23 luglio 2008

Ancora musica (sul filo dell'off topic)

Il bello di un blog tematico è non essere un diario troppo personale, che sotto sotto interessa solo ai tuoi amici intimi - e ai tuoi nemici giurati che non vedono l'ora di inzuppare il pane nei fatti tuoi.
Eppure qualche volta verrebbe voglia di sfuggire al rigore (autoimposto) e fare uno strappo alla regola: parlare di persone, situazioni, sentimenti che col Brasile hanno poco a che fare, anche se magari hanno a che vedere con me.

Ma no, non si può. Non si può "parlare di". Com'è che dice il libro che sto traducendo? I nemici "parlano di", mentre gli amici "parlano con".
Così, prima di andare a nanna stasera vado a rispolverare un brano del gruppo dei Tribalistas (Marisa Monte, Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown) che due o tre anni fa ci ha riempito le orecchie alla radio per mesi e mesi. Non potevo certo mettere un video di musica irlandese, ma chi ha orecchie per intendere intenderà.
A voi tutti questo bel brano che parla di amicizia e d'amore
, Velha infância.





15 luglio 2008

Anarchia all'italiana

Nell'intento di scrivere un post sull'immigrazione italiana in Brasile mi sono messa a fare qualche ricerca in rete e ho scoperto alcune storie interessanti a proposito dell'espansione degli ideali anarchici a opera di emigranti italiani.
Due storie su tutte: la Colônia Cecilia e l'anarchico Oreste Ristori.

La Colônia Cecília. Il famoso compositore brasiliano Antônio Carlos Gomes (1836-1896), durante il suo soggiorno in Italia conobbe il pisano Giovanni Rossi, nipote dell'anarchico Lauro Rossi. L'imperatore Dom Pedro II ne sentì parlare e invitò il giovane idealista italiano a fondare una comunità anarchica in Brasile, donandogli 250 alqueires di terra (una misura agraria di cui non ho trovato la corrispondenza esatta: a seconda della regione, spazia dai 20 a 50 mila mq) nello stato del Paraná. Qui si installò la Colônia Cecília, che sopravvisse solo dal 1890 a 1894 e, stando alle informazioni di Wikipedia, si estinse a causa dei conflitti con le comunità limitrofe e con il clero. Una curiosità: all'interno della colonia veniva praticata la poligamia.

Oreste Ristori. Fra i tanti anarchici italiani che emigravano verso le Americhe all'inizio del XX secolo (non possiamo dimenticare la vicenda di Sacco e Vanzetti), spicca in Brasile la figura di Oreste Ristori da San Miniato, a cui il professore di storia Carlo Romani dell'Universitá di Campinas ha dedicato la propria tesi di laurea, poi trasformata in libro, dal titolo "Oreste Ristori. Un'avventura anarchica". Ristori rimase a São Paulo per 32 anni, dal 1904 al 1936, dove fu anche direttore di un periodico anarchico, "La battaglia". Fu definito uno dei peggiori agitatori mai visti in terra brasiliana e venne espulso dal governo di Getúlio Vargas nel 1936, in quanto indesiderato.

È innegabile l'importanza dell'immigrazione italiana in tutto il movimento anarchico brasiliano. Il primo grande sciopero generale avvenuto in Brasile nel 1917 fu possibile solo grazie all'organizzazione appoggiata dai nostri operai immigrati. Il movimento anarchico perse tuttavia molte forze con la fondazione, nel 1922, del Partito Comunista. La sua scomparsa definitiva può essere fatta risalire al colpo di stato del 1964.
Insomma, l'avreste mai detto che in Brasile dire anarchia significhi quasi automaticamente dire Italia?...

11 luglio 2008

Terra Nostra 2

(e poi prometto di smetterla con le telenovelas)
Ho scoperto che in questo stesso periodo sta andando in onda anche "Terra Nostra 2" (Rete4, all'alba delle 5 del mattino).
Ci tenevo a un chiarimento. "Terra Nostra 2" NON è il seguito di Terra Nostra, come erroneamente afferma Wikipedia; infatti il titolo originale era "Esperança" cioè Speranza, il nome di una fazenda ma anche un progetto di vita per gli italiani che fuggivano dalla miseria e dal regime fascista ed emigravano in sudamerica.
Mentre "Terra Nostra" si svolge alla fine dell'800 (l'abolizione della schiavitù risale al 1888, i lavoratori italiani di fatto sostituirono gli schiavi nelle piantagioni di caffè), "Esperança" prende il via negli anni '30 del XX secolo quando l'emigrazione italiana in Brasile aveva profondamente cambiato i propri connotati:
iniziava l'industrializzazione del Brasile, prendevano il via i movimenti operai e gli italiani spiccavano per il loro attivismo anarchico.
Le due telenovelas hanno molti attori in comune, però impegnati in ruoli diversi. Antonio Fagundes, per esempio, nella prima interpreta il signor Gumercindo, brasiliano proprietario della fazenda di caffè in cui lavora Matteo, mentre nella seconda interpreta il fascista Giuliano di Civita di Bagnoregio (bellissime le prime scene che si svolgono nel paese), padre di Maria, l'eterna innamorata di Toni che però è emigrato in Brasile. Raul Cortez interpreta il banchiere Francesco nella prima, il pianista Gennaro nella seconda.
Se vi interessa saperne di più, su Musibrasil ho reperito un vecchissimo articolo che parla di questa grande produzione italobrasiliana (coprodotta da Mediaset) e che potete leggere cliccando qui.

