegria ma che, dobbiamo riconoscerlo, appartiene a loro. L’unica cosa che dobbiamo augurarci è che questa tradizione non si appiattisca anch’essa piegandosi ai dettami del mercato e che i nordestini resistano e non lascino “colonizzare” da interessi esterni un elemento così prezioso della loro identità culturale.

10 maggio 2009

Piove, governo ladro (agosto 2000)


Non so se state seguendo le notizie che provengono da alcune regioni del Brasile e in particolare dallo Stato del Maranhão, dove le alluvioni stanno rendendo difficile la vita a moltissima gente.
Non è che le alluvioni nel Nordest siano poi tutta questa novità, anzi sono un problema ricorrente e a farne le spese più alte è sempre la povera gente.
L'ultima alluvione di cui sono stata testimone risale ai primi di agosto del 2000. In quell'occasione scrissi una delle mie famose "circolari" a cui diedi lo stesso titolo di questo post. La copincollo senza correggere né refusi né virgole, tale e quale a come la spedii allora. Non è che le cose siano poi cambiate così tanto, da allora ad oggi...


7/08/2000

Carissimi tutti,
la settimana scorsa, come forse avrete visto anche al telegiornale italiano, si è scatenato sul nordest del Brasile un violentissimo nubifragio. Le città più colpite sono state Recife, dove abito io, e Maceió, capitale dello stato di Alagoas, ma le piccole città dell'interno dei due stati hanno anch'esse sofferto danni incacolabili.
In città, la situazione più grave è quella delle favelas costruite sopra o sotto costoni di terra, che si sono trasformati in fango scivoloso facendo crollare numerose baracche (quelle costruite "sopra") e seppellendone altre (quelle costruite "sotto"). Il bilancio dei morti non è ancora stato confermato ufficialmente, ma si dice che siano circa 70 solo nello stato di Pernambuco (Recife), e altrettanti in Alagoas, mentre sarebbero circa 120.000 le famiglie rimaste senza tetto.
Se non l'avessi visto coi miei occhi non avrei creduto che una grande città potesse ridursi in questo stato, io sono fortunata perché abito in un posto abbastanza alto e anche nei due giorni in cui non ho potuto uscire di casa la mia vita è stata quasi normale, la strada per la panetteria era accessibile, e anche quella per il videonoleggio.... ma in alcune avenidas era impossibile transitare in automobile, perché le macchine si ritrovavano semplicemente a fluttuare nell'acqua... a malapena riuscivano a transitare gli autobus, ma il problema era salirci sopra senza ritrovarsi giù dal marciapiede con l'acqua fino a metà coscia.

Nell'interno, la situazione è stata anche peggiore. A Matriz de Camaragibe, dove ho abitato dal 91 al 95, solo la piazza della chiesa emergeva dall'acqua. Moltissime persone, che non sono riuscite a raggiungere la piazza, hanno passato la notte fra martedì e mercoledì arrampicate sui pali della luce o sedute sui tetti: acqua sopra e acqua sotto, un inferno d'acqua.
Ora l'alluvione è rientrata ma la città sembra un villaggio fantasma dopo un bombardamento, molte famiglie hanno perso tutto, il frigorifero, letti, materassi, armadio... una mia amica non è riuscita a salvare neanche le mutandine dei bambini.
Ora, se la situazione non peggiorerà di nuovo, bisognerà calcolare i danni. Il governo federale ha già stanziato aluni miliardi per i comuni colpiti dalla tragedia, e qui sta il problema. Quest'anno ci saranno le elezioni municipali, e per la prima volta i sindaci in carica si potranno ricandidare per essere rieletti. A Matriz, ad esempio, nonostante il governatore dello Stato sia di opposizione, deve necessariamente trasferire i fondi al muncipio, e cosa fa il sindaco? Favorisce quelli che sono dalla sua parte, usando i soldi dell'emergenza per rafforzare la sua campagna elettorale. I "suoi" poveri gli saranno immensamente grati per l'aiuto alimentare, la ricostruzione della casa, l'acquisto del materasso, ma i poveri "d'opposizione"....
Una famiglia non ha ricevuto la cesta d'emergenza con la seguente motivazione: "voi avete la faccia da 40" (40 - "quarenta" - è il numero del candidato del PSB, il partito d'opposizione, ma quarenta è anche il nome di una specie di polenta, cibo per miserabili, grottesco gioco di parole sulla pelle di chi non mangiava da tre giorni). Sempre lo stesso sindaco (ovviamente non lui in persona, ma i suoi scagnozzi) riunisce la gente sotto il palazzo municipale e fa il "lancio" delle gallette, scatenando la furia di chi ha fame, e lasciando i più deboli senza niente.

