27 giugno 2006

Si mangia e si beve!

Così come in Italia non si può pensare ad un pasto come si deve senza un piatto di pastasciutta, in tutto in Brasile il piatto più popolare è costituito da riso e fagioli. Ovviamente, stiamo parlando della culinaria “povera”.

In realtà, in Brasile si mangia di tutto. La frutta tropicale presenta differenze anche sostanziali fra il Nord del paese (Amazzonia) e le altre regioni, ma dappertutto sono diffusissimi i succhi naturali prodotti al momento, con o senza l’aggiunta di latte.

Pesce, crostacei e molluschi occupano uno spazio importante sulle tavole sparse negli oltre 8500 Km di coste, e vengono spesso cucinati con l’aggiunta di latte di cocco.

La carne bovina, sia fresca che essiccata, è di qualità eccellente grazie all’allevamento in pascoli estensivi. Negli ultimi anni il costo relativamente economico del pollame ha portato questo tipo di carne anche sulla tavola di molti brasiliani poveri. In alcune regioni, come ad esempio il Nordest, è consumata anche la carne ovina (soprattutto il prelibatissimo montone).

Fra i piatti più conosciuti anche all’estero non possiamo dimenticare la Feijoada (“Fagiolata”); si tratta di un piatto di origine schiava a base di fagioli (rigorosamente neri nella zona di Rio de Janeiro, ma in altre regioni del paese viene preparata con fagioli comuni) e parti poco nobili del maiale (cotenne, lardo, orecchie, coda, zampini ecc.) essiccate o affumicate. Quando i padroni uccidevano il maiale, le parti di scarto venivano recuperate e conservate dagli schiavi sotto sale o sotto affumicatura, per poi essere riutilizzate per preparare questo grande stufato con i fagioli meno pregiati, quelli neri. Il alcune regioni del paese la feijoada è diventata il piatto tipico del pranzo del sabato, rigorosamente ‘innaffiato’ con la famosissima caipirinha. La caipirinha è un drink a base di acquavite di canna (cachaça), zucchero, ghiaccio e limone: buonissima, dissetante ma… attenzione alla gradazione alcolica! Oltre alla cachaça, in Brasile si consuma moltissima birra di produzione locale, a gradazione alcolica medio-bassa e che va bevuta gelatissima; la brasiliana Ambev è attualmente la seconda azienda produttrice di birra del pianeta.

Nel Nordest, durante il periodo delle Festas Juninas, sono tipiche le preparazioni dolci e salate a base di mais, che in questo periodo raggiunge il picco di maggior raccolto nella regione. Per non parlare dei dolci, delle torte e di tutte le preparazioni possibili e immaginabili che richiedano l’impiego dello zucchero: in Brasile il dolce è veramente dolce, al limite dello stucchevole!

26 giugno 2006

Carnevale: non solo Rio

Il carnevale costituisce il momento clou della fine della stagione estiva, un po’ come il nostro Ferragosto; il lungo ponte di carnevale inizia il venerdì sera e termina il pomeriggio del mercoledì delle ceneri, ma in alcune regioni le manifestazioni carnevalesche si estendono per un periodo ben più lungo, avendo inzio subito dopo l’Epifania, e soprattutto sono vissute con molta più intensità. Il carnevale di Rio è senza dubbio il più conosciuto, a causa del Sambodromo, dove la competizione fra le varie “Scuole” che sfilano con i loro lussureggianti carri allegorici e costumi fa ricordare per certi versi le rivalità del nostro Palio di Siena.

Ma il Carnevale di Recife e Olinda può essere definito senza esitazioni il carnevale più popolare e tradizionale del paese. E’ un carnevale di piazza e di strada, dove tutti ballano e si divertono insieme senza distinzioni di alcun tipo e che esiste in questa forma da un secolo e mezzo; negli ultimi 50 anni la città di Recife è stata protagonista di quella che il Guinnes dei Primati ha definito “la più grande sfilata carnevalesca del mondo”. Il “blocco carnevalesco” denominato Galo da Madrugada (Gallo del Mattino) riunisce ogni anno oltre un milione e mezzo di persone in un allegro e rumoroso corteo che si snoda per gli stretti vicoli del centro antico della città.

