Ricevo dall'amico Antonio Vermigli della Rete Radié Resch, e volentieri pubblico, questa interessantissima riflessione di Frei Betto (l' autore della traduzione non è indicato) sulla difficoltà della Chiesa Cattolica di rispondere ai segni dei tempi, come invece era auspicato ai tempi del Concilio Vaticano II. Penso che si tratti di una riflessione utile anche a noi, malgrado la nostra situazione sociale, politica, culturale e religiosa sia molto diversa da quella del "giovane" e brillante Brasile. Sono quasi certa che, se la Chiesa Cattolica fosse quella auspicata da Frei Betto, forse anche la polemica fra laici e cattolici nel nostro paese non raggiungerebbe toni tanto aspri. Buona lettura.
Il mercato della fede di Frei Betto*
Come i supermercati, anche le chiese si contendono la clientela. La differenza è che i primi offrono prodotti a basso costo, mentre le seconde promettono conforto della sofferenza, pace spirituale, prosperità e salvezza.
In questa competizione, per ora non c’è confronto. Vi sono, sì, pregiudizi espliciti nei confronti di altre tradizioni religiose, in particolar modo di quelle di radici africane, come il candombé e la macumba, e verso lo spiritismo.
Se non ce ne preoccupiamo adesso, questa demonizzazione di espressioni religiose diverse dalla nostra potrebbe sfociare, in futuro, in atteggiamenti fondamentalisti, come la “sindrome della crociata”, e la convinzione che, in nome di Dio, l’altro vada demoralizzato e distrutto.
Chi si sente maggiormente infastidita dalla nuova geografia della fede, è la Chiesa Cattolica. Chi è stata regina, non perde mai la maestà... Negli ultimi anni, il numero di cattolici in Brasile si è ridotto del 20% (IBGE, 2003). Oggi rappresentiamo il 73,8% della popolazione. E non c’è niente che lasci presagire un recupero in un futuro prossimo.
Pachiderma in una strada a scorrimento veloce, la chiesa cattolica non riesce a rinnovarsi. La struttura piramidale fa sì che tutto giri attorno alle figure di vescovi e preti. Il resto non sono altro che assistenti. Se si esclude il catechismo negli anni dell’infanzia, ai laici non è data alcuna formazione. Mettiamo a confronto il catechismo cattolico e la scuola domenicale delle Chiese protestanti storiche, e vedremo la differenza di qualità.
Bambini e giovani cattolici non hanno, in generale, quasi alcuna formazione biblica e teologica. Per questo non di rado gli adulti mantengono una concezione infantile della fede. I legami con Dio si stringono più per senso di colpa che per rapporto amoroso.
Prendiamo la struttura predominante nella Chiesa Cattolica: la parrocchia. Trovare un prete disponibile alle tre del pomeriggio è quasi un miracolo. Vi sono invece chiese evangeliche dove pastori e operai sono di turno tutta la notte. Non intendo vessare ulteriormente i preti. La questione è un’altra: perché la Chiesa Cattolica ha così pochi pastori? Il motivo è noto a tutti: contrariamente alle altre chiese, quella cattolica richiede ai propri pastori virtù eroiche, quali il celibato. Ed esclude le donne dall’accesso al sacerdozio. Tale clericalismo limita l’irradiazione evangelizzatrice.
La Bibbia stessa fa crollare la giustificazione che così deve continuare perché così dice il Vangelo. L’apostolo principale di Gesù, Pietro, era sposato (Marco 1, 29-31); e il primo apostolo fu una donna, la samaritana (Giovanni 4, 28-29).
Fin quando non si sarà messo un punto finale alla decostruzione del Concilio Vaticano II, realizzato per rinnovare la Chiesa Cattolica, i laici continueranno ad essere fedeli di seconda classe. Molti non hanno vocazione per il celibato, ma ce l’hanno per il sacerdozio, come avviene nelle Chiese anglicana e luterana.