"Piove, governo ladro"..... ora lo capisco molto bene...

09 febbraio 2009

Dom Helder Camara: centenario della nascita, decennale della morte


Sono iniziate in questi giorni le cerimonie per il centenario della nascita di Dom Helder Camara (7 febbraio 1909), e sempre quest'anno ricorrerà il decennale della sua morte (27 agosto 1999).
In occasione del centenario le poste brasiliane hanno emesso un francobollo commemorativo, mentre nella città di Recife prenderanno il via numerose iniziative culturali e religiose.

Helder Pessoa Camara nasce a Fortaleza, capitale dello stato del Ceará nel Nordest brasiliano, il 7 febbraio 1909, da João Eduardo Torres Camara Filho, ragioniere e giornalista, e Adelaide Rodrigues Pessoa Camara, maestra elementare. È l’undicesimo dei tredici figli di una famiglia dalle condizioni modeste ma ben inserita nella società locale. Nel 1923, a 14 anni, fa il suo ingresso nel Seminario Diocesano di São José a Fortaleza, all’epoca diretto dai padri lazzaristi. Studente modello, viene ordinato sacerdote a soli 22 anni il 15 agosto 1931. (...)
Questa persona “dall’apparenza modesta” ma accogliente e attenta, nella quale convivevano il contemplativo e l’organizzatore efficiente, il mistico e l’oratore acceso, lo scrittore e il poeta, si forgia a partire da alcune decisioni, apparentemente semplici, prese nel periodo della formazione e nei primi anni di sacerdozio e seguite con rara fedeltà: le Veglie quotidiane dall’una alle cinque del mattino; la Santa Messa “celebrata sempre come se fosse la prima”; “l’utilizzo di schemi al posto di discorsi interamente scritti; la preparazione meticolosa attraverso una meditazione sincera davanti al Signore e l’impegno a non predicare nulla senza averne assoluta convinzione”.(...)
Al Concilio Vaticano II difende l’idea di una Chiesa che cammina decisa verso il futuro, una Chiesa che si preoccupa dei poveri e si impegna nella lotta contro le strutture che generano la povertà. Inizia a tessere una rete di articolate relazioni e nell’ottobre del 1962 giunge a Roma già con un preciso piano di lavoro e di perfezionamento personale. Diventa ben presto uno dei più conosciuti Padri Conciliari, pur senza prendere mai la parola in Basilica. Partecipa attivamente a gruppi informali che avranno enorme influenza sull’elaborazione dei grandi testi conciliari, in particolare la Gaudium et Spes alla cui stesura contribuisce fin dal 1963 tramite il suo impegno nella commissione per l’apostolato dei laici. (...)
Pochi giorni prima del golpe militare del 31 marzo 1964, con cui in Brasile si instaurerà un regime della durata di 20 lunghissimi anni, Paolo VI lo nomina arcivescovo presso la sede episcopale di Olinda e Recife, dove si insedierà il 12 aprile dello stesso anno. La sua nomina viene salutata con favore dai militari che conoscono la sua fama di grande conciliatore. Ma nel discorso di insediamento lascia subito chiara la sua proposta di azione per l’Arcidiocesi, che comprende anche il servizio alla difesa dei diritti umani e all’organizzazione e coscientizzazione delle comunità più povere.(...)
Il 27 settembre 1964 lascia la Segreteria della CNBB in seguito alla sconfitta dei suoi candidati alla nuova direzione della Conferenza. Si dedica allora con maggiore intensità alle comunità più bisognose dell’arcidiocesi e alla lotta per i diritti umani e per la giustizia sociale. In breve tempo, ottiene la fama di “fratello dei poveri”, araldo di quelli “senza voce e senza storia”, “voce scomoda del Vangelo”.
Ancor prima dell’istituzione ufficiale della censura da parte del regime militare, a causa delle denunce esplicite contro la tortura il suo nome viene bandito dai mezzi di comunicazione di massa. La sua voce può essere udita solo a Recife e dintorni, dai microfoni di Radio Olinda. Numerosi suoi collaboratori vengono colpiti dalle persecuzioni del regime e uno di essi, padre Antônio Henrique Pereira Neto, viene arrestato e torturato a morte fra il 26 e il 27 maggio 1969. (...)
Il 26 maggio 1970 al Palazzo dello Sport di Parigi, davanti a oltre 10 mila persone, pronuncia un celebre discorso nel quale racconta la reale situazione del Brasile e denuncia le torture ai prigionieri politici. Da quel momento, gli inviti a tenere conferenze all’estero si moltiplicano e Dom Helder diventa un punto di riferimento internazionale per la difesa dei diritti umani e la lotta contro la povertà nei paesi del terzo mondo: un vero e proprio ambasciatore dei poveri. Gli oltre 80 impegni l’anno al di fuori dei confini del Brasile spingono le gerarchie vaticane a richiedere, qualche anno dopo, una sua maggior presenza in diocesi, la riduzione dei viaggi all’estero e una “moderazione” nel tono e nei contenuti dei suoi discorsi.
Il 17 maggio 1970 compare un articolo sul Sunday Times nel quale Dom Helder viene definito “l’uomo più influente dell’America Latina dopo Fidel Castro”. Sempre nel 1970, con cinque milioni di firme raccolte soprattutto fra i lavoratori del continente, viene indicato al Nobel per la Pace; il governo militare esercita pressioni più o meno occulte e monta una campagna volta a gettare discredito sulla figura dell’arcivescovo. Il premio non gli viene conferito né quell’anno né l’anno successivo, quando viene nuovamente nominato e dato come favorito. Forse a parziale riparazione di questo increscioso “incidente di percorso”, nel 1974 gli viene assegnato sempre a Oslo il Premio Popolare della Pace.
Come leader di movimenti non violenti e membro di 33 organizzazioni nazionali e internazionali si aggiudica altri 22 premi, fra i quali il Martin Luther King (USA) e il Memoriale Giovanni XXIII di Pax Christi. È inoltre insignito di 32 lauree Honoris Causa; ben 27 città, in Brasile e nel mondo, lo nominano cittadino onorario.
Il 10 aprile 1985, colpito dalla regola che lui stesso aveva contribuito a creare e che prevedeva l’allontanamento dal servizio pastorale al raggiungimento dei 75 anni di età, si ritira dal governo dell’arcidiocesi di Olinda e Recife e si trasferisce presso la minuscola e periferica Igreja das Fronteiras (Chiesa delle Frontiere), dove risiederà fino alla sua morte.(...)
Dom Helder muore a 90 anni, il 27 agosto 1999. Decine di migliaia di persone prestano omaggio alle sue spoglie composte all’interno della Igreja das Fronteiras e partecipano al suo funerale nella piazza della Igreja da Sé di Olinda (la Cattedrale della sede episcopale), all’interno della quale riposa il suo corpo. Il tumulo, coperto da una semplice lapide con fotografia, è meta di numerose visite e luogo di raccoglimento e preghiera.
Dom Helder lascia in eredità alle generazioni future non solo un’immagine di bontà e di amoroso servizio ai poveri e alla Chiesa, ma anche un’enorme quantità di scritti.

