02 gennaio 2007

Anno nuovo, presidente vecchio

Come da tradizione, ieri si sono insediati al potere i nuovi governatori degli stati e il presidente della Repubblica Federativa del Brasile.
Discorso molto moderato, quello di Lula, perfettamente in linea con le dichiarazioni di poche settimane fa, quando disse che una persona che abbia più di 60 anni e sia di sinistra deve avere qualche problema...
È fuori discussione che questo spostamento al centro abbia deluso più di un militante, ma è altrettanto vero che il Brasile non poteva diventare una nuova Cuba. In questa sua nuova veste di moderato, Lula desidera assomigliare più al collega argentino Kirchner che al Venezuelano Chavez, malgrado quest'ultimo sia suo amico. Ma qui sono in ballo la reputazione internazionale, l'appoggio dell'Unione Europea e quello degli Stati Uniti.
La mia impressione è che il vecchio "sapo barbudo" (rospo barbuto), come veniva sprezzantemente apostrofato ai tempi della sua prima candidatura nel 1989, sia diventato più realista del re e abbia capito che la politica - quella vera, quella del potere - è soprattutto compromesso e negoziazione.
I risultati del suo primo quadriennio sono contraddittori, ma non si può negare che le condizioni medie di vita della popolazione siano nel complesso migliorate. Piccoli interventi nella linea dell'assistenzialismo, come la borsa-famiglia (che ha sostituito l'iniziale borsa-scuola rivolta ai bambini di età compresa fra 7 e 14 anni), hanno contribuito a migliorare la situazione di milioni di famiglie a bassissimo reddito.
Non possiamo dimenticare che il 49% lavoratori brasiliani guadagna da 1/2 a 2 salari minimi (1 s.m. = 350,00 R$ pari, al cambio attuale, a circa 125 euro), mentre il 10,1% guadagna meno di 1/2 salario minimo al mese.
Un governo popolare e non populista: questa è stata la promessa di Lula, insieme alla garanzia che in questo quadriennio porterà a compimento le promesse di 4 anni fa, soprattutto per quello che riguarda il rilancio dello sviluppo nazionale e la tanto martoriata riforma agraria.
La popolazione gli ha rinnovato la propria fiducia attribuendogli quasi 59 milioni di voti, e il popolo è sovrano.
Non ci resta che stare a vedere se questa fiducia sarà ben riposta.

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