04 ottobre 2010

Dilma e Serra al secondo turno, ma la vera sorpresa è Marina Silva

Alla solita velocità record, dovuta al voto elettronico e al relativo scrutinio digitale, poche ore dopo la chiusura delle urne è arrivato il risultato delle elezioni presidenziali in Brasile: Dilma Roussef (PT, 46,9%) e José Serra (PSDB, 32,62%) disputeranno il secondo turno domenica 31 ottobre.

Ma la vera sorpresa di questa tornata elettorale è costituita dallo strepitoso successo di Marina Silva, la candidata del Partito Verde: il 19,33% del voti validi, pari a 19,6 milioni di preferenze, è andato a lei.
Anche se Lula aveva scelto Dilma per la successione a otto anni di governo, durante i quali si è visto attribuire indici di approvazione senza precedenti (anche superiori all'80% in alcuni momenti del suo doppio mandato), è forse Marina la più autentica erede morale del presidente operaio. Anche lei è stata una ragazza del popolo, ha imparato a leggere e scrivere a 15 anni ma ciò non le ha impedito di evolversi, iscriversi all'università, laurearsi in storia e diventare una delle più attive leader della lotta per la difesa del grande polmone del mondo, l'Amazzonia. È stata senatrice e ministra dell'ambiente nel primo governo Lula. Si dimise per conflitti con la linea politica del presidente e uscì anche dal PT, fondando il Partito Verde (PV).
Sarà lei l'ago della bilancia per il secondo turno. Personalmente non nutro molti dubbi: o si schiererà con Dilma, o lascerà libertà di voto ai propri elettori. In entrambi i casi, a Dilma non sarà difficile raggranellare quel minimo 5% che le consentirà di diventare la prima presidente donna del gigante sudamericano.
Diversa invece la situazione nel mio stato di adozione, il Pernambuco. Qui, il candidato del PSB Eduardo Campos, governatore uscente sostenuto da una coalizione di centro sinistra molto larga, è stato riconfermato con un vero e proprio plebiscito: 82,84%, pari a circa tre milioni e mezzo di preferenze. Jarbas Vasconcelos (PMDB), suo diretto oppositore e già governatore dello stato (lo era negli anni in cui abitavo a Recife) ha dovuto accontentarsi di un misero 14,06%.
Oltre al secondo turno presidenziale, otto stati più il distretto federale voteranno per scegliere al ballottaggio il proprio governatore;  altri 17 sono stati eletti al primo turno.
Ora aspettiamo il pronunciamento di Marina, e soprattutto i risultati del 31 ottobre, per conoscere la precentuale di elettori che sceglieranno Dilma come propria presidente.


3 commenti:

Isabel ha detto...

La situazione politica brasiliana mi ha sempre molto incuriosito. Qui i giornali hanno molto calcato la mano sul fatto che la candidata di Lula sia una ex combattente marxista...tu che cosa ne pensi? (sempre se non sono troppo indiscreta!)

Sandra B. ha detto...

È stata combattente negli anni 60/70, quando era giovane e il paese era oppresso da una dittatura militare violentissima e altamente repressiva (di cui in Italia non si parlava per niente, e di cui ancora oggi si ignora la crudeltà, ben testimoniata dal libro-denuncia "Brasil, nunca mais" che diede la stura al processo di ridemocratizzazione). Non credo che sia il suo passato da ex-combattente a orientare l'intenzione di voto, sarebbe una stupidaggine; in 40 anni la situazione è cambiata profondamente, ed è cambiata Dilma.
L'intenzione è quella di portare avanti il piano di riforme avviato da Lula, che ha indiscutibilmente contribuito a migliorare le condizioni di vita di circa 30 milioni di brasiliani. C'è ancora molta strada da fare, ma negare i cambiamenti significherebbe negare l'evidenza.
La cosa curiosa, come scrivevo poc'anzi in un commento su facebook, è osservare come sia stato il primo presidente operaio a instaurare in Brasile il capitalismo e la corsa al consumo.
Vero è che Dilma non ha un decimo del carisma naturale di Lula, e inoltre non è una donna del popolo; proviene da una famiglia di immigrati bulgari benestanti ed è stata marxista proprio perché, appartenendo a una élite, ha potuto studiare. Lula non è mai stato né comunista né marxista, la sua storia parla chiaro. È stato operaio e leader sindacale, e parla il linguaggio della "gente", sfiorando vette di populismo degne del peggior Peron. A differenza di questi, però, ha realizzato nel paese un autentico cambiamento, e ha un'immagine talmente positiva da essere diventato un punto di riferimento per il mondo intero.
Insomma, raccogliere l'eredità del presidente più popolare di tutti i tempi sarebbe difficile per chiunque, a maggior ragione per Dilma. Ma è lei che Lula ha scelto, ed è stato grazie alla sua indicazione che molta, moltissima gente la ha votata...

Isabel ha detto...

Grazie per la delucidazione. Era una mia curiosità visto che come avrai ben notato i nostri quotidiani sono sempre prolissi nelle spiegazioni neutre...