24 giugno 2006

Festas Juninas

Un paese dalle dimensioni continentali non poteva che esprimere una varietà straordinaria in termini di arte e cultura. Da nord a sud è possibile incontrare manifestazioni molto diverse dell’identità regionale, dal folclore alla musica, dalla gastronomia alle sfumature linguistiche.

Se il samba è più caratteristico della regione di Rio de Janeiro, nel Nordest troviamo altre due danze tipiche: il forrò e il frevo.

Il forrò è un ballo da sala nato nel Nordest che si danza soprattutto in occasione delle feste invernali, dette Festas Juninas, cioè le feste del mese di giugno: da S. Antonio (13/06) a S. Pietro (29/06) passando per il momento clou del giorno di S. Giovanni (24/06), è tutta un’esplosione di feste e di colori, fra tradizionali “Quadriglie” in costume e balli al ritmo, per l’appunto, del forrò suonato con la fisarmonica e il triangolo. Da un punto di vista di antica tradizione antropologica, esse corrispondono grossomodo alle nostre feste dedicate alla celebrazione dell’inverno, del riposo del sole e della natura, che la tradizione cristiana ha fatto coincidere, nella cultura occidentale, al Natale.

Il frevo invece è caratteristico della città di Recife e si balla soprattutto in occasione del Carnevale; si tratta di una danza individuale o di gruppo molto atletica e faticosa ma estremamente spettacolare.

22 giugno 2006

Indios e altre etnie

Studi archeologici recenti indicano che la presenza umana in Brasile risale a circa 50 mila anni fa. I popoli indigeni non accettarono pacificamente la Colonizzazione, ma anzi reagirono in differenti modi, a partire dai propri orizzonti di nativi: dalle guerre alla rielaborazione della cultura del colonizzatore, essi hanno messo in atto strategie di sopravvivenza. La colonizzazione è avvenuta, sì, ma con movimenti simili a quelli delle onde del mare, in un flusso e riflusso determinato dalla resistenza indigena nel corso degli ultimi 500 anni. Oggi essi costituiscono appena l’1% della popolazione, riunita in oltre 140 diverse popolazioni sparse per il paese e diversamente impegnate nelle lotta per il riconoscimento dei diritti sulle loro terre d’origine.

L’altra metà della popolazione è formata quindi da neri e mulatti ed è tra di essi che si registrano i numeri più alti di analfabeti, disoccupati, abitanti delle favelas.

Sebbene la quesione della discriminazione razziale sia ancora alquanto contraddittoria, non si possono per questo sottovalutare le risorse umane di quanti si considerano semplicemente Brasiliani, a prescindere dal colore della pelle. La ricchezza di tante diverse tradizioni viene espressa in forme infinite che vanno dalla musica alla cucina, dalla danza alla più umile delle espressioni artistiche.


21 giugno 2006

Un popolo, molti volti

Dal punto di vista culturale, il Brasile presenta un’enorme varietà di usi e costumi, dovuta alla presenza di più gruppi etnici insediatisi qui da tempo. Se oggi i bianchi (o coloro che si dichiarano tali, visto che questo dato viene raccolto in base ad un’autodichiarazione) rappresentano circa il 50% della popolazione, studi genetici recenti indicano che nelle vene di molti di essi scorre sangue nero ereditato da qualche avo.

I neri raggiunsero il Brasile come schiavi ad opera dei portoghesi, che necessitavano di docile manodopera per le loro coltivazioni.

DIVAGAZIONI STORICHE: LO SCHIAVISMO E LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI

Nella seconda metà del 600 il Nordest del Brasile fu teatro di un importante movimento di rivolta degli schiavi, che fuggivano dalle coltivazioni di canna da zucchero per rifugiarsi in comunità agricole autogestite denominate Quilombos. Il più importante Quilombo fu il Quilombo dos Palmares, a circa 180 Km da Recife, guidato dallo schiavo fuggitivo Zumbì. I Quilombos erano considerati una grave minaccia alla sicurezza e all’economia della zona e furono duramente repressi da truppe di mercenari, tuttavia si hanno notizie di insediamenti che sono sopravvissuti nell’entroterra degli stati del Pernambuco e di Alagoas, e i cui abitanti si dichiarano orgogliosamente quilombolas.

