19 giugno 2006

Il problema del debito

Il debito estero del Brasile ammontava, da calcoli di febbraio 2004, a circa 250 miliardi di dollari; negli ultimi anni si è quasi ottuplicato, così come sono aumentati gli interessi su di esso, che da soli assorbono la quasi totalità del PIL. Come conseguenza di tutto ciò il Brasile ha dovuto accettare, come tanti altri paesi del Sud del mondo, le condizioni imposte da Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale in cambio dei prestiti concessi. Politiche neoliberiste sono state richieste progressivamente proprio per garantire il rimborso dei creditori, privatizzazioni e liberalizzazioni sono diventate le nuove parole d’ordine, mentre la spesa sociale è stata ridotta dai governi che dovevano rispondere a queste nuove priorità.


DIVAGAZIONI STORICHE: LE ORIGINI DEL DEBITO ESTERO
Il 7 settembre 1822 Dom Pedro I, figlio del Re del Portogallo Dom João VI, proclama l’indipendenza del Brasil. A differenza delle altre colonie latinoamericane, che ottennero l’indipendenza attraverso la partecipazione popolare alla lotta animata da leaders come Simón Bolivar, Josè di San Martin o Josè Sucre, per il Brasile si tratta di un’indipendenza realizzata dall’élite, dalla nobiltà portoghese e dai nuovi ricchi.

Il Brasile, unico fra le ex colonie del Sudamerica a non diventare subito repubblica, diventa un Impero, al cui comando sta il discendente della corona portoghese.

Ora, questa “indipendenza”costò al Brasile due milioni di sterline, tanto quanto il Portogallo doveva all’Inghilterra. In pratica, il Brasile “indipendente” ereditò dal Portogallo non solo l’imperatore, ma anche il debito estero. Gli storiografi più polemici preferiscono parlare di ‘vendita’ che di conquista dell’indipendenza.

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