Dall'introduzione a "Roma, due del mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II", ed. San Paolo, 2008.



31 ottobre 2008

Aiuti alimentari e commenti elettorali

Leggo sul sito dell'agenzia di stampa Misna (www.misna.org):

Mentre si ripetono, inascoltati, gli appelli delle agenzie umanitarie per i paesi dei Caraibi colpiti dal passaggio dei recenti uragani, il Brasile ha autorizzato il ministero dell’Agricoltura all’invio urgente di aiuti alimentari a Haiti, Honduras, Cuba e Jamaica. Sono 45.000 le tonnelate di riso e 2000 quelle di latte in polvere, oltre a mezza tonnellata di sementi di ortaggi – provenienti dalle riserve statali di derrate alimentari - pronte a partire con voli umanitari: le prime 500 tonnellate di alimenti sono destinate a Cuba, dove il presidente Luiz Ignácio Lula da Silva è atteso oggi per un viaggio ufficiale “la cui principale finalità sarà portare al governo e al popolo cubano la solidarietà brasiliana” come riferito da un comunicato del ministero degli Esteri di Brasilia. Lula sarà accompagnato dal ministro delle Miniere e dell’Energia, Edison Lobao, e dal presidente della compagnia petrolifera statale ‘Petrobras’, Sergio Gabrielli, per firmare un accordo di prospezione con la società cubana ‘Cupet’ (Cuba Petróleo); nella stessa occasione sarà inagurato all’Avana un ufficio dell’Agenzia brasiliana per la promozione delle esportazioni e degli investimenti (Apex).

Da "paese povero" a "paese che invia aiuti umanitari". Non male.
Non che tutto vada improvvisamente bene, intendiamoci, c'è ancora molta gente che ha fame nelle periferie urbane e nelle campagne brasiliane. Ma sono piccoli segni di una situazione che avanza.