Fino al tardo secolo XIX lo schiavo costituì il pilastro dell’economia e della società brasiliana; lo schiavismo era considerato nell’ordine naturale delle cose e senza di esso l’economia del paese non sarebbe sopravvissuta. Tuttavia la dipendenza dell’impero brasiliano dalla politica economica inglese fece sì che le lotte abolizioniste giungessero fino al Sudamerica, dove il Brasile fu l’ultimo paese ad abolire la schiavitù (1888). Una massa di neri senza casa, lavoro, istruzione né proprietà fu catapultata nel bel mezzo della società brasiliana, trasformandosi ben presto in manodopera a basso costo nelle stesse fattorie per le quali avevano lavorato fino a poco tempo prima come schiavi.

Per diminuire ulteriormente il costo del lavoro, in quello stesso periodo fu favorita l’immigrazione massiccia dall’Europa, soprattutto dall’Italia.



Emancipazione nazionale

Sebbene il contesto fin qui delineato sembri indicare una nuova dipendenza del Brasile dalle logiche e dagli attori dell’economia mondiale, non si può non ricordare il ruolo da esso svolto in occasione della conferenza intergovernativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio del 2003 (Cancùn). In tale circostanza infatti il Brasile si è posto a capo di un nutrito schieramento di Paesi in Via di Sviluppo, che hanno finalmente fatto sentire la propria voce ai “grandi” del mondo su ciò che significa per loro Globalizzazione.

Il Brasile è stato fra i principali promotori dei primi Forum Sociali Mondiali, ospitati nella capitale dello stato del Rio Grande do Sul, Porto Alegre (World Social Forum 2001, 2002 e 2003). Ricordiamo inoltre l’importante ruolo svolto, accanto al Sudafrica, nella lotta contro la tutela dei brevetti relativi ai medicinali anti-AIDS, con l’obiettivo di renderne accessibili i prezzi.

19 giugno 2006

Il problema del debito

Il debito estero del Brasile ammontava, da calcoli di febbraio 2004, a circa 250 miliardi di dollari; negli ultimi anni si è quasi ottuplicato, così come sono aumentati gli interessi su di esso, che da soli assorbono la quasi totalità del PIL. Come conseguenza di tutto ciò il Brasile ha dovuto accettare, come tanti altri paesi del Sud del mondo, le condizioni imposte da Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale in cambio dei prestiti concessi. Politiche neoliberiste sono state richieste progressivamente proprio per garantire il rimborso dei creditori, privatizzazioni e liberalizzazioni sono diventate le nuove parole d’ordine, mentre la spesa sociale è stata ridotta dai governi che dovevano rispondere a queste nuove priorità.


DIVAGAZIONI STORICHE: LE ORIGINI DEL DEBITO ESTERO
Il 7 settembre 1822 Dom Pedro I, figlio del Re del Portogallo Dom João VI, proclama l’indipendenza del Brasil. A differenza delle altre colonie latinoamericane, che ottennero l’indipendenza attraverso la partecipazione popolare alla lotta animata da leaders come Simón Bolivar, Josè di San Martin o Josè Sucre, per il Brasile si tratta di un’indipendenza realizzata dall’élite, dalla nobiltà portoghese e dai nuovi ricchi.

Il Brasile, unico fra le ex colonie del Sudamerica a non diventare subito repubblica, diventa un Impero, al cui comando sta il discendente della corona portoghese.

Ora, questa “indipendenza”costò al Brasile due milioni di sterline, tanto quanto il Portogallo doveva all’Inghilterra. In pratica, il Brasile “indipendente” ereditò dal Portogallo non solo l’imperatore, ma anche il debito estero. Gli storiografi più polemici preferiscono parlare di ‘vendita’ che di conquista dell’indipendenza.

