04 novembre 2006

La rielezione di Lula (2)

Molte cose positive sono state fatte dal governo Lula, prima fra tutte una coraggiosa politica estera che ha contribuito a svincolare non solo il Brasile, ma tutta l'America Latina, dall'egemonia degli USA. È innegabile il ruolo di articolazione internazionale svolto da Lula nella direzione di una maggior integrazione economica e politica fra i paesi latinoamericani.
Dal punto di vista della politica economica, grande rilievo può essere dato al Salario Minimo (il più alto, in valore assoluto e relativo, dell'era post-dittatura), alla Borsa-Famiglia (contributi alle famiglie a basso reddito), alla riduzione delle diseguaglianze (la concentrazione della ricchezza risulta la più bassa dal 1981).
Altro elemento di grandissimo rilievo del quadriennio che si sta concludendo è stato il dialogo con i movimenti sociali; non possiamo dimenticare che, malgrado la gestione Lula della riforma agraria sia stata duramente contestata dal Movimento Sem Terra, il dialogo fra governo e Movimento ha rappresentato una novità. I governi conservatori, infatti, hanno sempre criminalizzato il MST e i movimenti popolari non hanno mai avuto spazio nel dibattito politico.
A proposito di movimenti popolari, va segnalata la creazione delle Assemblee Popolari Statali e Nazionale, nelle quali la cosiddetta Società Civile Organizzata ha potuto confrontarsi sui temi politici di suo interesse e presentare proposte alle Istituzioni.
I grandi difetti della presidenza di Lula, oltre alla corruzione di cui abbiamo già parlato, sono stati la quasi assoluta incapacità di articolazione politica interna e l'incapacità di gestire i rapporti con il Parlamento (e con la non-maggioranza parlamentare, che ha portato spesso il paese sull'orlo dell'ingovernabilità).
L'economia, nonostante il paese abbia rafforzato la propria stabilità e si sia raggiunto qualche obiettivo interessante anche in favore delle classi più povere, ha sostanzialmente seguito una linea di continuità con le gestioni precedenti, non riuscendo a svincolarsi dalla sottomissione alle lobbies, soprattutto quelle agrarie.
Rimane la speranza che, nel quadriennio che inizierà il 1º gennaio prossimo, il nuovo governo recuperi terreno e superi le sue inefficienze e incapacità.
Ci si augura soprattutto che Lula sarà in grado di proporre un vero progetto di sviluppo nazionale che si opponga fattivamente al conservatorismo tradizionale e faccia ulteriormente crescere il Brasile, riducendo ulteriormente le diseguaglianze e restituendo alla popolazione condizioni di vita compatibili con le reali potenzialità del paese più esteso, più popoloso e più intrinsecamente ricco dell'America Latina.

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