08 settembre 2007

Rinazionalizzazione della Vale do Rio Doce

La Companhia Vale do Rio Doce, che opera nel campo minerario ed energetico, era stata privatizzata nel 1997 dal primo governo di Fernando Henrique Cardoso.
Oggi è in corso un vasto movimento popolare che ne chiede la rinazionalizzazione (reestatização).
La Vale era un'impresa in attivo che, secondo i difensori della rinazionalizzazione, 10 anni fa fu di fatto svenduta, privando il paese di una significativa fonte di entrate.
Il valore d'acquisto dell'impresa statale, infatti, è stato pari a 3,4 miliardi di reais (pari, al cambio attuale, a circa 1 miliardo e mezzo di euro), mentre il solo valore del patrimonio liquido dell'impresa avrebbe ammontato a 40 miliardi di reais.
Ufficialmente la gara è stata vinta dalla banca Bradesco, ma fonti attendibili sostengono che dietro all'operazione di acquisto si nascondano alcuni colossi finanziari statunitensi fra cui la Nation Bank.
In questi giorni i movimenti popolari stanno raccogliendo le firme per un plebiscito (referendum) che annulli l'asta e restituisca allo stato il patrimonio e la gestione della Compagnia. Lula sostiene che la rinazionalizzazione della Vale "non è una priorità del governo", ma il congresso nazionale del PT svoltosi nello scorso fine settimana a S. Paolo ha dato pieno appoggio all'iniziativa.
Numerose anche le opinioni contrarie alla rinazionalizzazione della Compagnia, soprattutto da parte di chi sostiene che le imprese statali sono la culla della corruzione e dei clientelismi.
Ovviamente la questione non è riducibile a mere considerazioni di tipo ideologico: ci sono questioni economiche non indifferenti in ballo. La Vale è e rimane la principale impresa mineraria del Brasile. Se viene gestita da mani straniere, quale sarà il prezzo di vendita dei prodotti estratti, quello utile al Brasile o quello funzionale agli acquirenti esteri?
È il solito, annoso problema dei prezzi delle materie prime decisi dai compratori, quando i venditori sono i paesi emergenti o in paesi poveri (succede a loro quello che succede a noi traduttori: il prezzo lo fa chi acquista e non chi vende. Vorrei vedere noi andare dal salumiere e dirgli che il prosciutto lo vogliamo pagare 8 euro al chilo...).
Diciamo allora che, a livello puramente teorico, poco importa se la Vale è pubblica o privata, a condizione che il prezzo dei minerali lo decida il Brasile. Ma a livello pratico, va da sé che questa operazione sarebbe più facile se la Companhia fosse in mani brasiliane anziché in mani statunitensi...

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