29 giugno 2009

Notizie di 10 anni fa

Ripesco dalle mie "circolari" di quando ero in Brasile la lettera spedita esattamente 10 anni fa, contenente le ultime notizie di quei giorni. Come al solito, nessun editing: copincollo il testo così come sta. Con la consapevolezza che alcune cose - per esempio, il triste stato delle carceri brasiliane - in questi due lustri sono cambiate ben poco.
Buona lettura

ULTIME DAL BRASILE – 28/06/99

TORTURE E POLIZIA
Amnesty International ha pubblicato in questi giorni una relazione sullo stato delle carceri brasiliane; la pratica della tortura è ancora tragicamente presente e considerata “normale” in carcere e nei commissariati di polizia. Le torture più comuni sono l’affogamento (il torturato è collocato con la testa in un barile d’acqua), la scossa elettrica, il “pau di arara” (il torturato è appeso ad un palo sospeso per le mani e per i piedi), il “telefono” (percosse sulle orecchie con le mani a coppa, provocando sanguinamento e rottura dei timpani), percosse in genere. Una donna condannata per omicidio ha raccontato di essere stata costretta a firmare la confessione in seguito a percosse con una mazza da baseball recante la scritta “diritti umani”. Due anni fa un adoclescente di Recife, catturato per traffico di droga, è stato fatto sedere dentro ad un barile di acido, riportando gravi ustioni a glutei, cosce e genitali.
Mentre Amnesty denunciava, il presidente Fernando Henrique Cardoso nominava il nuovo direttore della Polizia Federale, João Batista Campelo; immediatamente lo scandalo: Campelo era torturatore durante la dittatura militare. Le testimonianze schiaccianti, fra cui quella di José Antonio Magalhães Monteiro, ex prete cattolico torturato da Campelo nel 1970 in un commissariato di S. Luís (Maranhão), non hanno impedito che l’uomo continuasse a dichiararsi innocente o “vittima” come S. Giovanni Battista (João Batista, appunto), e reclamasse il diritto di permanere in carica in virtù del fatto che era stato nominato dal presidente in persona. Naturalmente è stato sostituito dopo soli 3 giorni, compromettendo ancor di più l’immagine pubblica del presidente, la cui popolarità sta rapidamente scendendo a causa della situazione economica e sociale del paese.

OMICIDI DI MINORI
Sono usciti i dati sugli omicidi di minori nella Regione Metropolitana di Recife nel 1998: 319, quasi uno al giorno. Il 20% avevano fra gli 11 e i 15 anni, il 31% 16, il 44% 17 anni, e il 5% erano minori di 10 anni (questi ultimi sono vittime principalmente dei genitori).
La maggior parte erano piccoli delinquenti, “marginali” come si dice qui, uccisi da poliziotti in divisa o senza divisa (gli “squadroni della morte”); siamo ancora molto lontani dalla coscienza politica e sociale che, per risolvere il problema della marginalità, è necessario agire soprattutto sulle cause, con interventi correttivi e di prevenzione che abbiano come obiettivo il recupero di questi giovani cittadini. È molto più semplice fare propri commenti come quello (anonimo) apparso in un quotidiano di Rio de Janeiro alla fine di luglio del 93, alcuni giorni dopo la strage di Candelaria nella quale furono uccisi mentre dormivano 5 bambini di strada: “Risolvi il problema dei bambini di strada: ammazzane uno”. A proposito, lunedì 14 giugno scorso João Fernando Caldeira da Silva, detto “Bilinha”, di 17 anni, è stato ucciso con un colpo di pistola al petto d un incrocio, a soli 300 metri dalla chiesa della Candelaria. Sei anni fa, il 23 luglio 93, con soli 11 anni di età, Bilinha era stato uno dei pochi sopravvissuti alla strage.
Citiamo e facciamo nostro il commento di un educadore della Fondazione S. Martino, una ONG che lavora coi meninos de rua: “All’epoca della strage, uccidevano all’ingrosso. Attualmente li uccidono al dettaglio”.

INFLAZIONE
È innegabile che il “Plano Real” varato 5 anni fa ha avuto un effetto positivo sull’economia brasiliana, la discesa dell’inflazione. Se però si analizzano i vari indicatori economici del paese, si può constatare che questo vantaggio, che dovebbe favorire proncipalmente gli starti più poveri della popolazione, in realtà li sta danneggiando. La relativa stabilità della moneta e il basso indice di inflazione sono sostenuti economicamente dalla classe lavoratrice, che ha visto i posti di lavoro diminuire drasticamente, facendo tornare la disoccupazione ai valori di 30 anni fa.
E sono i nuovi impoveriti, specialmente nelle grandi città, che contribuiscono ad ingrossare le file dei “marginali”, dei detenuti in carceri invivibili, dei meninos e meninas de rua.

CONTRO-ESODO
Mai come in quest’ultimo semestre gli emigranti sono tornati a casa; dalla principale stazione di pulmann di S. Paulo, il Terminal Tietê, partono in media 3000 persone al giorno, con destinazione Nordest. Sono persone schiacciate dall’alto costo della vita, dalla disoccupazione (solo il 20% dei migranti trova un lavoro a S. Paulo), dalle difficoltà e dalla violenza della vita metropolitana; emigrare non è più un trampolino di lancio verso l’alto, ma una spinta verso il basso, visto che le condizioni di vita peggiorano. Così, dicono le testimonianze raccolte da un giornalista televisivo alla stazione degli autobus, “è meglio tornare a casa, dove si può aver fame con più dignità”.

TRADIZIONI NORDESTINE: S. JOÃO
Si stanno concludendo in questi giorni i festeggiamenti di San Giovanni che, con Sant’Antonio e San Pietro, rappresentano il cuore di una delle più significative tradizioni culturali nordestine, le “festas juninas”.
I festeggiamenti, presenti in tutto il Nordest anche se con alcune differenze fra uno stato e l’altro, trovano la loro espressione più autenticamente popolare in due città dell’interno degli stati di Pernambuco e Paraíba: Caruaru e Campina Grande. Le feste sono caratterizzate da due elementi fondamentali: il cibo a base di mais (milho verde) e il “forró”, danza tipica di questo periodo ma che un vero nordestino balla durante tutto l’anno.
Le città, i negozi, le strade sono addobbati con bandierine colorate, e soprattutto nelle piccole città dell’interno sono costruite capanne coperte di foglie, sotto le quali si danza la Quadriglia, di origine francese. Ma non si pensi alla quadriglia delle dame del 600: le coppie sono vestite alla campagnola, vestitoni a balze e fiori per le donne, camicie a scacchi e fazzoletto al collo per gli uomini, e poi vere e proprie coreografie con tutti i personaggi della tradizione contadina (gli sposi campagnoli, il prete ubriacone, la zingara, il brigante), il tutto rigorosamente a ritmo di forró, accompaganato da fisarmoniche e triangoli.
A differenza del Carnevale, che sta diventando sempre più un affare commerciale al servizio del turista straniero, le “festas juninas” sono una realtà autenticamente popolare e nordestina a cui noi stranieri possiamo partecipare con allegria ma che, dobbiamo riconoscerlo, appartiene a loro. L’unica cosa che dobbiamo augurarci è che questa tradizione non si appiattisca anch’essa piegandosi ai dettami del mercato e che i nordestini resistano e non lascino “colonizzare” da interessi esterni un elemento così prezioso della loro identità culturale.

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