Nonostante Roma insista per rafforzare il clericalismo ed il celibato (a dispetto dei frequenti scandali), chi conosce una parrocchia effervescente? Ne esistono, certo, ma purtroppo sono rare. I templi cattolici rimangono chiusi, di norma, dal lunedì al venerdì (e perché non sfruttare invece i locali per tenervi dei corsi o delle attività comunitarie?), le messe sono noiose, le prediche prive di qualsivoglia contenuto. Dove sono i corsi sulla bibbia, i gruppi di giovani, la formazione rivolta ai laici adulti, o l’esercizio della meditazione, le attività di volontariato?
In quale parrocchia di un quartiere benestante, i poveri si sentono a casa? Lo stesso non può dirsi delle chiese evangeliche, basta entrarvi, anche in una di un quartiere signorile, per toccare con mano quanta gente semplice vi si riunisca. Le Chiese evangeliche, tra l’altro, sanno anche rapportarsi con i mass media, anche con la TV aperta. Se ne può discutere il contenuto della programmazione ed i metodi con cui attrarre fedeli. Conoscono un linguaggio che arriva al popolo, ed è per questo che raggiungono alti livelli di ascolto.
La Chiesa Cattolica cerca di tenergli testa con le sue messe-show, i preti aerobici o cantanti, i movimenti spiritualisti importati dal contesto europeo. È la spettacolarizzazione del sacro, si parla ai sentimenti, all’emozione, e non alla ragione. È il seme caduto sul terreno roccioso (Matteo 13, 20-21).
Non voglio rischiare di essere duro nei confronti della mia stessa Chiesa. Non è vero che non abbia trovato nuovi cammini. Li ha trovate, ad esempio nelle Comunità Ecclesiali di Base, purtroppo non sufficientemente valorizzate da minacciare il clericalismo. E a proposito: le comunità ecclesiali di base terranno il loro dodicesimo incontro interecclesiale dal 21 al 25 luglio di quest’anno, a Porto Velho, nello stato di Roraima. Il tema sarà “Ecologia e Missione”; lo slogan “Dal ventre della Terra, il grido proveniente dall’Amazzonia”. Sono attesi oltre tremila rappresentanti provenienti da tutto il Brasile. Sarebbe bello vedere la partecipazione di papa Benedetto XVI a questo evento così profondamente pentecostale.
In questa competizione, per ora non c’è confronto. Vi sono, sì, pregiudizi espliciti nei confronti di altre tradizioni religiose, in particolar modo di quelle di radici africane, come il candombé e la macumba, e verso lo spiritismo.
Se non ce ne preoccupiamo adesso, questa demonizzazione di espressioni religiose diverse dalla nostra potrebbe sfociare, in futuro, in atteggiamenti fondamentalisti, come la “sindrome della crociata”, e la convinzione che, in nome di Dio, l’altro vada demoralizzato e distrutto.
Chi si sente maggiormente infastidita dalla nuova geografia della fede, è la Chiesa Cattolica. Chi è stata regina, non perde mai la maestà... Negli ultimi anni, il numero di cattolici in Brasile si è ridotto del 20% (IBGE, 2003). Oggi rappresentiamo il 73,8% della popolazione. E non c’è niente che lasci presagire un recupero in un futuro prossimo.
Pachiderma in una strada a scorrimento veloce, la chiesa cattolica non riesce a rinnovarsi. La struttura piramidale fa sì che tutto giri attorno alle figure di vescovi e preti. Il resto non sono altro che assistenti. Se si esclude il catechismo negli anni dell’infanzia, ai laici non è data alcuna formazione. Mettiamo a confronto il catechismo cattolico e la scuola domenicale delle Chiese protestanti storiche, e vedremo la differenza di qualità.
Bambini e giovani cattolici non hanno, in generale, quasi alcuna formazione biblica e teologica. Per questo non di rado gli adulti mantengono una concezione infantile della fede. I legami con Dio si stringono più per senso di colpa che per rapporto amoroso.
