Nuovo corso di portoghese da marzo all'ARCI Benassi di Bologna, ancora pochi posti disponibili.
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29 gennaio 2009
28 gennaio 2009
Caso Battisti: una questione di sovranità nazionale

Torno brevemente sul caso Battisti per esprimere un parere generale sulla vicenda, senza entrare nel merito dei delitti commessi dal terrorista italiano.
A questo punto, infatti, la questione non è più legata al fatto che sia "giusto" o "sbagliato" concedergli lo status di rifugiato politico, bensì al fatto che il Brasile ha preso in autonomia una decisione sulla quale non intende tornare. Diventa quindi una faccenda di sovranità nazionale.
Nel 2000 l'ex-banchiere Salvatore Cacciola, condannato in Brasile in seguito al fallimento della sua banca, la Makra, fuggì in Italia. In quella circostanza, il nostro paese non concesse l'estradizione.
Cocciola è stato arrestato nel 2007 solo perché si era recato a Montecarlo e l'Interpol, che lo teneva d'occhio, lo ha catturato. Il Principe Alberto ne ha autorizzato l'estradizione nello scorso mese di luglio e ora l'ex-bancarottiere si trova in carcere nel suo paese.
La vicenda Battisti puzza molto di questione di principio. E' chiaro che il Brasile non ha il peso politico ed economico degli USA, a cui permettiamo senza poi lamentarci troppo di lasciare impuniti, tanto per fare un esempio noto, i responsabili della strage del Cermis.
Un paese come il Brasile, a livello di equilibri internazionali, tende a essere sempre in una posizione sfavorevole nei confronti dei paesi del Nord del mondo. Ecco un caso ne
l quale, invece, può permettersi di difendere il proprio orgoglio e la propria sovranità nazionale e non cedere nemmeno di fronte a uno dei 7 paesi economicamente più importanti del mondo.
Va detta un'altra cosa: l'asilo politico non è stato concesso perché Battisti corre il rischio di essere torturato, come hanno detto alcuni ministri italiani. Il motivo addotto dal Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, è stato che secondo i documenti prodotti dai legali di Battisti , per motivi politici quest'ultimo non avrebbe avuto un processo equo.
Nel 2000 l'ex-banchiere Salvatore Cacciola, condannato in Brasile in seguito al fallimento della sua banca, la Makra, fuggì in Italia. In quella circostanza, il nostro paese non concesse l'estradizione.
Cocciola è stato arrestato nel 2007 solo perché si era recato a Montecarlo e l'Interpol, che lo teneva d'occhio, lo ha catturato. Il Principe Alberto ne ha autorizzato l'estradizione nello scorso mese di luglio e ora l'ex-bancarottiere si trova in carcere nel suo paese.
La vicenda Battisti puzza molto di questione di principio. E' chiaro che il Brasile non ha il peso politico ed economico degli USA, a cui permettiamo senza poi lamentarci troppo di lasciare impuniti, tanto per fare un esempio noto, i responsabili della strage del Cermis.
Un paese come il Brasile, a livello di equilibri internazionali, tende a essere sempre in una posizione sfavorevole nei confronti dei paesi del Nord del mondo. Ecco un caso ne

Va detta un'altra cosa: l'asilo politico non è stato concesso perché Battisti corre il rischio di essere torturato, come hanno detto alcuni ministri italiani. Il motivo addotto dal Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, è stato che secondo i documenti prodotti dai legali di Battisti , per motivi politici quest'ultimo non avrebbe avuto un processo equo.
Sul ritiro dell'ambasciatore dico solo che la trovo una misura ridicola. Il fatto che Lula non abbia nemmeno risposto la dice lunga. Prevedo che fra qualche tempo, una volta abbassata la polvere su questa vicenda, il nostro ambasciatore rientrerà a Brasilia zitto zitto quatto quatto.
D'altra parte, la partita di calcio amichevole fra Italia e Brasile che si svolgerà a Londra il prossimo 10 febbraio non è stata cancellata...
D'altra parte, la partita di calcio amichevole fra Italia e Brasile che si svolgerà a Londra il prossimo 10 febbraio non è stata cancellata...
20 gennaio 2009
Salario Minimo

Il Salario Minimo, in vigore in Brasile nel 1940, viene fissato dal governo con aggiustamenti periodici. Fino a che l'inflazione veleggiava su valori del 30-50% al mese (al mese, avete capito bene), la correzione veniva fatta con cadenza trimestrale. Dal 1994, anno di istituzione della nuova moneta il Real, il valore del Salario Minimo viene corretto tutti gli anni.
Secondo la costituzione del 1988, questo valore deve essere tale da "rispondere alle necessità vitali del lavoratore e della sua famiglia quanto ad abitazione, alimentazione, educazione, salute, tempo libero, abbigliamento, igiene, trasporti e previdenza sociale".