Avrei voluto scrivere anche qualcosa sulle recenti elezioni amministrative che hanno visto il PT sconfitto in alcune importanti città del paese come São Paulo, Porto Alegre e Salvador, ma sono rimasta un po' indietro con gli aggiornamenti della stampa brasiliana. Dico due parole solo sulla situazione particolarmente grave del sindaco eletto di Recife, João da Costa del PT. È stato infatti denunciato e condannato in prima istanza per indebito utilizzo della macchina pubblica a fini elettorali (invio di email ai dipendenti del comune, al fine di sostenere la propria candidatura). La condanna prevede la sua ineleggibilità per tre anni, oltre naturalmente all'annullamento dei voti ricevuti. Il PT ha fatto ricorso e la sentenza definitiva sarà emessa entro il 19 dicembre, data della consegna agli eletti dei "diplomi" che sanciscono definitivamente la carica e permettono di procedere al regolare insediamento il 1º gennaio prossimo.
Insomma, il PT non sta navigando in buone acque, ma a quanto pare non si sta nemmeno comportando in modo tanto trasparente... aspettiamo la sentenza definitiva, vi terrò informati.

18 aprile 2008

Dengue, malattia pericolosa (+ off topic)

Sono già 87 i morti per dengue nel solo stato di Rio de Janeiro.
A Recife i casi sono in aumento (25% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) e così pure in tutto il Brasile.
L'elemento più preoccupante riguarda l'epidemia di dengue emorragica, la forma più grave (e a volte mortale) della malattia.

Ma che cos'è la dengue? Si tratta di una virosi trasmessa da una zanzara della specie aedes egypti, della stessa famiglia della zanzara-tigre (aedes albopictus).
I sintomi principali della dengue classica sono la febbre alta e i dolori alle ossa, alle giunture e alla testa; di solito si risolve in 5-7 giorni, ed è diagnosticabile con esattezza (cioè, distinguendola da una banale virosi influenzale) solo due settimane dopo la sua comparsa. È infatti questo il tempo necessario a far sì che nel sangue si manifestino i suoi anticorpi specifici. "E allora a che serve sapere se si è avuta o no la dengue?" domanderanno i miei curiosi lettori. Serve eccome.
La dengue emorragica, infatti, può diventare letale proprio in quei pazienti che sono già stati colpiti dalla forma comune e quindi hanno già gli anticorpi che però, essendo "tarati" su un altro ceppo virale, non riescono a neutralizzare l'infezione.
In Brasile, il governo centrale e le amministrazioni locali sono impegnati da anni nella prevenzione a questa malattia infausta. I consigli che vengono dati alla popolazione sono gli stessi che vengono divulgati da noi per combattere la zanzara tigre: non lasciare in giro acque stagnanti (compresi i sottovasi domestici), onde evitare che le larve della micidiale zanzara si sviluppino e proliferino.
Attenzione! La battaglia contro la zanzara tigre non è una banalità. Il virus della dengue può occasionalmente essere trasportato anche dalla
aedes albopictus e quindi siamo tutti potenzialmente infettabili. Il mondo non ha più frontiere, e anche se ne avesse... le zanzare e i virus se ne fregano.
Io la dengue l'ho avuta tre volte e francamente farei volentieri a meno di raggiungere quota 4.

Off Topic (strettamente personale)
Vedo che ricevo spesso visite da Motta di Livenza. Sono curiosa di sapere se si tratta di qualcuno dei miei cugini paterni, mi farebbe un immenso piacere. Amico/a di Motta, se puoi e vuoi, lasciami un messaggio o mandami una mail. L'indirizzo lo trovi facilmente sfruculiando nei miei link.

12 marzo 2008

Buon compleanno, Recife!