Prendiamo la struttura predominante nella Chiesa Cattolica: la parrocchia. Trovare un prete disponibile alle tre del pomeriggio è quasi un miracolo. Vi sono invece chiese evangeliche dove pastori e operai sono di turno tutta la notte. Non intendo vessare ulteriormente i preti. La questione è un’altra: perché la Chiesa Cattolica ha così pochi pastori? Il motivo è noto a tutti: contrariamente alle altre chiese, quella cattolica richiede ai propri pastori virtù eroiche, quali il celibato. Ed esclude le donne dall’accesso al sacerdozio. Tale clericalismo limita l’irradiazione evangelizzatrice.
La Bibbia stessa fa crollare la giustificazione che così deve continuare perché così dice il Vangelo. L’apostolo principale di Gesù, Pietro, era sposato (Marco 1, 29-31); e il primo apostolo fu una donna, la samaritana (Giovanni 4, 28-29).
Fin quando non si sarà messo un punto finale alla decostruzione del Concilio Vaticano II, realizzato per rinnovare la Chiesa Cattolica, i laici continueranno ad essere fedeli di seconda classe. Molti non hanno vocazione per il celibato, ma ce l’hanno per il sacerdozio, come avviene nelle Chiese anglicana e luterana.
Nonostante Roma insista per rafforzare il clericalismo ed il celibato (a dispetto dei frequenti scandali), chi conosce una parrocchia effervescente? Ne esistono, certo, ma purtroppo sono rare. I templi cattolici rimangono chiusi, di norma, dal lunedì al venerdì (e perché non sfruttare invece i locali per tenervi dei corsi o delle attività comunitarie?), le messe sono noiose, le prediche prive di qualsivoglia contenuto. Dove sono i corsi sulla bibbia, i gruppi di giovani, la formazione rivolta ai laici adulti, o l’esercizio della meditazione, le attività di volontariato?
In quale parrocchia di un quartiere benestante, i poveri si sentono a casa? Lo stesso non può dirsi delle chiese evangeliche, basta entrarvi, anche in una di un quartiere signorile, per toccare con mano quanta gente semplice vi si riunisca. Le Chiese evangeliche, tra l’altro, sanno anche rapportarsi con i mass media, anche con la TV aperta. Se ne può discutere il contenuto della programmazione ed i metodi con cui attrarre fedeli. Conoscono un linguaggio che arriva al popolo, ed è per questo che raggiungono alti livelli di ascolto.
La Chiesa Cattolica cerca di tenergli testa con le sue messe-show, i preti aerobici o cantanti, i movimenti spiritualisti importati dal contesto europeo. È la spettacolarizzazione del sacro, si parla ai sentimenti, all’emozione, e non alla ragione. È il seme caduto sul terreno roccioso (Matteo 13, 20-21).
Non voglio rischiare di essere duro nei confronti della mia stessa Chiesa. Non è vero che non abbia trovato nuovi cammini. Li ha trovate, ad esempio nelle Comunità Ecclesiali di Base, purtroppo non sufficientemente valorizzate da minacciare il clericalismo. E a proposito: le comunità ecclesiali di base terranno il loro dodicesimo incontro interecclesiale dal 21 al 25 luglio di quest’anno, a Porto Velho, nello stato di Roraima. Il tema sarà “Ecologia e Missione”; lo slogan “Dal ventre della Terra, il grido proveniente dall’Amazzonia”. Sono attesi oltre tremila rappresentanti provenienti da tutto il Brasile. Sarebbe bello vedere la partecipazione di papa Benedetto XVI a questo evento così profondamente pentecostale.
* Frei Betto (classe 1944, al secolo Carlos Alberto Libânio Christo), è un teologo domenicano. Ha scritto più di 50 libri con cui ha vinto prestigiosi premi letterari. Nel 1969, durante il periodo più repressivo della dittatura militare brasiliana, a causa del suo impegno a favore della libertà e della democrazia fu arrestato e torturato. Nei primi anni del governo Lula (2002-2004) è stato consulente personale del Presidente della Repubblica, con delega al programma di lotta alla fame e alla miseria "Fome Zero" (Fame Zero).
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