Ieri il presidente Lula, durante un incontro con i rappresentanti di sei confederazioni sindacali, ha confermato che, nonostante i tagli al bilancio, il valore del S.M. sarà corretto a partire da aprile a 472 R$ al mese, corrispondenti al cambio attuale a circa 157 euro. Il valore attuale è di 415 R$ (138 euro).
Secondo la costituzione del 1988, questo valore deve essere tale da "rispondere alle necessità vitali del lavoratore e della sua famiglia quanto ad abitazione, alimentazione, educazione, salute, tempo libero, abbigliamento, igiene, trasporti e previdenza sociale".
Ieri il presidente Lula, durante un incontro con i rappresentanti di sei confederazioni sindacali, ha confermato che, nonostante i tagli al bilancio, il valore del S.M. sarà corretto a partire da aprile a 472 R$ al mese, corrispondenti al cambio attuale a circa 157 euro. Il valore attuale è di 415 R$ (138 euro).
Pare che le disparità nella distribuzione del reddito in Brasile si stiano lentamente riducendo, ma siamo ancora lontani dal raggiungimento di criteri di equità. Per quanto il costo di vita nel paese sia inferiore all'Italia, posso garantire che il dettame costituzionale relativo alle "necessità vitali del lavoratore e della sua famiglia" non può essere rispettato con valori di S.M. ancora così bassi. D'altra parte, su questo valore è modulato tutto il sistema pensionistico e un suo aumento incide pesantemente sul bilancio pubblico.
15 gennaio 2009
Il caso Battisti: polemiche anche in Brasile

Dopo quasi due mesi, il blog riapre con il caso Battisti.
Pare che la decisione del Brasile di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista pluriomicida Cesare Battisti sia stata presa dal Ministero della Giustizia in aperta opposizione a un parere del Ministero degli Esteri e del Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati). Il Conare, infatti, aveva espresso parere negativo alla richiesta di asilo presentata dai legali di Battisti nel novembre scorso.
Pare che la decisione del Brasile di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista pluriomicida Cesare Battisti sia stata presa dal Ministero della Giustizia in aperta opposizione a un parere del Ministero degli Esteri e del Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati). Il Conare, infatti, aveva espresso parere negativo alla richiesta di asilo presentata dai legali di Battisti nel novembre scorso.
Luiz Eduardo Greenhalgh, l' avvocato di Battisti, ha perciò presentato ricorso al ministro della giustizia. Il Ministero degli Esteri ha tuttavia espresso nuovamente il proprio parere negativo, motivandolo con il contrasto fra la concessione dell'asilo politico e lo status di condannato all'ergastolo per omicidio, incompatibili secondo gli accordi internazionali di lotta al terrorismo sottoscritti dal Brasile.
Nel novembre scorso, durante la visita a Roma di Lula, le autorità italiane avevano sollecitato al presidente l'estradizione di Battisti. Eppure il ministro della Giustizia sostiene che, prima di firmare il documento di asilo, Lula avrebbe dato il proprio assenso.Il ministro Tarso Genro avrebbe accolto gli argomenti secondo cui l'italiano sarebbe stato condannato ingiustamente, in quanto impedito a esercitare pienamente il proprio diritto alla difesa nel nostro paese. La valutazione del processo da parte del ministero della Giustizia brasiliano confermerebbe questa ipotesi, e cioè che lo stato italiano non ha garantito il diritto di Battisti ad avere una difesa adeguata. Per motivi politici, evidentemente.
Dopo la convocazione nei giorni scorsi dell'ambasciatore brasiliano a Roma, il governo italiano dovrebbe inoltrare ora una richiesta ufficiale all'esecutivo di Brasilia affinché Lula riveda la decisione del suo ministro e revochi lo status di rifugiato a Battisti.
Se invece la concessione dell'asilo politico sarà confermata, avrà effetto immediato sulla richiesta di estradizione ancora aperta presso il Supremo Tribunale Federale, in quanto un cittadino accolto come rifugiato politico non può essere estradato.
Insomma, le polemiche non sono ancora finite, né a Roma né a Brasilia.
A rileggerci.
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22 novembre 2008
Scusate
Il blog è in standby fino a data da destinarsi.
Scusate.
Scusate.
