11 ottobre 2008

I rapporti con la mia famiglia - Quando ero laggiù (3)


Ancora sull'onda della commozione per la scomparsa di mio padre avvenuta il 3 ottobre scorso, vorrei uscire un po' dallo specifico dell'esperienza in Brasile e parlarvi di come, in quel periodo, ho mantenuto i rapporti con la mia famiglia.
È una domanda che mi sento fare spesso: "ma i tuoi genitori come hanno reagito alla tua decisione di partire?". Ricordo ancora il sabato pomeriggio in cui diedi l'annuncio che sarei partita. Era dicembre 1990, subito dopo pranzo. Mia madre si mise a piangere e disse che le avevo appena dato "una mattonata in testa"; mio padre invece si congratulò... ma andò in salotto a prendere un goccio di qualcosa di forte!
Presi la decisione che, una volta partita, avremmo dovuto creare delle routine di comunicazione, per evitare il rischio di telefonate a ogni ora del giorno e della notte (nel primo anno e mezzo non avevo nemmeno il telefono e mi servivo di quello della casa parrocchiale). Così, ci sentivamo un lunedì sì e uno no, alle sei o alle sette di sera ora del Brasile (le 23 italiane, a seconda della presenza o meno dell'ora legale); poi ci scrivevamo tante lettere, molte delle quali sono ora raccolte in una capiente cartellina (e magari ve ne copierò qualche brano, un giorno di questi). A un certo punto anche io mi sono data una disciplina: scrivere ogni 15 giorni, a prescindere dall'aver ricevuto o meno una lettera da loro.
Negli anni seguenti, con l'avvento delle schede telefoniche estere e quindi il crollo dei prezzi delle chiamate intercontinentali, sono aumentate le telefonate e diminuite le lettere. Internet ha fatto il resto.
I miei genitori non mi sono mai venuti a trovare mentre ero in Brasile; lo avrei desiderato tanto ma mio padre, che nel 1987 aveva avuto un infarto, era terrorizzato all'idea che gli potesse succedere qualcosa mentre era laggiù. Mia madre non ha mai voluto venire da sola, malgrado i miei reiterati inviti.
Mio fratello viveva fuori di casa già da parecchio tempo quando sono partita e non è mai stato particolarmente coinvolto, a parte compleanni e feste comandate.
Tutto sommato, comunque, credo che siano stati tutti abbastanza orgogliosi di quello che ero andata a fare. Per me la cosa più difficile è stata affrontare i momenti in cui ero lontana e i miei genitori stavano male (non era sempre possibile mollare tutto e volare qui), in particolare nel periodo a cavallo fra il 2000 e il 2001 in cui mio padre è passato per una serie di problemi anche serissimi (cito, fra gli altri, l'asportazione di un rene e un secondo, drammatico infarto).
L'avanzare dell'età e la precarietà delle loro condizioni è stata una delle concause che mi hanno fatto decidere il rientro nel 2003.
Ma di questo parlerò un'altra volta...


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai avuto un grande coraggio e soprattutto hai scelto di fare un'esperienza che ti ha cambiato profondamente la vita. E i tuoi hanno capito. Grandi persone.

Isabel Green ha detto...

leggo ora di tuo padre...mi dispiace moltissimo. cmq hai davvero avuto coraggio.complimenti!

Anonimo ha detto...

ciao maf,
un grande abbraccio a te e alla tua mamma.
Sono sicuro che i tuoi genitori abbiano visto "più" brasile con le tue lettere che molti turisti italiani che sono realmente andati là.
baci saudàgi (ma che vordì?)

Sandra B. ha detto...

Saudade...
è un misto di nostalgia, di dolce malinconia, un senso di mancanza che duole e non duole... è sempre legata a ricordi piacevoli e a una sensazione di desiderio che fa da contrappunto alla mancanza... è una parola intraducibile, ma un sentimento che quando lo provi lo riconosci!
Ciao xav, grazie :)

Anonimo ha detto...

sandra, ti abbraccio fortissimo.
valentina

Anonimo ha detto...

E' un dolce pensiero per i tuoi genitori. Per me che ho lasciato i miei, anche se solo a 600 km da dove vivo, è stata una cosa analoga.
All'inizio un fitto telefonare e scrivere poi una lenta e graduale diminuzione.
Ti hanno capita, come dice Marta, i miei hanno capito me. Loro ci hanno donato la vita ma la vita è nostra e loro sono felici quando noi siamo felici. Ora mi trovo all'opposto della barricata e sinceramente un po' mi brucia; penso al mio papà e alla mia mamma a quello che possono aver provato quando io sono partita e questo mi dona in qualche modo pace e serenità. Un abbraccio wanda

Labelladdormentata ha detto...

Ancora una volta una foto fatta all'Anconella! Sono felice di avere avuto quei momenti insieme!
E anche io ho conosciuto più Brasile ascoltandoti e leggendoti, che andandoci! Anche perchè non ci sono mai stata, ma chissà...

Gio70 ha detto...

Mi spiace per il tuo Babbo Sandruzza.. e mi fa piacere di aver condiviso con te qualche tempo della tua esperienza "quaggiù" :) Baci !!!