Oggi è il 471º compleanno della mia città di adozione, Recife, fondata dai portoghesi nel 1537.
Poggiata sulla foce di due fiumi, il Capibaribe ("fiume dei capivara", gli imponenti roditori che ne popolavano le rive fino a qualche decennio fa) e il Beberibe, che prima di gettarsi nell'Atlantico confluiscono in un dedalo di canali che hanno meritato alla città il titolo di "Venezia del Brasile" - ma forse sarebbe più corretta paragonarla con Amsterdam - vanta bellezze naturali e artistiche, ma soprattutto un popolo ospitale, battagliero, orgoglioso della propria storia e della propria cultura.
Recife fu la culla di numerose rivoluzioni libertarie: dalla battaglia del monte di Guararapes nel 1634, che segnò la fine dell'invasione olandese del Pernambuco, alla guerra dei Mascates, i commercianti, che nel 1710-11 affermarono la vocazione commerciale della città in opposizione all'oligarchia terriera che aveva la sua sede in Olinda; dalle rivolte libertarie dell'800 ispirate ai movimenti europei al ruolo attivo nella resistenza contro la dittatura militare nel ventennio 1964-84.
Recife ospitò la prima Sinagoga delle Americhe, fondata dagli ebrei olandesi nel 1630. Espulsi dal Brasile in seguito alla guerra di Guararapes, si spostarono nell'America del Nord e andarono a rifondare la loro comunità nientemeno che a Nuova Amsterdam, la futura Manhattan nel cuore di New York.
Recife ospita il carnevale più autenticamente popolare del Brasile e il blocco carnevalesco più numeroso del mondo, il Galo da Madrugada, con oltre un milione e mezzo di "foliões".
Recife è il terzo polo sanitario del paese, dopo São Paulo e Rio de Janeiro (anche se purtroppo il sistema sanitario pubblico lascia ancora molto a desiderare).
Recife ospita il più grande Shopping Center dell'America Latina (anche se metà della sua popolazione non può permettersi neanche di metterci piede).
Recife possiede la più lunga strada urbana in linea retta del mondo, l'Avenida Caxangá (anche se la viabilità cittadina soffre ancora di moltissime carenze).
Recife rappresenta uno dei principali poli informatici del Brasile (anche se gli analfabeti digitali sono ancora troppi, soprattutto nelle fasce più povere della popolazione).
Recife ha una spiaggia urbana bene attrezzata e bellissima, Boa Viagem (anche se l'inquinamento, gli squali e la sporcizia lasciata dai bagnanti ne impoveriscono tristemente il fascino).
Recife ha dato i natali, oppure ha ospitato e comunque è stata amata - È amata - da grandi artisti della letteratura del calibro di Manuel Bandeira, João Cabral de Melo Neto, Ariano Suassuna; politici come Joaquim Nabuco, Miguel Arraes, il presidente Lula; intellettuali di prestigio come il mai abbastanza compianto pedagogo Paulo Freire e il grande antropologo Gilberto Freyre; artisti come Francisco Brennand; musicisti come Alceu Valença, Lenine e molti altri.
Recife sarà anche piena di contraddizioni, ma le dichiaro oggi più che mai il mio amore totale e incondizionato.

(si ringrazia Mário Lúcio del Jornal do Commercio per l'ispirazione e per alcune informazioni contenute in questo post)

19 gennaio 2008

48 ore o poco più...

Fra poco più di 48 ore imbarcherò alla volta dell'Europa. Sono dispiaciuta perché nemmeno questa volta sono riuscita a vedere tutti gli amici; l'agenda è piena fino a domani sera e sono rimaste fuori persone importanti. Ogni volta è così...
Oggi ho avuto una breve riunione con le responsabili dell'IDHeC (Instituto Dom Helder Camara) che finalmente mi hanno consegnato il contratto di cessione dei diritti d'autore sulle lettere conciliari, ormai in fase di pubblicazione in Italia. Speravo di riportare in Italia un altro po' di materiale da tradurre e pubblicare, ma sono rimasta parecchio scoraggiata. L'Instituto non dispone di fondi appropriati e la trascrizione dei manoscritti viene fatta, lentamente e non sempre correttamente, da personale volontario. Di questo passo, ci vorranno anni e anni prima che il materiale da pubblicare sia reso disponibile. Sto cercando di farmi venire delle idee: progetti, centri culturali, fondazioni, università, chi potrebbe essere interessato a finanziare la trascrizione digitale di migliaia e migliaia di manoscritti di un personaggio di rilevanza internazionale? In fin dei conti è stato candidato tre volte al Premio Nobel per la Pace, non era un prelato di campagna, un don abbondio qualunque...
Se qualcuno dei miei lettori ha delle idee, sia il benvenuto. Negli archivi dell'IDHeC c'è una miniera, ma ci vogliono fondi per pagare i minatori...

Qui siamo già in pieno clima di Carnevale. Oggi ci sarà l'apertura ufficiale a Olinda, con la sfilata del "Bloco das Virgens" (il blocco delle vergini: in realtà si tratta di uomini travestiti da donna...) ma in tutti i quartieri della città se ne respira il clima già da giorni. Ieri pomeriggio, ad accogliere i passeggeri in arrivo all'aeroporto, c'erano una piccola banda musicale, un gruppetto di ballerini di frevo e dei personaggi vestiti con i costumi tradizionali del carnevale pernambucano. Quest'anno si celebrano i 100 anni del Frevo, la danza carnevalesca che qui è nata e qui sopravvive alle intemperie della globalizzazione culturale. Per ballare il frevo bisogna essere molto atletici e avere gambe e piedi bene allenati; infatti viene danzato soprattutto da bambini e adolescenti perché gli adulti... beh... bisogna proprio che abbiano un fisico bestiale!