18 giugno 2006

Una spina nel fianco: il turismo sessuale

Sarebbe ipocrita nascondere questa piaga che affligge il paese, e soprattutto la regione nordest. In qualunque periodo dell’anno, negli aeroporti di Recife, Fortaleza, Natal e altre città dotate di scali internazionali, è facile imbattersi in gruppi di uomini di tutte le età appena sbarcati da voli charter organizzati da compagnie private. Sono soprattutto italiani e tedeschi a caccia di avventure a basso costo economico, ma a quale costo umano? Possiamo davvero biasimare ragazze e ragazzi che, privi di una speranza per il futuro, si lasciano abbindolare dalle facili promesse di persone sessualmente frustrate, e riescono a guadagnare in una settimana quello che lavorando ‘onestamente’ otterrebbero in tre o quattro mesi?

La Polizia Federale porta avanti da anni una campagna mirata a combattere il turismo sessuale, e in particolar modo le bande criminali che sfruttano bambini e bambine di età veramente al di sotto di qualsiasi ipotesi di 'capacità di intendere e di volere'.
Viene davvero da domandarsi quali problemi psicologici, affettivi e sessuali abbiano gli uomini italiani, visto che alimentano questo commercio inqualificabile con la loro presenza e i loro euro.
La speranza è che la lotta alla prostituzione infantile e al turismo sessuale, coniugata ad un autentico sviluppo umano ed economico del paese, possano nel giro di qualche anno trasformare questo crimine orrendo in un fenomeno decisamente marginale.

Il turismo, una grande risorsa

Un altro elemento importante dell’attuale economia brasiliana è costituita dal turismo; negli ultimi anni infatti si è rafforzato questo importante settore che, in alcune regioni come ad esempio il Nordest, è diventato il traino dell’economia locale. A Recife, Fortaleza, Natal, Salvador possiamo trovare spiagge bellissime, un’infrastruttura in rapido sviluppo e un clima estivo praticamente per 12 mesi all’anno, ma anche la possibilità di un turismo meno balneare e più culturale grazie alla valorizzazione del patrimonio artistico. La meravigliosa città di Olinda, prima capitale dello stato del Pernambuco quando il porto di Recife non si era ancora trasformato in una fervente città commerciale, è stata dichiarata dall’UNESCO Partimonio dell’Umanità negli anni 80. Il centro di Recife, costruito sulla foce dei fiumi Capibaribe e Beberibe, è anch’esso estremamente suggestivo con i suoi numerosi ponti, edifici antichi e chiese sei e settecentesce. Nell’isoletta che costituisce il centro della città antica si trovano anche le rovine della più antica sinagoga delle Americhe, costruita da ebrei olandesi nel 600 che, dopo la cacciata dal Pernambuco, navigarono fino al nord per insediarsi niente meno che in quella che sarebbe poi diventata la Nuova York…

Non solo spiagge

Sono numerosissime in Brasile le località interessanti da un punto di vista turistico (e non potrebbe essere altrimenti, viste le dimensioni continentali del paese!), ma mi limerò a citare le più suggestive, come a tracciare un itinerario di ciò che non può non essere visto se si fa un viaggio in Brasile. Innanzitutto una delle meraviglie del mondo, cioè le Cataratte di Foz di Iguaçu al confine sud con l’Argentina e il Paraguay, uno spettacolo mozzafiato che non può essere descritto a parole. Poi, proseguendo in direzione nord, la spettacolare città di Rio de Janeiro, affacciata su un golfo così ricco di insenature e isolette da aver fatto credere ai primi navigatori portoghesi di essere una baia fluviale; le città storiche dello stato di Minas Gerais testimoni della ricchezza del ciclo dell’oro e dei diamanti; l’architettura moderna di Brasilia. Al Nord, non possiamo non citare la foresta amazzonica, con il più ricco patrimonio naturale e la più straordinaria biodiversità del pianeta; al suo interno, la città di Manaus con il famoso teatro costruito nel XIX secolo con marmi e materiali trasportati dall’Europa quando la città fu oggetto di uno spaventoso boom economico dovuto alla produzione di caucciù; da Manaus partono le escursioni fluviali fino all’Incontro delle acque, dove le acque fangose e marroni del Rio Solimões si incontrano con quelle scure del Rio Negro e per chilometri non si mescolano, fino a fondersi nell’unico corso del Rio delle Amazzoni. Dopo 5 giorni di navigazione (o due ore di volo) si raggiunge la città di Belém costruita sulla foce del fiume dal maggior bacino idrografico del mondo, e dove tutti i giorni intorno alle 14, immancabilmente, piove! Ritornando a scendere verso il litorale del Nordest troveremo la città storica di São Luís, la capitale dello stato del Maranhão costruita durante una breve presenza francese in Brasile nel diciassettesimo secolo, e poi via via un susseguirsi di spiagge incantevoli inframezzate dalle gradi città citate poc’anzi. Infine, sempre nel Maranhão, il Parque dos Lençóis: chilometri e chilometri di dune che si stendono fra il mare e il margine del Rio da Preguiça, dando vita a un paesaggio idrogeologico di sabbia e lagune unico al mondo.