08 luglio 2008

Terra Nostra


La telenovela brasiliana Terra Nostra è tornata sugli schermi italiani dopo 7 anni dalla sua prima messa in onda su Rete4, questa volta trasmessa da RaiTre (tutti i giorni alle ore 13).
È stata una bella sorpresa ritrovare i volti di alcuni fra i più grandi attori della televisione Brasiliana, in particolar modo il mai abbastanza compianto Raul Cortez che interpretava magistralmente il signor Francesco. Un attore non citato sul sito di Wikipedia è Antonio Calloni (nel ruolo di Bartolomeo), che con questa novela divenne famoso al grande pubblico dopo molti anni da attore di teatro. Con questa stessa telenovela divenne famosa anche la bellissima Maria Fernanda Candido.

Mi preme ricordare che la telenovela brasiliana non è affatto un genere di serie B. Le produzioni di Rede Globo sono prodotti televisivi di altissimo livello tecnico e recitativo e rappresentano un elemento importante della cultura contemporanea brasiliana.
La telenovela cosiddetta "delle otto" (che però va in onda alle 9 di sera dopo il telegiornale) viene seguita da moltissime persone ed è trasversale per quanto riguarda classi sociali, livello di istruzione, realtà urbana o rurale, nord o sud.
Ovviamente andrebbe spesa una parola sui valori e sui modelli veicolati da questo tipo di prodotto, non sempre altrettanto "democratici" quanto la trasversalità del loro pubblico. Tuttavia, va riconosciuto alle telenovelas il merito di partecipare attivamente alla divulgazione di informazioni e riflessioni relativamente a grandi temi sociali (per esempio l'AIDS, i trapianti, la lotta per la terra, la corruzione politica ecc.).
Insomma, non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca del bagnetto e soprattutto non confondiamo la telenovela brasiliana con altri sceneggiati a basso costo prodotti in altri paesi dell'America Latina.
Se non avete niente da fare nei prossimi giorni, settimane, mesi, all'ora di pranzo date un'occhiata a qualche episodio di Terra Nostra. Sarà un modo interessante e gradevole di scoprire qualcosa sull'emigrazione italiana in Brasile e sui suoi protagonisti che, alla fine dell'800, sostituirono gli schiavi nelle piantagioni di caffè. E se volete andare a vedere la pagina di Wikipedia in portoghese, con qualche informazione in più rispetto a quella italiana, basta cliccare qui.

02 luglio 2008

Firmato: traduttori

Qualche giorno fa mi è stato segnalato un interessantissimo blog gestito da un gruppo di traduttori letterari brasiliani, intitolato "Assinado: tradutores".
I temi proposti sono simili a quelli che discutiamo anche qui in Italia: riconoscimento pubblico della figura del traduttore, inserimento del nome in copertina e sui database(librerie virtuali e case editrici comprese), compensi dignitosi, rispetto delle leggi in materia di diritto d'autore del traduttore letterario.
Da alcuni mesi l'argomento all'ordine del giorno fra i colleghi brasiliani è di particolare gravità: i traduttori infatti hanno denunciato alcune case editrici che si sono appropriate indebitamente del loro lavoro. Questi editori, impegnati nella pubblicazione di classici tascabili, stanno violando apertamente la legge sul diritto d'autore.
Abbiamo detto classici. In alcuni casi si tratta di opere di pubblico dominio, e cioè i cui autori sono morti da più di 70 anni e per le quali nulla è dovuto dal punto di vista patrimoniale, almeno agli autori originali. Su questi libri, però, il nome del traduttore non viene mai citato, e già è una violazione grave visto che si disconosce la paternità dell'opera (non dimentichiamo che il traduttore, come dice il mio collega Luca Fusari, è un "riscrittore di libri altrui", cioè un autore a tutti gli effetti). Inoltre le edizioni vengono copiate da opere regolarmente in commercio (e non ritradotte e pubblicate come nuove edizioni, a esempio di molte ritraduzioni dei classici comparse in Italia negli ultimi anni).
Sarebbe come se un editore italiano di tascabili andasse a prendere l'edizione Mondadori del 1957 de I fratelli Karamazov tradotto da Agostino Villa, e la pubblicasse pari pari senza chiedere niente a Mondadori o al signor Villa, se ancora vivo (oppure ai suoi eredi). Capite la gravità?
I miei colleghi brasiliani si sono lanciati in un duello che ricorda molto la storia di Davide e Golia. Ma hanno dalla loro parte la legge e... beh... ricordate come andò a finire l'episodio biblico? Non è mai detta l'ultima parola.
Boa sorte, colegas!