Domani, ultima mattinata di spiaggia e poi nel tardo pomeriggio immersione totale fra gli scaffali della Livraria Cultura: portare o non portare la carta di credito? Il rischio di perdere il controllo è reale,soprattutto ora che la TAP concede ai propri passeggeri di viaggiare con 64 Kg di bagaglio...

08 gennaio 2008

Coccole

Oggi è stata una giornata di coccole autoinflitte: mattinata in spiaggia (ho assunto un gradevole colorino di pane ben cotto) e dopo il sonnellino pomeridiano un salto al solito salone di bellezza per il mio manicure e pedicure. Sono rimasta molto colpita: sono tornata in Italia da 5 anni, eppure la mia omonima Sandra si ricordava benissimo il colore dello smalto che preferisco. E mi ha chiesto notizie dei miei genitori, del mio lavoro...
Domani mi trasferisco dalla casa di Maria José a quella del caro Newton che mi lascerà le chiavi dell'apartamento e tornerà al mare con suo figlio. L'agenda si sta riempiendo: mercoledì pomeriggio-sera a Olinda con l'amico Biagio, giovedì pranzo con Marta e cena con Gorete, venerdì pranzo a casa di Virginia e cena con la mia amica viceconsole Enza (e forse con il giovane e simpaticissimo console Massimiliano), sabato in compagnia di Rosangela, sabato sera (forse) cena con Monica, Luis Carlos, Júlio e Renato... Un vero e proprio bagno di affetto e di nostalgia. Senza contare che tutte le mattine me ne andrò a fare una bella camminata in spiaggia per passare dal colore "pane ben cotto" al color "biscottino".
Devo anche andare a fare un giro alla mitica Livraria Cultura per fare incetta di libri e DVD: prevedo di dedicare un intero pomeriggio a questa piacevole attività.
Prometto, mi impegno, assicuro: domani o dopodomani scriverò un intervento "serio" per raccontare le ultime notizie che circolano da queste parti. Ma al momento sono ancora in pieno godimento vacanziero...
Un abbraccio calorosissimo a tutti!

p.s. per Celestino: torno in Italia il 21 gennaio. Se vuoi scrivermi, navigando con un po' di buona volontà sui link qui a lato troverai uno dei miei indirizzi di posta elettronica.

19 febbraio 2007

La notte dei tamburi silenziosi

A mezzanotte i tamburi di tutti i Maracatus riuniti nel Cortile del Rosario (Pátio do Terço), nel centro di Recife, smetteranno di suonare, e tutte le luci si spegneranno.
È la notte dei tamburi silenziosi, la notte carnevalesca in cui i discendenti afrobrasiliani degli schiavi onorano i loro ancestrali con un rituale estremamente suggestivo e coinvolgente.
Il caos generalizzato del carnevale pernambucano conquista uno spazio di silenzio riverenziale in questa notte.
Alcuni gruppi di Maracatu hanno più di 200 anni di vita. Sfileranno a partire dalle ore 20, al suono dei loro tamburi.


17 febbraio 2007

Il "Galo da madrugada"


Cos'è il Galo da Madrugada potete leggerlo nel post del 26 giugno. Basti sapere che quest'anno il più grande blocco carnevalesco del mondo (si prevede la partecipazione di quasi due milioni di foliões) commemorerà i trent'anni dalla sua fondazione ufficiale (1977) e soprattutto i 100 anni del Frevo, la danza carnevalesca più popolare e caratteristica dello stato del Pernambuco.
È carnevale, è festa, è follia. Unico momento dell'anno in cui non è possibile fare distinzioni, in cui tutti scendono in strada e ballano saltano bevono, l'avvocato e la donna di servizio, il medico e l'autista d'autobus, l'imprenditore e l'operaio.
È un momento di grande riscatto e forse anche di resistenza popolare a una situazione plurisecolare di oppressione. Sarebbe troppo facile liquidare il fenomeno-carnevale come una specie di oblio.

Molti poveri approfittano di questa stagione per lavorare sodo: centinaia di lattine di birra e cocacola sistemate in mezzo al ghiaccio, all'interno di un enorme contenitore di polistirolo caricato in spalla, e via in mezzo alla moltitudine per raggranellare qualche soldino per mantenere la famiglia. Altri girano col loro enorme sacco nero a raccogliere le lattine vuote, per poi portarle alla fine dei festeggiamenti al centro dove viene riciclato l'alluminio (pagato un tanto al chilo, se uno si dà da fare può mettere insieme un vero gruzzolo in pochi giorni).
Altri ancora, forse nemmeno tanto poveri, sicuramente carenti di scrupolo morale, girano in mezzo alla folla per sfilare portafogli, orologi, catenine, orecchini ai più sprovveduti; al carnevale ci si va infilando qualche banconota di piccolo taglio nelle mutande, una fotocopia della carta d'identità in tasca e, al massimo, un orologino vecchio se proprio si vuole sapere che ore sono.