Le località che ho citato rappresentano appena un assaggio della ricchezza e varietà turistica del Brasile; non se ne abbiano a male gli amici di São Paulo, della Bahia, di Florianópolis, della Serra Gaúcha e delle tante altre perle brasiliane. Un blog non è una guida turistica...

16 giugno 2006

Non solo agricoltura

Anche se la questione agraria costituisce uno dei caratteri più importanti del volto odierno del Brasile, occorre citare qualche altra informazione per fare luce su un quadro così complesso.

Dal punto di vista dell’economia, il Brasile è oggi il principale produttore mondiale di soia (anche transgenica) e, più in generale, il quarto maggior esportatore di beni alimentari al mondo (le colture principali dopo la soia sono canna da zucchero e caffè). E’un paese autosufficiente dal punto di vista energetico, date le riserve di petrolio. Il settore industriale più sviluppato è quello agroalimentare, ma sono presenti anche numerose industrie metalmeccaniche (soprattutto automobilistiche: FIAT, General Motors, Toyota, Renault, Wolksvagen….) ed elettroniche, queste ultime nella zona franca di Manaus, in Amazzonia.

Il Brasile è comunque importante nell’economia mondiale come riserva di manodopera a basso costo. Sono assai numerose le imprese multinazionali che hanno una loro sede qui (comprese Parmalat, Nestlé e altri colossi del mercato globale). Ora, è facile immaginare gli effetti che questo fatto può produrre sull’economia locale. Contro gli argomenti a favore, secondo cui queste imprese sarebbero delle benefattrici che creano posti di lavoro per la povera gente e aumentano la produzione finalizzata all’esportazione, si può citare il loro ruolo nel fallimento delle imprese locali incapaci di reggere a tale concorrenza, o ancora il fatto che dei guadagni realizzati poco o niente viene reinvestito in loco.

DIVAGAZIONI STORICHE: L'ECONOMIA COLONIALE

Se fino alla metà del ‘600 la produzione e l’esportazione della canna da zucchero costituiscono l’asse principale dell’economia della colonia, nella seconda metà del XVII secolo l’interesse si sposta verso l’oro e le pietre preziose. Per circa 200 anni l’attività mineraria diviene il vero fulcro dell’economia coloniale, sviluppandosi soprattutto nell’entroterra della regione del sud-est, denominata appunto delle Minas Gerais, le miniere generali. Al sovrano portoghese, che nel frattempo ha riacquistato la corona, spetta il 20% della produzione mineraria. Si racconta che l’evasione fiscale rappresentasse all’epoca circa il triplo del cosiddetto “quinto” inviato alla corona.

Ma già verso la fine del XVIII secolo lo sfruttamento delle miniere comincia ad entrare in crisi e ad essere soppiantato economicamente dalla produzione del caffè che, nella prima metà dell’800, si sviluppa soprattutto nella regione di Rio de Janeiro e più in generale nel sudest del paese. Se la crisi delle produzioni minerarie rallenta notevolmente il commercio internazionale degli schiavi, l’exploit della produzione di caffè vede la rinascita dello schiavismo.

