La Companhia Vale do Rio Doce, che opera nel campo minerario ed energetico, era stata privatizzata nel 1997 dal primo governo di Fernando Henrique Cardoso.
Oggi è in corso un vasto movimento popolare che ne chiede la rinazionalizzazione (reestatização).
La Vale era un'impresa in attivo che, secondo i difensori della rinazionalizzazione, 10 anni fa fu di fatto svenduta, privando il paese di una significativa fonte di entrate.
Il valore d'acquisto dell'impresa statale, infatti, è stato pari a 3,4 miliardi di reais (pari, al cambio attuale, a circa 1 miliardo e mezzo di euro), mentre il solo valore del patrimonio liquido dell'impresa avrebbe ammontato a 40 miliardi di reais.
Ufficialmente la gara è stata vinta dalla banca Bradesco, ma fonti attendibili sostengono che dietro all'operazione di acquisto si nascondano alcuni colossi finanziari statunitensi fra cui la Nation Bank.
In questi giorni i movimenti popolari stanno raccogliendo le firme per un plebiscito (referendum) che annulli l'asta e restituisca allo stato il patrimonio e la gestione della Compagnia. Lula sostiene che la rinazionalizzazione della Vale "non è una priorità del governo", ma il congresso nazionale del PT svoltosi nello scorso fine settimana a S. Paolo ha dato pieno appoggio all'iniziativa.
Numerose anche le opinioni contrarie alla rinazionalizzazione della Compagnia, soprattutto da parte di chi sostiene che le imprese statali sono la culla della corruzione e dei clientelismi.
Ovviamente la questione non è riducibile a mere considerazioni di tipo ideologico: ci sono questioni economiche non indifferenti in ballo. La Vale è e rimane la principale impresa mineraria del Brasile. Se viene gestita da mani straniere, quale sarà il prezzo di vendita dei prodotti estratti, quello utile al Brasile o quello funzionale agli acquirenti esteri?
È il solito, annoso problema dei prezzi delle materie prime decisi dai compratori, quando i venditori sono i paesi emergenti o in paesi poveri (succede a loro quello che succede a noi traduttori: il prezzo lo fa chi acquista e non chi vende. Vorrei vedere noi andare dal salumiere e dirgli che il prosciutto lo vogliamo pagare 8 euro al chilo...).
Diciamo allora che, a livello puramente teorico, poco importa se la Vale è pubblica o privata, a condizione che il prezzo dei minerali lo decida il Brasile. Ma a livello pratico, va da sé che questa operazione sarebbe più facile se la Companhia fosse in mani brasiliane anziché in mani statunitensi...
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