A quest'ora (qui sono le 11 del mattino, a Recife le 7) i foliões do Galo cominciano a radunarsi nei pressi del Forte das Cinco Pontas. L'enorme gallo di cartapesta già da alcuni giorni interrompe il traffico sul ponte Duarte Coelho. Sul fiume le prime barche cominciano a posizionarsi per godere della visione privilegiata che se ne ha dall'acqua. Gente di Recife e Olinda, ma anche di altre città e persino di altri paesi, si prepara a questa folle e turbinosa giornata carnevalesca.

Ehi pessoal, ehi moçada
o carnaval começa
com o Galo da Madrugada.

Sono cominciati i 4 giorni più folli dell'anno. Non amo le moltitudini ma lo confesso, quel clima un po' mi manca...

P.S. Oggi a Vicenza ci sarà la manifestazione contro il raddoppio della base militare americana. Speriamo che sia una bella e pacifica festa, un carnevale impegnato, un carnevale di legittima resistenza civile.

05 febbraio 2007

Orgulho de ser nordestina

Recife ospiterà dal 7 al 10 febbraio prossimi una fiera della musica, la prima Feira Música Brasil, sotto il patrocinio del Ministero della Cultura.
Da quanto ho capito, l'evento mescolerà gli affari (come in qualunque altra fiera commerciale) con eventi musicali, conferenze, show, mostre e tutto quello che ha a che vedere con la musica brasiliana.
La città sarà invasa dai musicisti e dagli appassionati proprio pochi giorni prima del Carnevale, e probabilmente per due settimane diventerà un "inferno", per la gioia degli amanti della festa e la disperazione di coloro che preferiscono la calma e il silenzio.
Comunque sia, Recife merita di salire agli onori della cronaca per eventi culturali come questo. È una città che viene spesso esclusa dagli itinerari turistici, lasciata in secondo piano, all'ombra della più famosa Salvador de Bahia. In realtà, Recife offre moltissimo dal punto di vista artistico-culturale, paesaggistico, turistico.
A differenza di Salvador, che gravita pesantemente intorno al più sviluppato sudest del paese (ad esempio, durante l'estate la Bahia adotta l'ora legale, il resto del Nordest no), Recife è la più nordestina fra le capitali brasiliane. Forse non ha spiagge belle come quelle dei dintorni di Natal e Fortaleza, ma conserva una forte identità e una cultura popolare autentica.
Non per niente è nato a Recife lo slogan che per alcuni anni ha caratterizzato la catena di supermercati Bompreço: Orgulho de ser nordestino, l'orgoglio di essere nordestini, proprio nel periodo in cui nordestini e il nordest erano identificati con la miseria, la delinquenza, il turismo sessuale, il sottosviluppo, l'ignoranza. Niente di tutto questo, hanno detto i recifensi e i pernambucani, noi siamo orgogliosi di essere nordestini e cerchiamo di riscattare il meglio della nostra cultura popolare, senza sudditanza verso le zone più sviluppate del paese.
Il Brasile oggi ha molti pernambucani e nordestini illustri, primo fra tutti il presidente Lula.
E anch'io provo l'orgoglio di essere un po' nordestina, anche se d'adozione.