31 ottobre 2008
Aiuti alimentari e commenti elettorali
Leggo sul sito dell'agenzia di stampa Misna (www.misna.org):
Mentre si ripetono, inascoltati, gli appelli delle agenzie umanitarie per i paesi dei Caraibi colpiti dal passaggio dei recenti uragani, il Brasile ha autorizzato il ministero dell’Agricoltura all’invio urgente di aiuti alimentari a Haiti, Honduras, Cuba e Jamaica. Sono 45.000 le tonnelate di riso e 2000 quelle di latte in polvere, oltre a mezza tonnellata di sementi di ortaggi – provenienti dalle riserve statali di derrate alimentari - pronte a partire con voli umanitari: le prime 500 tonnellate di alimenti sono destinate a Cuba, dove il presidente Luiz Ignácio Lula da Silva è atteso oggi per un viaggio ufficiale “la cui principale finalità sarà portare al governo e al popolo cubano la solidarietà brasiliana” come riferito da un comunicato del ministero degli Esteri di Brasilia. Lula sarà accompagnato dal ministro delle Miniere e dell’Energia, Edison Lobao, e dal presidente della compagnia petrolifera statale ‘Petrobras’, Sergio Gabrielli, per firmare un accordo di prospezione con la società cubana ‘Cupet’ (Cuba Petróleo); nella stessa occasione sarà inagurato all’Avana un ufficio dell’Agenzia brasiliana per la promozione delle esportazioni e degli investimenti (Apex).
Da "paese povero" a "paese che invia aiuti umanitari". Non male.
Non che tutto vada improvvisamente bene, intendiamoci, c'è ancora molta gente che ha fame nelle periferie urbane e nelle campagne brasiliane. Ma sono piccoli segni di una situazione che avanza.
Avrei voluto scrivere anche qualcosa sulle recenti elezioni amministrative che hanno visto il PT sconfitto in alcune importanti città del paese come São Paulo, Porto Alegre e Salvador, ma sono rimasta un po' indietro con gli aggiornamenti della stampa brasiliana. Dico due parole solo sulla situazione particolarmente grave del sindaco eletto di Recife, João da Costa del PT. È stato infatti denunciato e condannato in prima istanza per indebito utilizzo della macchina pubblica a fini elettorali (invio di email ai dipendenti del comune, al fine di sostenere la propria candidatura). La condanna prevede la sua ineleggibilità per tre anni, oltre naturalmente all'annullamento dei voti ricevuti. Il PT ha fatto ricorso e la sentenza definitiva sarà emessa entro il 19 dicembre, data della consegna agli eletti dei "diplomi" che sanciscono definitivamente la carica e permettono di procedere al regolare insediamento il 1º gennaio prossimo.
Insomma, il PT non sta navigando in buone acque, ma a quanto pare non si sta nemmeno comportando in modo tanto trasparente... aspettiamo la sentenza definitiva, vi terrò informati.
Non che tutto vada improvvisamente bene, intendiamoci, c'è ancora molta gente che ha fame nelle periferie urbane e nelle campagne brasiliane. Ma sono piccoli segni di una situazione che avanza.
Avrei voluto scrivere anche qualcosa sulle recenti elezioni amministrative che hanno visto il PT sconfitto in alcune importanti città del paese come São Paulo, Porto Alegre e Salvador, ma sono rimasta un po' indietro con gli aggiornamenti della stampa brasiliana. Dico due parole solo sulla situazione particolarmente grave del sindaco eletto di Recife, João da Costa del PT. È stato infatti denunciato e condannato in prima istanza per indebito utilizzo della macchina pubblica a fini elettorali (invio di email ai dipendenti del comune, al fine di sostenere la propria candidatura). La condanna prevede la sua ineleggibilità per tre anni, oltre naturalmente all'annullamento dei voti ricevuti. Il PT ha fatto ricorso e la sentenza definitiva sarà emessa entro il 19 dicembre, data della consegna agli eletti dei "diplomi" che sanciscono definitivamente la carica e permettono di procedere al regolare insediamento il 1º gennaio prossimo.
Insomma, il PT non sta navigando in buone acque, ma a quanto pare non si sta nemmeno comportando in modo tanto trasparente... aspettiamo la sentenza definitiva, vi terrò informati.
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11 ottobre 2008
I rapporti con la mia famiglia - Quando ero laggiù (3)

Ancora sull'onda della commozione per la scomparsa di mio padre avvenuta il 3 ottobre scorso, vorrei uscire un po' dallo specifico dell'esperienza in Brasile e parlarvi di come, in quel periodo, ho mantenuto i rapporti con la mia famiglia.
È una domanda che mi sento fare spesso: "ma i tuoi genitori come hanno reagito alla tua decisione di partire?". Ricordo ancora il sabato pomeriggio in cui diedi l'annuncio che sarei partita. Era dicembre 1990, subito dopo pranzo. Mia madre si mise a piangere e disse che le avevo appena dato "una mattonata in testa"; mio padre invece si congratulò... ma andò in salotto a prendere un goccio di qualcosa di forte!
