Alcides não acontece todos os dias. Alcides non capita tutti i giorni. Questo l'incipit di un articolo che ho ricevuto ieri dall'amica Mônica, dal titolo Recife envergonhado (Recife si vergogna). Mi limito a una rapida traduzione e lascio a voi riflessioni, commenti e considerazioni.
Alcides non capita tutti i giorni. È un simbolo. E non di quelli inventati. Di quelli che fanno sentire orgogliosi, che spingono a ripensare alla vita, alle opportunità, alle cose giuste e a quelle sbagliate. Alcides è una bella storia, di quelle da riempirci un libro intero, che fanno vernir voglia di raccontare tutti i dettagli al tassista, al portinaio, ai colleghi, a tutti.
Abitante del sobborgo popolare Vila Santa Luzia, nel quartiere Torre, e figlio di un'ex-carrettiera, aveva sfiorato la miseria da vicino ma era passato all'esame di ammissione per il corso di Biomedicina dell'Università Federale del Pernambuco. Ed era passato alla grande, piazzandosi al primo posto fra gli studenti provenienti dalle scuole pubbliche (in Brasile, come negli Stati Uniti e in altri paesi delle Americhe, le scuole private sono migliori di quelle pubbliche, riservate alle fasce più povere della popolazione. N.d.T.). Non si dedicava ad altro. Studiava e frequentava il gruppo giovanile della chiesa di Torre. Aveva fatto impazzire dalla felicità sua madre, e anche Vila Santa Luzia. Le altre madri del quartiere avevano trovato qualcuno da additare ai propri figli. "Lo vedi quello? È stato ammesso all'università".
Aveva 22 anni e a settembre prossimo si sarebbe laureato. Avrebbe fatto il master e poi anche il dottorato. Ma abitava a Recife. Ed è bastato a fargli prendere due spari in testa. Era l'una di venerdì e stava studiando. È stato trascinato fuori di casa da due uomini in motocicletta. È morto davanti a sua madre e a tre sorelle.
Stamattina ho incontrato sua madre, donna Maria Luiza. Era ancora vestita di orgoglio, con il camice bianco del figlio. Mancava veramente poco al momento in cui avrebbe potuto dire al mondo di essere la madre di un biomedico. Ma ancor meno a quello in cui dire che non lo era più. Mi ha raccontato tutto il suo dolore. Ha detto che è riuscita ad aggrapparsi agli assassini, ma non c'è stato niente da fare. È riuscita a evitare solo il terzo colpo di pistola. Ma i primi due avevano già interrotto il suo sogno più grande. Maria Luiza è tornata a essere una madre come tante.
Oggi è l'8 febbraio e, solo in quest'anno, 386 madri di Recife piangono la morte di un figlio.
(Il testo originale è di João Valadares .La foto è di Alexandre Gondim/JCimagem)