15 giugno 2006

Il problema agrario

Il Brasile possiede a tutt’oggi il maggior latifondo del pianeta (4,5 milioni di ettari); a fronte di 27.556 latifondisti che possiedono il 43% delle terre del paese, ci sono 4,6 milioni di famiglie di senza terra. Una delle conseguenze più gravi del latifondo è la scarsa utilizzazione della terra, per cui solo una minima parte di essa è effettivamente destinata ad attività agricole. I dati dell’ultimo censimento agricolo dell’IBGE mostrano come l’agricoltura cosiddetta familiare (meno di 100 ettari) sia in realtà molto più efficiente in termini sia economici che sociali. E’ da quest’ultima infatti che provengono cibo e lavoro, mentre va sottolineato che buona parte delle grandi proprietà terriere del Brasile sono in mano a compagnie straniere. Ma i brasiliani non si sono dimostrati spettatori passivi, dando vita all’importante Movimento dei Senza Terra (Movimento dos Sem Terra, MST), divenuto il simbolo mondiale della lotta contadina per la terra. La situazione permane comunque grave e caratterizzata da un lato dalle richieste sempre più pressanti al governo affinché realizzi la riforma agraria prevista nella Costituzione dell'88, dall’altro dall’aumento della conflittualità nelle campagne.

Il MST aveva nutrito la speranza che sotto il governo di Lula avvenisse un cambiamento radicale di questa situazione. In realtà, poiché Lula ha in mano il governo ma non la maggioranza in parlamento, parlamento che vede fra l'altro la presenza di una forte lobby di proprietari agricoli, realizzare interventi radicali a scapito della grande proprietà terriera non è stato, almeno fino ad ora, possibile. Tuttavia nel primo quadriennio di governo del PT sono stati realizzati numerosi interventi infrastrutturali negli ‘assentamentos’, cioè nelle terre già confiscate e affidate ai ‘sem terra’. La strada da percorrere prima che la situazione agraria brasiliana raggiunga un equilibrio accettabile fra grandi proprietari, mercato e piccoli coltivatori è ancora molto lunga…

14 giugno 2006

Un paese in bilico fra sviluppo e sottosviluppo

Una delle cause principali del sottosviluppo del Brasile è la cattiva distribuzione del reddito, per cui una minoranza di ricchissimi convive (ben poco volentieri, si dovrebbe aggiungere,viste le forme di esclusione sociale realizzate in questi anni) con una massa di poveri al limite, ma spesso purtroppo anche al di sotto, della miseria.

Le origini di questa concentrazione del reddito nelle mani di pochi fortunati risalgono a quelle che sono le “eredità storiche” di questo paese, prima fra tutte le caratteristiche del regime coloniale, che, a questo proposito, possono essere riassunte con una parola: latifondo.


DIVAGAZIONI STORICHE: IL LATIFONDO

Sebbene i portoghesi siano giunti in Brasile nel 1500, l’occupazione territoriale ha inizio solo a partire dal 1530. Il Brasile viene diviso in enormi zone, ognuna delle quali affidata a membri della media nobiltà portoghese o a “donatari”, che ne ricevevano dal Re del Portogallo il diritto allo sfruttamento tramite l’attribuzione di poteri civili, amministrativi e tributari. Tali territori erano trasformati in veri e propri feudi. La sorte dei portoghesi che si erano insediati in Brasile dipendeva dalla loro capacità di produrre beni che potessero essere esportati e venduti in Europa: lo zucchero era uno di questi, per la qualità del terreno e del clima presenti soprattutto nelle zone di Bahia e Pernambuco. A tale fine, poiché gli indigeni non si sarebbero sottomessi alle dure condizioni di lavoro imposte dalla coltivazione della canna e dalla sua trasformazione in zucchero, questo problema di manodopera fu risolto con l’impiego di schiavi. Anche il traffico negriero divenne pertanto un importante elemento dell’economia dell’epoca.