Presi la decisione che, una volta partita, avremmo dovuto creare delle routine di comunicazione, per evitare il rischio di telefonate a ogni ora del giorno e della notte (nel primo anno e mezzo non avevo nemmeno il telefono e mi servivo di quello della casa parrocchiale). Così, ci sentivamo un lunedì sì e uno no, alle sei o alle sette di sera ora del Brasile (le 23 italiane, a seconda della presenza o meno dell'ora legale); poi ci scrivevamo tante lettere, molte delle quali sono ora raccolte in una capiente cartellina (e magari ve ne copierò qualche brano, un giorno di questi). A un certo punto anche io mi sono data una disciplina: scrivere ogni 15 giorni, a prescindere dall'aver ricevuto o meno una lettera da loro.
Negli anni seguenti, con l'avvento delle schede telefoniche estere e quindi il crollo dei prezzi delle chiamate intercontinentali, sono aumentate le telefonate e diminuite le lettere. Internet ha fatto il resto.
I miei genitori non mi sono mai venuti a trovare mentre ero in Brasile; lo avrei desiderato tanto ma mio padre, che nel 1987 aveva avuto un infarto, era terrorizzato all'idea che gli potesse succedere qualcosa mentre era laggiù. Mia madre non ha mai voluto venire da sola, malgrado i miei reiterati inviti.
Mio fratello viveva fuori di casa già da parecchio tempo quando sono partita e non è mai stato particolarmente coinvolto, a parte compleanni e feste comandate.
Tutto sommato, comunque, credo che siano stati tutti abbastanza orgogliosi di quello che ero andata a fare. Per me la cosa più difficile è stata affrontare i momenti in cui ero lontana e i miei genitori stavano male (non era sempre possibile mollare tutto e volare qui), in particolare nel periodo a cavallo fra il 2000 e il 2001 in cui mio padre è passato per una serie di problemi anche serissimi (cito, fra gli altri, l'asportazione di un rene e un secondo, drammatico infarto).
L'avanzare dell'età e la precarietà delle loro condizioni è stata una delle concause che mi hanno fatto decidere il rientro nel 2003.
Ma di questo parlerò un'altra volta...
È una domanda che mi sento fare spesso: "ma i tuoi genitori come hanno reagito alla tua decisione di partire?". Ricordo ancora il sabato pomeriggio in cui diedi l'annuncio che sarei partita. Era dicembre 1990, subito dopo pranzo. Mia madre si mise a piangere e disse che le avevo appena dato "una mattonata in testa"; mio padre invece si congratulò... ma andò in salotto a prendere un goccio di qualcosa di forte!
Presi la decisione che, una volta partita, avremmo dovuto creare delle routine di comunicazione, per evitare il rischio di telefonate a ogni ora del giorno e della notte (nel primo anno e mezzo non avevo nemmeno il telefono e mi servivo di quello della casa parrocchiale). Così, ci sentivamo un lunedì sì e uno no, alle sei o alle sette di sera ora del Brasile (le 23 italiane, a seconda della presenza o meno dell'ora legale); poi ci scrivevamo tante lettere, molte delle quali sono ora raccolte in una capiente cartellina (e magari ve ne copierò qualche brano, un giorno di questi). A un certo punto anche io mi sono data una disciplina: scrivere ogni 15 giorni, a prescindere dall'aver ricevuto o meno una lettera da loro.
Negli anni seguenti, con l'avvento delle schede telefoniche estere e quindi il crollo dei prezzi delle chiamate intercontinentali, sono aumentate le telefonate e diminuite le lettere. Internet ha fatto il resto.
I miei genitori non mi sono mai venuti a trovare mentre ero in Brasile; lo avrei desiderato tanto ma mio padre, che nel 1987 aveva avuto un infarto, era terrorizzato all'idea che gli potesse succedere qualcosa mentre era laggiù. Mia madre non ha mai voluto venire da sola, malgrado i miei reiterati inviti.
Mio fratello viveva fuori di casa già da parecchio tempo quando sono partita e non è mai stato particolarmente coinvolto, a parte compleanni e feste comandate.
Tutto sommato, comunque, credo che siano stati tutti abbastanza orgogliosi di quello che ero andata a fare. Per me la cosa più difficile è stata affrontare i momenti in cui ero lontana e i miei genitori stavano male (non era sempre possibile mollare tutto e volare qui), in particolare nel periodo a cavallo fra il 2000 e il 2001 in cui mio padre è passato per una serie di problemi anche serissimi (cito, fra gli altri, l'asportazione di un rene e un secondo, drammatico infarto).
L'avanzare dell'età e la precarietà delle loro condizioni è stata una delle concause che mi hanno fatto decidere il rientro nel 2003.
Ma di questo parlerò un'altra volta...
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