20 dicembre 2006

Ultimo giorno

I giorni corrono veloci, la voglia di scrivere e di aggiornarvi sul blog è sempre superata da altri impegni, soprattutto in questi ultimi giorni in cui tutti gli amici si sono improvvisamente resi conto che sto per partire...
Ieri a Recife ha piovuto a dirotto, in 6 ore è caduta più acqua della media del mese di dicembre, le strade si sono allagate e il traffico è andato in tilt. Ho visto scene che di solito si vedono in luglio o in agosto, cioè in inverno, la stagione che qui coincide con il periodo delle piogge: gente che si arrampicava sul tetto dell'autobus, bambini immersi nell'acqua fino alle ascelle, automobili fluttuanti, vecchi maggioloni irrimediabilmente bloccati a causa dell'acqua entrata nel motore.
Recife è situata a 7 metri sul livello del mare, e quando piove forte non c'è via d'uscita per l'acqua. Se poi alla pioggia si aggiunge l'alta marea, la situazione diventa ancor più critica.
Comunque, l'eccezionale pioggia di ieri non ha impedito al sole di splendere più brillante che mai questa mattina.
In questi giorni, Camera e Senato hanno approvato - senza regolare votazione ma tramite un decreto straordinario derivato da un accordo fra i gruppi parlamentari - una legge che aumenta lo stipendio di deputati e senatori del 91,7%. I cittadini sono indignati, soprattutto pensando al fatto che il nuovo salario minimo in vigore dal 2007 sarà di 385 R$ (e quanto si è dovuto litigare per raggiungere un accordo su questa cifra), mentre il nuovo salario dei parlamentari dovrebbe essere di 24.500 R$...
Il Supremo Tribunale Federale, però, accogliendo la richiesta di alcuni parlamentari dotati di un maggior senso del pudore, ha bloccato il decreto, sostenendo che le delibere relative allo stipendio dei parlamentari devono essere votate in assemblea plenaria.
Pare che il nuovo aumento si attesterà su 16.800 R$, adeguandosi semplicemente agli indici di inflazione; o quanto meno, questa è la raccomandazione di Tarso Genro, Ministro degli Affari Istituzionali.
Come vedete, la mancanza di pudore dei nostri 'rappresentanti' non conosce frontiere; se in Italia abbiamo tutti i motivi per indignarci, anche qui non si scherza. Se poi pensiamo che uno dei più strenui difensori dell'aumento del 91,7% è proprio il presidente della Camera, Aldo Rabelo, del PCdoB (Partido Comunista do Brasil), abbiamo detto tutto. Sigh.

Domani sera mi imbarco per l'Italia. Se non ci rileggiamo prima, Buon Natale a tutti.

13 dicembre 2006

Clima prenatalizio

Recife, come Bologna, vanta una consolidata tradizione di luminarie natalizie e quest'anno sembra proprio che decoratori e paesaggisti si stiano sbizzarrendo.
L'allestimento più suggestivo che ho visto fino a questo momento si trova nella piazza prospiciente la compagnia elettrica, dove campeggiano due giganteschi alberi di Natale e un presepe di lampadine, sullo sfondo della fontana illuminata.
Anche gli acquisti impazzano: gli Shopping Centers sono pieni di gente, e nei mercatini si fa fatica a camminare.
In questi giorni viene pagata
la tredicesima e tutti si affrettano a saldare i debiti rimasti in sospeso per vedere quanto rimane da destinare all'acquisto dei regali e dei vestiti per le feste (parentesi: i telegiornali dei giorni scorsi hanno mostrato la Rua 25 de março a São Paulo, strada ad alta densità commerciale, dove sabato scorso sono passate, fra le 6 del mattino e le 6 di sera, circa un milione di acquirenti...).
Anche le scuole sono già finite e le spiagge cominciano a popolarsi.
La principale spiaggia urbana di Recife, Boa Viagem, alle 8 del mattino comincia a riempirsi di seggiole pieghevoli e ombrelloni, mentre ai bagnanti mattinieri (quelli della camminata salutare e del bagnetto prima di correre in ufficio) si sostituiscono le donne-lucertola (spalmate di creme e olii vari), le famigliole con bambini, le coppie attempate, le coppiette appiccicate, ragazzi e uomini di ogni età che giocano a foot-volley o a calcetto, improvvisando le porte con ciabatte ammucchiate o piantate nella sabbia.
Verso le 9 si comincia a smangiucchiare e a bere. Sull'arenile passano in continuazione i carretti dei gelati, dell'acqua di cocco, del formaggio alla brace, dell'ananas sbucciato e tagliato. E poi, i venditori a piedi con i loro sacchi di anacardi tostati, le loro bacinelle piene di gamberi aglio-e-olio, i thermos giganti contenenti i "caldinhos", brodi densi e caldi a base di fagioli oppure di gamberi o ancora di granchio.
Il "caldinho" viene servito nel suo bicchiere di carta, non prima di aver depositato sul fondo un ovetto di quaglia sodo, un'oliva verde e, nel caso del "caldinho de feijão", annche qualche pezzettino di torresmo, grasso di maiale tostato, molto simile ai nostri ciccioli secchi.
Tutta questa roba così pesante, al mattino?, diranno i miei piccoli e grandi lettori. Beh, tutta questa roba viene solitamente innaffiata con qualche buon bicchiere di birra "estupidamente gelada", fredda in un modo pazzesco.
Questo è il clima prenatalizio alla brasiliana, o meglio, alla pernambucana (Recife è la capitale dello stato del Pernambuco).
Non chiedetemi perché, ma non provo nessunissima nostalgia della neve, delle slitte e delle immagini di Babbo Natale...