La città di Recife* nasce come zona portuale della bellissima Olinda, fondata nella seconda metà del 500 e prima capitale del Pernambuco, ove risiedevano i proprietari delle terre.


DIVAGAZIONI STORICHE: IN EUROPA, NEL FRATTEMPO...

In seguito ad una crisi dinastica, il Portogallo diventa ‘feudo’ della Spagna (Unione Iberica, 1580) mentre l’Olanda conquista la propria indipendenza. Ripetendo quanto fatto in precedenza con le colonie orientali del Portogallo, l’Olanda fonda la Compagnia delle Indie Occidentali e parte all’attacco delle colonie africane e americane che erano sotto l’egemonia delle corone iberiche.

Il dominio olandese in Brasile si concentra soprattutto nell’area di Recife* ad opera del governatore Maurizio di Nassau, le cui opere di urbanizzazione costituiscono ancora oggi un importante elemento della struttura della città. Gli olandesi vengono espulsi definitivamente dalla città nel 1654, dopo 24 anni di dominio.


*Recife è la capitale dello stato del Pernambuco, nel Nordest, ed è stata la mia 'città d'adozione'.


13 giugno 2006

I brasiliani

Su 180 milioni circa di abitanti, la popolazione con meno di 18 anni d’età corrisponde al 38% (68 milioni), mentre quella con più di 65 anni d’età al solo 5,5% (10 milioni, dati censimento IBGE 2000). Viene naturale fare un confronto con l’Italia, la quale, oltre ad avere una popolazione totale assai più esigua, presenta una quota di popolazione sotto i 18 anni molto simile a quella sopra i 65 (entrambe si aggirano intorno ai 10 milioni, dati ISTAT 2004). L’aspettativa di vita alla nascita è di 67,8 anni, mentre il tasso di alfabetizzazione adulta è pari all’87,3%. La popolazione brasiliana è molto più concentrata nelle città che in campagna. Sono infatti circa 140 milioni i Brasiliani che affollano le metropoli del paese, circa il 77% della popolazione totale. Malgrado il massiccio spostamento dalle campagne alle città abbia storicamente rappresentato il tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita, permane in Brasile una situazione nella quale un lavoratore su quattro riceve fino ad un salario minimo al mese (300 reais, pari circa a 85 euro), più della metà dei lavoratori fino a due salari. In compenso, il 2,6% della popolazione guadagna più di 20 salari minimi al mese.

Eppure il Brasile ha un Pil che si aggira sui 587 miliardi di dollari...

Parliamo di Brasile

A partire da oggi pubblicherò a puntate il testo di un piccolo 'dossier' preparato un paio d'anni fa ad uso della Scuola di Pace del mio quartiere che, all'epoca, aveva un progetto di cooperazione decentrata con questo paese.

Informazioni generali

superficie : 8.514.215 km²
abitanti : 180.000.000 circa
densità : 20 abitanti/km²
forma di governo : Repubblica Federale di tipo presidenziale (26 Stati + Distretto Federale)
capitale : Brasilia ( 2.043.000 abitanti )
lingua : portoghese
moneta : real brasiliano

(i dati statistici e demografici sono stati raccolti sul sito dell'IBGE - Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística - www.ibge.gov.br)



12 giugno 2006

La storia dall'inizio

Ma che ci sei andata a fare in Brasile? Me lo domandano in tanti.
Ho lavorato come volontaria in progetti di sviluppo promossi da ONG italiane; sono partita nel settembre del 91 e sono rientrata definitivamente in Italia nella primavera del 2003.
Ho vissuto nell'interno dello stato di Alagoas, in una cittadina di 20 mila abitanti chiamata Matriz de Camaragibe; poi a Goiânia, capitale dello stato del Gioás; infine a Recife, la capitale dello stato del Pernambuco, culla della cultura nordestina.
È Recife la città a cui sento di appartenere, anche se è a Matriz che ho intessuto le relazioni umane più profonde. Ma sempre di Nordest si tratta.
Nei prossimi giorni posterò qualche brano delle lettere che spedivo ai miei amici e familiari durante la mia permanenza in Brasile, sempre che abbiate voglia di leggere.
A presto